Meravigliosa archeologia. Scoperta presso un muro una statua romana di un giovane dio leggiadro. Chi è? Cosa ci racconta? Quali simboli reca? Perché il segno dell’Ariete? Rispondono gli esperti

IMPERO ROMANO – La statua è di una bellezza sconvolgente. Il divino giovane, in posa apollinea, sta al di là d’ogni materia, nei pressi del muraglione. Lo segmentano le antiche cicatrici e le fratture inferte con una mazza da chi invase questa terra e se la prese con gli Dei greco-romani. Ma è tale la sua grazia, tale la sua distanza da ogni pulsione, tale l’elevatezza del modellato da essere commovente. D’una commozione gioiosa. Ci ricorda, nella sua slanciata bellezza, un pezzo di Michelangelo, che al mondo della scultura ellenistico-romana di ispirò: il suo giovane Bacco.

L’antica città romana di Aspendos, situata nell’odierna Turchia, ha restituito, grazie a uno scavo, questo straordinario tesoro archeologico. Le autorità hanno comunicato nelle scorse la splendida notizia relativa al recupero della statua del dio. Hermes od Ermes per i Greci, Mercurio, per i Romani. Ma forse questo giovane uomo ritrovato non è tanto il celeste messaggero degli Dei, il solerte “postino”, il promotore dei commerci quanto un dio di più elevata caratura, che si avvicina ad Apollo. Un dio lontano dal tumulto, dal sudore, dalla polvere, dalle bilance degli ambulanti, dalla strade, dai crocicchi, dai ladri, dal mondo della notte. Egli porta – in sé e tra le proprie mani – una ricchezza priva di volgarità che attiene allo spirito, poi in grado di produrre la materia. Non per nulla Ermes-Mercurio sarà punto di riferimento per gli alchimisti. Il rinvenimento della scultura – presso un antico muro, nell’area del teatro romano – è avvenuto nell’ambito del progetto “Eredità per il futuro” promosso dal Ministero della Cultura e del Turismo della Turchia.

Il ritrovamento: Hermes tra i resti della fontana monumentale

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce la statua nei pressi della fontana monumentale (nymphaion), situata a sud dell’ingresso orientale della via del teatro di Aspendos. Con la base, l’opera raggiunge un’altezza di 1,65 metri ed è stata stilisticamente datata tra la fine del II secolo e l’inizio del III secolo d.C., collocandola nel periodo imperiale romano.

Hermes: il messaggero degli dèi e simbolo di prosperità

La statua raffigura Hermes in una posa dinamica: il peso del corpo è appoggiato sulla gamba sinistra, mentre la destra è leggermente avanzata, conferendo movimento alla figura. E’ probabile che, in entrambe le mani, il dio portasse due piccole borse. Denaro, certo, ma anche doni spirituali e segreti da svelare. Ermes, nella connotazione meno “mercuriale”, “sgamata” e “truffaldina” di certa parte della tradizione romana – al punto che sarebbe stato protettore dei commercianti sì, ma anche dei ladri – era in realtà il dio purissimo che deteneva i segreti più profondi dell’universo. Segreti da svelare a pochi adepti. Segreti ermetici, appunto. Qui ci troviamo assai più vicino alla visione sapienziale del dio piuttosto che a quella corriva del ragazzaccio di strada.

Un dettaglio affascinante è la presenza di una testa di ariete accanto al piede sinistro, elemento iconografico che sottolinea il tradizionale legame del dio con il sacrificio rituale e con la primavera, dominata dal segno dell’Ariete – dal 21 marzo al 19 aprile -. L’immagine scultorea è pertanto collegata al giovanile vigore che porta doni materiali e spirituali, in occasione del ritorno della bella stagione. Un ritorno che si lega anche alle anime dei morti. Hermes le accompagna nell’Aldilà; sacrifica per loro un ariete; ne garantisce il rientro, nelle nuove primavere, in cui tutto rinasce.

Un contesto artistico ricco: Afrodite, Eros, Artemide e Nemesi

Il ritrovamento della statua di Hermes non è stato un evento isolato. Nella stessa area, gli archeologi hanno scoperto le teste di Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, e di Eros, dio dell’amore passionale, entrambe scolpite in uno stile artistico locale che riflette le influenze culturali dell’epoca. Inoltre, altri frammenti di statue sembrano appartenere a raffigurazioni di Artemide, dea della caccia e della natura, e di Nemesi, divinità della giustizia e della vendetta. Questi ritrovamenti suggeriscono che la zona del teatro e della fontana monumentale fosse un importante spazio pubblico decorato con statue di divinità venerate nella città.

Aspendos: un gioiello dell’architettura romana

Aspendos è celebre per il suo straordinario teatro romano, uno degli esempi meglio conservati di architettura teatrale antica, in grado di ospitare fino a 15.000 spettatori. Questo imponente edificio testimonia la grandezza della città durante il periodo romano, quando Aspendos divenne un centro nevralgico per il commercio e la cultura.

Oltre al teatro, la città vantava un sistema di acquedotti impressionante, con condotte che si estendevano per oltre un chilometro per trasportare acqua dalle montagne settentrionali. L’ingegneria avanzata di queste strutture dimostra il livello di sofisticazione raggiunto dagli antichi abitanti della regione.

L’importanza storica di Aspendos e il suo ruolo nella storia antica

Fondata nel V secolo a.C., Aspendos fu un importante membro dell’Unione del Mare Attica-Delos e coniò monete proprie, testimoniando la sua autonomia economica. La città entrò nella storia militare nel 468 a.C., quando la flotta persiana subì una sconfitta nei suoi pressi. Con l’arrivo di Alessandro Magno, Aspendos riuscì a negoziare una sorta di autonomia, accettando di pagare tributi alla Persia piuttosto che subire un’invasione diretta. La sua integrazione nell’Impero romano avvenne nel 133 a.C., portando un periodo di grande prosperità e crescita urbanistica.

Nel VII secolo d.C., Aspendos subì le incursioni arabe, che ne segnarono il declino. Successivamente, nel XII secolo, la città passò sotto il controllo dei Selgiuchidi, che ne riutilizzarono le strutture, tra cui il celebre teatro.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa