Meraviglioso. Studiosi scoprono figure nascoste che consentono di capire questo misterioso quadro di Lorenzo Lotto. Che faceva quest’uomo? Perché un gesto così teatrale? Una storia d’amore? Un nuovo “nido”? Gli elementi scoperti

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FERMO (Marche) – Un gruppo di ricerca guidato da Maurizio Bernardelli Curuz ha individuato figure di notevoli qualità pittoriche e simboliche, nascoste nel misterioso quadro di Lorenzo Lotto, “Ritratto di gentiluomo fermano sulla terrazza” conosciuto anche con il titolo di “Ritratto di un uomo, forse Girolamo Rosati”, un olio su tela di 108.2 x 100.5 cm, conservato al Cleveland Museum of art, negli Stati Uniti. Queste immagini potrebbero condurre allo scioglimento di un mistero, legato al significato del quadro stesso.

“Il gesto dell’uomo elegantemente vestito è un mistero. – è scritto nella scheda dell’opera, che accompagna i visitatori nel museo americano – Si sta alzando dalla sedia per rivolgersi a qualcuno o sta indicando qualcosa fuori dall’inquadratura? La sua mano destra poggia su un pezzo di carta (una lettera?)”.

Il materiale iconografico nuovo, portato alla luce in queste ore dagli studiosi italiani, è rilevabile in due punti della tela. Uno sotto la mano destra del gentiluomo, l’altro, sotto la cintura.

Poco sotto la mano, nella micro-area della lettera dipinta coperta da una velatura lieve – c’è una sorta di Annunciazione – sotto il profilo compositivo – rielaborata, con tre personaggi dei quali uno, a destra, è un uomo con un braccio alzato e l’altra, a sinistra, una giovane donna in abito elegante, come vediamo nell’immagine, ingrandita, qui sotto.

Le figure, poi evidenziate dai ricercatori, nei pressi della mano dell’effigiato. In particolare gli studiosi si sono avvalsi di un supporto elettronico di disvelamento della superficie pittorica, con il raggiungimento di uno strato lievemente più profondo rispetto alla superficie del film pittorico, ma probabilmente, in origine pressoché affiorante dalla lettera.

Al centro di questa micro-composizione, una finestra o un quadro – o un progetto? – e davanti al rettangolo, un’altra figura.

Elementi di legame vengono segnalati dal gruppo di Bernardelli Curuz anche a livello di silhouette composite, all’altezza dell’elsa della spada e dell’abito sottostante (nella foto, qui sotto), che configurano un uomo e una donna i quali paiono darsi la mano.

L’uomo e le due figure evidenziate – una femminile, a sinistra e l’altra maschile, a destra – rilevabili a livello dell’elsa della spada

Figure composite ampie che appaiono nitidamente, a una certa distanza, come avviene spesso nei dipinti antichi, per poi scomparire, durante l’avvicinamento dello spettatore al quadro: e poi, particolari di piccole dimensioni, che si stagliano dalla tela e si rivelano, materializzandosi. Furono realizzati per stupire lo spettatore che contemplasse l’opera da un punto molto vicino alla tela. Tanti messaggi, disseminati. “Una figura retorica che corrisponde all’allusione – dice Bernardelli Curuz – Cioè un modo giocoso – che comprende il termine ludum, cioè gioco – per fare agire, in direzione della scoperta della verità, elementi di suggestione, spesso velati o nascosti. L’arte rinascimentale è spesso fortemente simbolica e allusiva. E contiene più livelli di significato e di fruizione. E’ un’avventura intellettuale, un gioco di rinvii, di figure palesi e figure composite. E siamo certi, com’è evidente, di un altro aspetto relativo alla preziosità dell’immagine, nel mondo antico. Un dipinto era fortemente ‘pensato‘ . La nascita di un’immagine era pertanto – al contrario delle immagini nella nostra contemporaneità – legata a una rappresentazione intensa, voluta, ricercata, faticosa, rara e costosa di un messaggio. Ciò per dire che anche questo quadro di Lotto nasce da un’esigenza profonda del committente. Da un movente rappresentativo; egli si fa ritrarre per dire qualcosa di fondamentale di sé e della propria storia. Cosa?”.

Lo studio di queste figure porterebbe pertanto a scoprire il significato del criptico dipinto. Vediamo, allora, cosa racconta il quadro, alla luce delle nuove evidenze. Il quadro, questo già si sa, reca segni d’amore: gelsomini accanto a una lettera. Quindi una donna, c’entra, in questa vicenda.

Il quadro potrebbe annunciare trionfalmente la fine dei lavori di un palazzo rinascimentale del centro storico di Fermo, fatto realizzare da un nobiluomo del luogo, probabilmente anche in funzione del proprio matrimonio. E c’è un nobiluomo di Fermo che si fa costruire un palazzo proprio in quegli anni? Ce ne sono almeno due. E sono due cugini, che si fanno costruire altrettanti palazzi.

Un’opera, questa dipinta, dal cui fondo emergerebbe il racconto di un momento clou di un rapporto sentimentale tra l’uomo – forse il medico e pubblico amministratore Girolamo Rosati – e la propria fidanzata lontana che probabilmente chiedeva chiarimenti sul protratto distacco, distacco che viene evinto dagli studiosi osservando il gelsomino bianco, sul tavolo, ramoscello che presenta un fiore staccato. Esistono pertanto, nel ritratto ambientato, motivi simbolici di unione e motivi di rottura.

“Ma, all’improvviso – dice Maurizio Bernardelli Curuz – ecco il momento della rivelazione, sottolineata dallo squarcio di sole, tra le nubi, sopra il gentiluomo – e dalla plateale postura dell’uomo, che occupa lo spazio lungo la diagonale di un quadrato. Invita, ferma, si allarga per richiedere attenzione e occupare il maggior spazio possibile”.

E’ evidente che il nobile fermano si sia fatto ritrarre da Lotto in un momento particolare della propria vita, apparendo – su questo belvedere che si affaccia sulle vallate fermane – in modo inconsueto, all’interno di una quinta architettonica pulsante, che non appare certo come un mero gioco di fondale.

Tutti i simboli velati. Le allusioni

“Gli apparati semantici dell’opera – affermano gli studiosi – paiono condurci verso le ragioni che sottostanno a un dipinto così particolare: la volontà dell’effigiato non solo di mostrare se stesso, con tutti i segni della propria ricchezza e condizione – abiti di broccato, giubbone, spada, gioielli d’oro, vestito, cappello alla moda – ma di esibire un delizioso loggiato o belvedere del palazzo, forse giunto al termine dei lavori, proprio in quei giorni. Un angolo meraviglioso, incorniciato da un marmo candido, come se fosse appena stato scolpito.

Erano stati forse i lavori per la realizzazione del palazzo, la causa del distacco o delle incomprensioni tra i due fidanzati? Esisteva anche un problema “diplomatico”, tra famiglie, causato dai ritardi nell’assunzione di una decisione, forse motivati dall’uomo come tempi necessari per la realizzazione del nuovo palazzo?

Il gentiluomo potrebbe aver chiesto a Lotto di storicizzare un momento così importante, con un quadro che comunicasse che, da quel momento in poi, la strada era spianata, per l’unione, ma che, soprattutto, annunciasse con orgoglio la fine dei lavori del palazzo stesso, che era avvenuto attraverso un’opera di ristrutturazione di edifici medievali, di abbattimenti di alcune parti e di ricostruzioni ex novo. Il dipinto sarebbe così divenuto un momento ostentativo di celebrazione di quella che dovette essere una notevole impresa. Si può persino presumere – aggiungono i ricercatori – che la vicenda amorosa – per quanto evidentemente reale – divenisse un pretesto, dotato di tutte le giustificazioni di un fare cavalleresco, per mostrare la conclusione del palazzo e per raffigurare il nobiluomo, all’apice del successo. La sua mano avrebbe potuto comunicare un “fermati, aspetta, guarda” e mostrare ciò che lo spettatore non vede ma può intuire, cioè l’edificio.

Le motivazioni della rappresentazione, da parte di Lotto, apparirebbero così molto forti, tali da giustificare l’incomprensibile “frame” di questo “ritratto animato”‘. Ritratto ambientato e teatralmente animato, che appartiene, come genere, al corredo genetico di Lotto: committenti inseriti in ambienti articolati e ricchi di simboli, che hanno il fine di celebrare gli effigiati in un dato istante, massimamente significativo, nell’ambito del loro arco biografico. Ed è per questo, argomentano i ricercatori, che spesso i ritratti di Lotto appaiono misteriosi e criptici. Simboli e percorsi biografici agiscono in essi come basso continuo, mentre l’intero dipinto non solo coglie l’effigie e la psicologia della persona ritratta, nella celebrazione narcisistica di sé, ma allude a un momento particolare della vita del personaggio stesso, spesso in una vicenda amorosa; un particolare ben leggibile da parte di un pubblico di familiari, amici, conoscenti, senza che diventi un atto ostentativo troppo evidente – e volgare – per un pubblico esterno.

Se l’uomo, com’è stato ipotizzato nel passato – al punto che il titolo del dipinto il Museo del Cleveland indica il nome del presunto effigiato – fosse davvero il medico Girolamo Rosati, ci sarebbe una notevole coincidenza tra la realizzazione del quadro e la fine dei lavori di palazzo Rosati, nel centro di Fermo.

Palazzo rinascimentale, da poco finito

Gli studiosi coordinati da Bernardelli Curuz hanno notato un’interessante coincidenza temporale. Il ritratto, realizzato attorno al 1533-34, sarebbe stato dipinto dopo che l’architetto Antonio Sangallo il Giovane – poi chiamato a Fermo per le fortificazioni – aveva progettato, attorno al 1528, un palazzo rinascimentale per Girolamo Rosati e poi, un secondo per il cugino di Rosati, Giovanfrancesco.

Il cortiletto di Palazzo Vitali Rosai @ Foto The habitual tourist

Edifici eleganti, alla moda, con ampie finestre, balconi, terrazze e belvedere sul paesaggio – frutto della nuova concezione dell’abitare, tutta protesa a un rapporto intenso tra interno ed esterno – che lasciavano alle spalle le abitazioni medievali in cui i rampolli della ricca e potente famiglia marchigiana abitavano.

Abbiamo detto della progettazione del palazzo di Girolamo Rosati e dell’inizio dei lavori, attorno al 1528. E’ quindi assai probabile che l’edificio fosse perfettamente finito nel periodo nel quale Lotto, secondo la critica, avrebbe eseguito questo ritratto – 1533-1534 -. Forse i rinvii per i lavori avevano indotto la giovane donna – che probabilmente non abitava nella cittadina – e la famiglia di costei ad adombrare la rottura del fidanzamento o a mettere in dubbio il matrimonio. Si può ipotizzare che la risposta di Rosati sia stata clamorosamente teatrale. Egli, in un solo colpo, dovette invitare l’amata a ritornare sui suoi passi poiché egli l’amava e perché – soprattutto – era stata preparata una stupenda casa, con bella vista; e già le rose – che potrebbero alludere anche al cognome Rosati – era intrecciate a livello di graticcio. E il quadro dove fu collocato? E’ probabile che sia stato appeso nel palazzo stesso, prima che iniziasse nei secoli, un lungo viaggio che l’avrebbe portato negli Stati Uniti.

Qui sotto possiamo leggere alcune righe dello studio che Carlo Cipolletti ha dedicato a questi edifici, dalle quali è rilevabile anche l’impresa di Girolamo Rosati.

L’edificio è nel centro storico di Fermo, poco sopra i ruderi romani, che si trovano sul fianco della collina. Nel XVIII secolo, palazzo Rosati – oggetto, con le architetture rinascimentali della famiglia fermana, di un notevole saggio di Carlo Cipolletti – fu dotato di un altro piano.

La scheda museale del dipinto di Lotto

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa