Scoperto in un muro un tesoro di 364 monete medievali d’oro e d’argento. Il conio di Venezia. Anelli e altri valori. Chi li nascose? Perché in quel punto? Dove erano riposti? Rispondono gli archeologi

Due contenitori, un buco presso un vecchio muro, il luogo migliore per nascondere tesori e tesoretti. Viene spostata qualche pietra ed ecco i metalli preziosi brillare in un paio di ciotole. Il ritrovamento conferma che, in genere, i nostri antenati preferivano nascondere i propri depositi monetari nei pressi dell’abitazione o del luogo di lavoro, ma non proprio in casa. Un punto protetto, sotto gli occhi del proprietario. Il muro di recinzione andava perfettamente. E questo deposito fu talmente sicuro che nessuno l’avrebbe trovato, per centinaia e centinaia di anni.

Questo tesoro eccezionale di 364 monete d’oro e d’argento, accuratamente nascosto in due brocche di ceramica, è emerso dagli scavi archeologici presso l’antico villaggio di Huqoq, nella regione della Galilea. In esso anche splendide monete della nostra Penisola. Il ritrovamento è stato tenuto segreto fino ai giorni scorsi, quando si è conclusa tutta la lunga fase degli accertamenti e dello scavo accurato del luogo. La riservatezza è stata dettata dalla necessità di evitare che, diffusa la notizia, potessero iniziare scavi abusivi. Tra le monete splendidi, aurei Ducati di Venezia e argentei Grossi, sempre della Serenissima. Questa scoperta, compiuta da un’équipe guidata dalla prof.ssa Jodi Magness dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, offre uno sguardo inedito sulla vita rurale nella Terra d’Israele durante il Medioevo e apre nuove prospettive per la comprensione delle dinamiche economiche, sociali e culturali dell’epoca.

La scoperta: un tesoro inaspettato

Le monete sono state rinvenute presso un muro crollato nella parte della cima, accanto ai resti di una sinagoga tardo medievale, durante una delle ultime campagne di scavo guidate dal team di Magness. Come riportato dal Times of Israel e nell’articolo pubblicato sull’American Journal of Numismatics dal dott. Robert Kool, capo del Dipartimento numismatico dell’Israel Antiquities Authority, il ritrovamento rappresenta una delle più significative scoperte numismatiche in un contesto archeologico israeliano.

Il tesoro comprende una varietà di monete, tra cui ducati e grossi veneziani, dinari e dirham mamelucchi, oltre a un raro dinaro d’argento serbo. La presenza di monete e anelli, con alcuni pezzi di gioielleria – tra cui orecchini – suggerisce che il tesoro potrebbe appartenere a un abitante benestante o avere un legame con i pellegrini che attraversavano la regione. Quel che è ripetitivo, rispetto a tesori e tesoretti, è la posizione del deposito, trovato presso un muro. La maggior parte dei depositi antichi che vengono ritrovati seguono quella tipologia di collocazione. Si può quasi ricostruire una regola. Presso il muro delle cantine si trovano, normalmente, le monete di cui la famiglia può avere bisogno. Quando esse aumentano, spesso si collocano in un altro contenitore per creare un fondo di risparmio più sicuro e duraturo. Si scava una buca presso il muro di cinta del cortile o del giardino di casa, ben visibile dalle finestre del proprietario. Magari ci si mette qualche pietra sopra o vasi di fiori o una statua. Sono depositi più sicuri ma anche quelli che, a causa della morte del proprietario, non vengono più trovati o riemergono solo durante lavori edilizi o scavi archeologici.

“Non sappiamo a chi appartenessero le monete o perché siano state nascoste lì, ma il ritrovamento testimonia un’incredibile concentrazione di ricchezza in un piccolo villaggio rurale”, ha dichiarato Magness. La provenienza delle monete da un ampio raggio territoriale – compresa Venezia – è collegata agli intensi scambi commerciali e alla tesaurizzazione di monete battute in metalli preziosi, che avevano un valore intrinseco, al di là della divisa stessa.

Ducati e grossi veneziani: il fascino eterno della Serenissima nelle monete

Un Ducato d’oro di Venezia trovato tra le monete preziose del tesoretto della Galilea @ Foto Tal Rogovski, The Institute of Archaeology, The Hebrew University of Jerusalem



Le monete veneziane, simbolo della potenza commerciale e culturale della Serenissima, hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia numismatica. Tra queste, i ducati d’oro e i grossi d’argento sono tra i più iconici e apprezzati. Il ducato, introdotto nel 1284 sotto il doge Giovanni Dandolo, rappresentava un capolavoro di stabilità economica: una moneta d’oro puro, con un peso di circa 3,5 grammi, che rimase immutata nel suo valore e nella sua composizione per oltre cinque secoli. Sul dritto spicca l’immagine del doge inginocchiato davanti a San Marco, patrono della città, mentre il rovescio raffigura Cristo Pantocratore in un’aura di maestà.

I grossi veneziani, coniati per la prima volta nel 1193 sotto il doge Enrico Dandolo, furono invece un punto di svolta per la monetazione medievale. Composti da argento di alta qualità, pesavano circa 2,18 grammi e si diffusero rapidamente come moneta internazionale grazie alla loro affidabilità. La figura di San Marco che porge il vessillo al doge era un chiaro simbolo dell’autorità politica e spirituale di Venezia.

Queste monete non erano solo strumenti economici, ma veri e propri ambasciatori dello splendore veneziano, utilizzati nei mercati di tutto il Mediterraneo e oltre. Oggi, i ducati e i grossi veneziani rappresentano tesori ambiti da collezionisti e studiosi, testimoniando il prestigio di una Repubblica che fece della moneta un’arte.

Huqoq: un sito di importanza storica

Huqoq, menzionato nei libri biblici di Giosuè e Cronache, si trova a circa tre chilometri a nord-ovest del Mar di Galilea, in prossimità di una sorgente perenne. Le prove archeologiche indicano che il sito fosse abitato fin dalla prima età del bronzo (3000 a.C.). In epoca medievale, Huqoq divenne un crocevia importante lungo una nuova strada internazionale, la barid, che collegava Il Cairo e Damasco sotto il dominio del Sultanato mamelucco.

Magness e il suo team hanno iniziato a scavare nel sito nel 2011, concentrandosi inizialmente sulla sinagoga tardo romana, famosa per i suoi mosaici straordinariamente ben conservati raffiguranti scene bibliche come l’Arca di Noè, il profeta Giona e l’Esodo. Tuttavia, durante le ricerche, gli archeologi hanno scoperto un livello medievale sopra i resti romani, che ha portato alla scoperta della sinagoga tardo medievale e del tesoro.

La sinagoga tardo medievale: un simbolo di continuità

L’edificio medievale, ricostruito nel XIV secolo sopra i resti della sinagoga romana, rappresenta un raro esempio di sinagoga tardo medievale in Israele. Con una lunghezza di 24 metri e una larghezza di 17 metri, l’edificio testimonia la presenza di una comunità ebraica fiorente nella regione durante un periodo di cui si conosceva molto poco.

La scoperta della sinagoga e delle monete è particolarmente significativa perché suggerisce che Huqoq, durante il Medioevo, ospitasse una popolazione mista, ebrei e musulmani, che vivevano probabilmente fianco a fianco.

Il tesoro: testimonianza di scambi e connessioni globali

Le monete veneziane ritrovate a Huqoq evidenziano l’importanza dei legami commerciali tra il Levante e l’Europa nel tardo Medioevo. I ducati e i grossi veneziani, con le loro raffigurazioni di San Marco Evangelista e del Cristo, erano monete di riferimento per il commercio internazionale.

“La circolazione di denaro veneziano nella Palestina settentrionale era un fenomeno regionale legato al monopolio veneziano sul commercio con la Siria mamelucca e la Palestina”, ha spiegato Kool. I commercianti veneziani si spingevano anche nei villaggi rurali come Huqoq per acquistare prodotti locali, tra cui il cotone, destinati all’esportazione.

La presenza di monete forate trasformate in gioielli suggerisce anche un’economia legata al pellegrinaggio religioso. Huqoq, associato al profeta biblico Habacuc, potrebbe essere stato un luogo di pellegrinaggio, un dettaglio che spiegherebbe la ricostruzione della sinagoga nel XIV secolo.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa