Un’opera cruciale nella storia dell’arte contemporanea italiana — il primo dipinto conosciuto di Alberto Burri, intitolato Texas — sarà battuta all’asta il 2 luglio a Milano, nella prestigiosa sede Finarte di via dei Bossi 2. Un’opera intensa e decisiva, realizzata in un contesto straordinario: durante l’internamento nel campo di prigionia di Hereford, in Texas, nel 1945. Fu lì, tra i recinti del campo e le ferite della guerra, che Burri — medico dell’esercito italiano fatto prigioniero dagli Alleati — prese per la prima volta in mano i pennelli, trasformando il dolore e l’attesa in energia creativa.
«Dipingevo tutto il giorno, era un modo per non pensare a tutto quello che mi stava intorno e alla guerra. Non feci altro che dipingere fino alla liberazione. E in questi anni capii che io dovevo fare il pittore», raccontò l’artista in una celebre intervista del 1994.

Il dipinto Texas, che rappresenta dunque il punto di origine della vicenda pittorica di Burri, sarà presentato per la prima volta sul mercato con una stima di 600-800 mila euro. Un’occasione unica per i collezionisti e un evento di grande rilevanza per gli storici dell’arte, perché ci mette davanti al momento esatto in cui Burri abbandona la medicina e nasce pittore.
Da medico a prigioniero: la svolta di Burri in un campo texano
Alberto Burri era un medico di formazione, laureato in Medicina e Chirurgia a Perugia nel 1940. Arruolato come ufficiale medico nell’esercito italiano durante la Seconda guerra mondiale, venne catturato dagli americani in Tunisia nel 1943, mentre era impegnato sul fronte africano. Deportato negli Stati Uniti come prigioniero di guerra, fu internato nel campo di Hereford, nel sud del Texas, insieme a migliaia di altri soldati italiani.
Il campo, pur essendo ben gestito e conforme agli standard umanitari dell’epoca, restava pur sempre un luogo di isolamento, tensione e inattività forzata. Fu in questo contesto che Burri, costretto a una lunga inattività professionale, iniziò a dipingere come forma di sopravvivenza interiore.
Senza una formazione artistica accademica ma con uno sguardo lucido e già personale, si dedicò alla pittura per tutta la durata della prigionia. L’arte si rivelò per lui non solo un passatempo, ma una rivelazione. Terminata la guerra e tornato in Italia, decise di non esercitare più la medicina, dedicandosi completamente alla pittura.
Quella esperienza — vissuta in un luogo di reclusione e alienazione — lasciò una traccia profonda nel suo linguaggio artistico. Il suo uso di materiali poveri, feriti, bruciati o cuciti (come sacchi, legni, plastiche fuse), che diverrà cifra stilistica della sua produzione matura, affonda le radici proprio in quella lacerazione originaria vissuta a Hereford.
I capolavori in asta: da De Chirico a Warhol, da Monica Vitti ai Bertinotti
L’opera di Burri è solo uno dei lotti d’eccezione che saranno battuti nell’ambito della prossima asta di Arte Moderna e Contemporanea di Finarte, che proporrà circa 150 opere di altissimo valore. Tra queste, spiccano:
- Tre capolavori provenienti dalla collezione di Monica Vitti, tra cui il dipinto Bagni misteriosi (1935) di Giorgio de Chirico, valutato 400-600 mila euro; Niobe (1921), sempre di De Chirico, ispirato ai Niobidi della Galleria degli Uffizi; e una preziosa tempera su carta di Giacomo Balla, Compenetrazione iridescente – studio per Penetrazione + spazio del 1912, con stima di 65-80 mila euro.

- Dalla collezione di Lella e Fausto Bertinotti, arrivano due celebri serigrafie di Andy Warhol dedicate a Mao Tse Tung (1972), valutate 20-30 mila euro ciascuna; varie opere di Piero Dorazio, donate personalmente ai coniugi; una grande scultura in ceramica policroma di Giosetta Fioroni; e un intenso olio su tela di Titina Maselli, Camion (1976).

- Completano l’asta opere di alcuni degli artisti oggi più ricercati, come Salvo (con Una torre sassone del 1992 e Ora di pranzo del 2007), e Alighiero Boetti, con un piccolo ma prezioso ricamo, Le nuove autonomie (1979), stimato 60-80 mila euro.

Informazioni utili
- Asta: Mercoledì 2 luglio, tornata unica alle ore 16.00
- Esposizione: Da venerdì 27 giugno a martedì 1 luglio, ore 10.00 – 19.00
- Sede: Finarte, Milano, via dei Bossi 2
Per collezionisti, storici dell’arte e appassionati, si tratta di un evento imperdibile: non solo per l’eccezionale qualità delle opere, ma anche per il valore documentario e umano di lavori come il primo dipinto di Alberto Burri, testimonianza viva di come l’arte possa nascere anche nei luoghi più inaspettati e dolorosi della storia.