Lei ribolliva d’amore e di vendetta. Scoperto ora negli archivi un oscuro delitto medievale: il prete bello ucciso da una conturbante nobildonna. Il movente? Erano stati insieme? Cosa accadde? Come è stato risolto il mistero?

Cold case. Caso risolto. Un nuovo studio del criminologo Manuel Eisner fa in questi giorni luce su un omicidio del 1337. Perché non bloccare la rabbia della gelosia? Perché non si riesce a dimenticare e andare oltre? Possiamo imparare qualcosa da questa vicenda?
La vittima, un sacerdote, fu sgozzata in pubblico su ordine di una potente aristocratica inglese. Gelosia, corpo, sogno, amore, fortuna, denaro, eros, brividi. Ecco la storia scoperta ora in Gran Bretagna.

Collage di Stile arte a partire dalle fotografie di Sarah Marie Jones II e di 8thstar

Una scoperta macabra che riaccende le luci sulla Londra del Trecento

Un’indagine del professor Manuel Eisner di Cambridge riscrive un caso irrisolto

Il caldo vento del desiderio e la bruciante umiliazione sociale hanno lasciato, sette secoli fa, una scia di sangue tra i vicoli affollati di Londra. Oggi, quella scia torna a essere evidente sotto la lente dell’analisi storica e criminologica, grazie a una ricerca affascinante e inquietante condotta da Manuel Eisner, professore di criminologia all’Università di Cambridge. Il progetto si chiama Medieval Murder Maps, e l’obiettivo è ambizioso: mappare e interpretare gli omicidi avvenuti tra le mura delle città inglesi del XIV secolo – Londra, Oxford, York – in cerca di pattern, moventi, logiche sociali e retaggi di potere.

Tra le centinaia di omicidi raccolti negli archivi, uno in particolare emerge con forza narrativa e simbolica: l’assassinio, nel cuore di Londra, del prete John Forde. Una morte pianificata nei dettagli, orchestrata – secondo quanto rivelano lettere arcivescovili e atti giudiziari – da una nobildonna disonorata e colma di furia: Ela Fitzpayne.


Il 3 maggio 1337: sangue a Westcheap

Un’esecuzione rituale sotto gli occhi della città

È il 3 maggio 1337. La folla si raccoglie nei pressi della cattedrale di San Paolo, nell’area mercatale di Westcheap, cuore pulsante e violento della Londra medievale. John Forde, ecclesiastico un tempo rettore a Okeford Fitzpaine, viene avvicinato con fare amichevole da un altro prete, Hasculph Neville. Le parole sono una trappola. Quattro uomini, nascosti tra la calca, lo assalgono.

Il colpo fatale arriva dalla lama di Hugh Lovell, fratello della nobildonna Ela Fitzpayne: un pugnale lungo trenta centimetri gli squarcia la gola. Altri due aggressori – Hugh Colne e John Strong, servi della famiglia Fitzpayne – affondano le loro armi nel ventre della vittima. Il sacerdote crolla, sfigurato, nella polvere.


Amore, potere, vergogna: le forze oscure dietro l’assassinio

Un rapporto proibito e l’ossessione per l’onore perduto

Le motivazioni dietro il delitto sono personali e simboliche. Era un tormento, un’ossessione. Chi, dall’interno dell’anima, trasformava la decisione di non vedersi più, di non incontrarsi, in un desiderio opposto? E perchè nonostante entrambi dicessero “io non voglio incontrarlo” poi le azioni portavano, in un inganno di stessi a trovare il modo che si rivelasse quasi casuale intrecciare le strade. E l’amore poi; la vampa; l’incapacità di restare uno senza l’altro, le promesse. Forde aveva avuto una relazione con Ela Fitzpayne, un’unione tanto clandestina quanto esplosiva. Nel 1332, una lettera dell’arcivescovo Simon Mepham condannava Ela per “relazioni adultere”, ordinandole una penitenza pubblica umiliante: camminare scalza attraverso la navata della cattedrale di Salisbury, con una candela accesa tra le mani.

Ela rifiutò di sottomettersi. Si nascose, resistette. La relazione con Forde si interruppe, forse per paura, forse per un sospetto: che fosse stato proprio lui a denunciare le sue condotte all’autorità ecclesiastica proprio per essere salvato da quel peccato. Umiliata, sola e furente, Ela – secondo quanto emerge da documenti processuali e confessioni indirette – avrebbe deciso di lavare l’onta nel sangue. Forse la nobildonna alimentò la propria rabbia proiettando secene di gelosia, nei propri occhi.


Un crimine annunciato: atti d’accusa, furti e ribellioni

Ela, Forde e un assalto al priorato

Il legame tra Ela Fitzpayne, il marito Sir Robert Fitzpayne e il sacerdote Forde non era nuovo alle cronache giudiziarie. Era un triangolo davvero strano, di amicizia e, forse di intrecciate frequentazioni. In un documento del 1322, i tre erano risultati coinvolti in un’incursione armata contro un priorato benedettino affiliato a un’abbazia francese. Bestiame sottratto, beni ecclesiastici distrutti: una sfida aperta al potere monastico e un gesto dal sapore politico, in un’Inghilterra già tesa nei confronti della Francia. Dovevano essere gesti considerati eccitanti, in uno dei tanti periodi di libertinaggio – Boccaccio era di quegli anni – in cui con truffe ed eros si metteva sotto attacco l’ordine precostituito.

L’omicidio di Forde, dunque, non è un semplice fatto di cronaca nera. È un episodio emblematico, in cui si incrociano le dinamiche della vendetta privata, le guerre tra famiglie, l’autorità ecclesiastica e la violenza urbana. “Una dimostrazione di forza brutale, orchestrata da una figura dell’aristocrazia”, sottolinea Eisner, “che ricorda le esecuzioni pubbliche nei regimi autoritari contemporanei”.

I Fitzpayne

Una famiglia di frontiera, tra guerre, potere e scandali

I Fitzpayne erano una nobile casata anglonormanna attiva soprattutto tra XIII e XIV secolo, con possedimenti nel Dorset e nel Somerset, nell’Inghilterra sud-occidentale. La famiglia appare nei documenti sin dalla metà del Duecento e fu coinvolta in numerosi episodi di ribellione armata, giochi di potere ecclesiastico e manovre ai margini della legalità.

Sir Robert Fitzpayne, il marito di Ela – la presunta mandante dell’omicidio del prete John Forde – fu cavaliere e barone di un certo rilievo durante il regno di Edoardo II. Partecipò ad azioni militari e a controversie che coinvolsero beni ecclesiastici, come l’incursione nel priorato benedettino menzionata nell’articolo. Il cognome stesso – “Fitz”, dal normanno fils, “figlio di” – indica l’origine genealogica: i Fitzpayne discendono da un certo Paganus (o Payn), probabile cavaliere normanno arrivato in Inghilterra dopo la conquista del 1066.

Nel corso dei decenni, i Fitzpayne, a quei tempi, si costruirono una fama ambigua: da una parte coinvolti nella difesa delle terre inglesi e nella politica del regno; dall’altra legati a donne ribelli, faide locali e conflitti con le gerarchie ecclesiastiche. La figura di Ela, con la sua disobbedienza aperta all’arcivescovo, le relazioni scandalose e infine il presunto omicidio commissionato, incarna perfettamente questo equilibrio precario tra privilegio e trasgressione.


Dove si uccideva nel Medioevo?

I dati del progetto rivelano gli spazi della violenza

Le Medieval Murder Maps permettono di visualizzare la geografia della morte urbana. Le aree più dense e centrali – mercati, piazze delle chiese – risultano i luoghi preferiti per compiere omicidi, soprattutto nei fine settimana e nelle ore serali. La violenza non si concentra nei quartieri poveri, ma si diffonde là dove pulsa la vita cittadina, dove si scontrano corporazioni, apprendisti, fazioni.

L’omicidio di Forde, avvenuto a Westcheap, rientra perfettamente in questo modello. Non è nascosto, né marginale. È uno spettacolo, una punizione esemplare, un messaggio. Eisner sottolinea il legame tra umiliazione pubblica e desiderio di vendetta: “L’umiliazione genera rabbia e vergogna, e queste emozioni si trasformano rapidamente in violenza”.


Giustizia per pochi: una società che protegge i potenti

Solo uno dei carnefici fu processato

L’epilogo giudiziario del caso è amaro. Solo Hugh Colne, uno degli esecutori materiali, fu incriminato nel 1342, ben cinque anni dopo l’assassinio. Gli altri colpevoli, nonostante le prove e i nomi noti, non vennero mai condannati. Il motivo? Un sistema giudiziario permeabile alla classe e ai legami sociali. “La giuria chiuse un occhio”, denuncia Eisner, “perché il potere contava più della giustizia”.


Un tesoro di dati storici e indizi criminali

Il progetto di Cambridge che riporta in vita le cronache dimenticate

Il progetto Medieval Murder Maps, condotto da Eisner con Sarah E. Brown e altri studiosi, ha aperto una nuova finestra sulla violenza sociale nel Medioevo. Grazie all’incrocio tra fonti ecclesiastiche, atti del coroner, lettere private e geolocalizzazione, è possibile ricostruire non solo il dove e il come degli omicidi, ma soprattutto il perché.

Questo caso – brutale, intenso, ricco di echi contemporanei – ci restituisce un Medioevo vivido, affollato di passioni, desideri, strategie e potere. E ci invita a riflettere su come la vendetta, l’amore e l’onore continuino a muovere gli esseri umani attraverso i secoli.


Fonti principali:
Eisner, M., Brown, S.E., Eisner, N. et al. (2025). Dinamiche spaziali dell’omicidio nelle città medievali inglesi: il progetto Medieval Murder Map. Crim Law Forum. doi:10.1007/s10609-025-09512-7
Università di Cambridge – Medieval Murder Maps
Wellcome Collection – CC-BY-4.0

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa