Che mistero. Dalle immagini aeree del computer, appassionato identifica grossa struttura sepolta. Edificio romano? Castello? Entrate qui e scendete con noi per scoprire

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La struttura è notevole, quanto il laghetto circolare, forse derivante da una cava per il recupero di materiale, poi utilizzato per la costruzione che vediamo alla nostra sinistra. Ci aiutate in questa ricerca?

Le immagini aeree individuate ed elaborate da Mike Poppitt offrono uno spaccato davvero intrigante di una struttura “nascosta” nel paesaggio. Ciò che vediamo, sotto di noi, è Castle Eaton, nel Wiltshire, in Inghilterra. Siamo nei pressi di un’ansa del Tamigi, a 143 chilometri da Londra, a 79 metri di altitudine.

Poppitt ha pubblicato in queste ore alcune immagini aeree e altre ottenute con programma di scansione laser del territorio nel gruppo Lidar. Immagini aeree e lidar – frutto del rilievo laser capace di “vedere” il terreno al di là della vegetazione – ha messo in luce, accanto a una fonte con stagno circolare e alberato, le tracce di un complesso edificatorio che sfida una classificazione univoca. Quale identità attribuire a questi resti? Siamo di fronte a una costruzione romana? O ad altro, magari a un insediamento di funzione rituale o amministrativa? A un edificio di culto antichissimo? O l’edificio è compatibile con una struttura medievale, forse il “castello” perduto? Le informazioni disponibili – secondo cioè quanto risulta ufficialmente – indicano che non sono stati finora trovati reperti archeologici significativi a Castle Eaton. Un altro dato importante è il seguente: le immagini aeree della località, scattate durante il periodo della Seconda guerra mondiale, quindi più di 80 anni fa indicano che il luogo non presentava costruzioni recenti.

L’antica immagine aerea ci mostra la fonte e lo stagno con una possibile via – in parte lastricata o sono le evidenze di una vecchia cava di pietra? – che conduce verso la riva del fiume. Ma è una strada o sono i resti di un muro di fortificazione? L’area è stata evidentemente oggetto di riordino forse tardo novecentesco, con la copertura della pietra viva da parte del terreno e, forse, di un livellamento con ruspe. Si è forse proceduto all’estrazione di parte delle pietre, visibili in questa immagine, e forse di quelle collocate sulle rive della fonte, che oggi presenta un diametro maggiore rispetto alla fotografia degli anni Quaranta del Novecento. Alla nostra sinistra possiamo osservare i resti sepolti della struttura. L’edificio della collina – osservato nell’immagine aerea antica – ci appare compatibile con una struttura difensiva, sorta grazie al materiale di cava recuperato in loco, scavando, al contempo, una grossa pozza per l’approvvigionamento idrico.

Il castello perduto e i Romani vicini

Due le importanti notizie di cui dobbiamo tener conto, in questa indagine. Una è relativa al castello – edificio che dà il nome al villaggio – che è letteralmente scomparso. L’altra è che il paese sorge a 8 chilometri circa da una località sicuramente d’origine romana. Su quel dosso poteva esserci una costruzione romana, sulla quale poi sorse, nel medioevo, il castello?

Il castello scomparso. Sebbene Leland, nel XVI secolo, menzioni un castello nel villaggio, noto come “Eton Meysi” e per il quale fu concessa una licenza di fortificazione nel 1311, non vi sono resti visibili di questa struttura, almeno fino oggi. Alcuni fossati medievali e resti sono stati rinvenuti nella parrocchia, ma nulla di chiaramente identificabile come un sito di alto status. Si è pensato che eventuali resti siano stati persi a causa delle inondazioni del fiume Tamigi o siano stati utilizzati come fondazioni per le costruzione successive. Ma è difficile pensare alla presenza di un castello in un’area alluvionale. Piuttosto si può ritenere che esso avesse occupato un rilievo, forse in continuità con strutture difensive precedenti, risalenti al periodo romano. Poi, come accadde nei secoli, l’edificio dovette divenire una cava di materiale edilizio da reimpiegare nelle costruzioni della zona.

Un contesto geografico e storico di notevole fascino

Le coordinate 51.659978, -1.796168 collocano il sito in un angolo pittoresco del sud-ovest inglese, nelle vicinanze del fiume Tamigi. Castle Eaton, pur essendo un piccolo villaggio con una popolazione che si aggira intorno ai 260 abitanti, racchiude nel suo territorio la memoria di secoli di storia. La presenza di edifici in pietra risalenti a diverse epoche – in particolare dal XVII al XIX secolo, periodo nel quale il castello potrebbe essere stato smantellato – testimonia una continuità abitativa e culturale che rende il territorio estremamente ricco di stratificazioni storiche.

Le anomalie rivelate dalle immagini

Le immagini di Poppitt hanno messo in evidenza alcuni elementi che non si riconducono facilmente all’archetipico insediamento rurale:

  • La fonte e lo stagno circolare: Questi elementi, collocati in prossimità di una lieve altura, potrebbero aver avuto una valenza rituale o pratica, ad esempio legata all’approvvigionamento idrico o come cava per le realizzazione dell’edificio. Le immagini antiche – che risalgono alla seconda metà del Novecento – mostrano una zona più impervia di quanto sia oggi.
  • La piattaforma e la scalinata: Un’area rialzata, raggiungibile tramite una scalinata, suggerisce un accesso “cerimoniale” o regolamentato, quasi a voler elevare simbolicamente chi vi si avvicinava. Tale configurazione è in linea con alcune tipologie di edifici monumentali, dove la transizione tra il livello stradale e quello interno assumeva un significato simbolico o difensivo.
  • La divisione interna in ambienti quadrati e rettangolari: La presenza di un’area planimetricamente quadrata, molto marcata a livello di fondazioni, come prima parte una struttura rettangolare, lascia aperti numerosi interrogativi. Essa, infatti potrebbe essere parte quadrata di un fanum – edificio in cui si onoravano le divinità locali, inclinandole alla romanizzazione – che un torrione a base quadrata.

Interpretazioni possibili: tra romano e medievale

L’ipotesi che si stia osservando una struttura romana si basa proprio su questi spunti:

  • Elementi architettonici e simbolici: L’uso di piattaforme elevate, scale d’accesso, ambienti ben definiti e l’eventuale presenza di colonne richiamano lo stile dei templi o delle ville di epoca romana, dove l’architettura assumeva spesso una duplice funzione pratica e rituale.
  • Il rapporto con l’acqua: Numerosi edifici romani – sia civili che religiosi – erano collocati in prossimità di fonti e corsi d’acqua, elemento che poteva simboleggiare la vita, la purificazione e la continuità con il mondo naturale.

D’altro canto, non è escluso che tali resti possano appartenere a un periodo post-romano o medievale:

  • Una struttura manifatturiera o di controllo territoriale: L’ampiezza e la complessità degli spazi potrebbero testimoniare la presenza di un edificio di rilievo, adibito a funzioni amministrative o difensive, tipiche di un insediamento signorile o di una residenza fortificata.
  • Aspetti rituali e sacri: Anche in epoca medievale non era raro trovare edifici legati a culti locali o a pratiche di devozione, specie in aree in cui la tradizione popolare si intrecciava con il culto del territorio e delle sue risorse naturali.

Cosa ci dice la tecnologia Lidar di questo punto

L’immagine Lidar elaborata da Mike Poppit. Dall’immagine possiamo capire che il luogo è circondato da un fossato. Che il laghetto fu rafforzato con pietre per evitare che l’acqua finisse a valle. A sinistra, un’altra struttura circolare. Le due pozze fanno pensare a vecchia fonti e pozze. La pozza maggiore, ancora visibile nel paesaggio fu forse disegnata attraverso il recupero di materiale lapideo per l’edificio che si costruiva poco lontano

L’impiego della tecnologia Lidar in ambito archeologico ha rivoluzionato il modo di “leggere” il paesaggio. Attraverso il rilievo laser si possono individuare anomalie nel terreno che, sebbene quasi invisibili ad occhio nudo o confusi con i normali accorgimenti del paesaggio agricolo, rivelano strutture ed edifici sepolti. In questo contesto, l’osservazione di Mike Poppitt non solo stimola la curiosità, ma sottolinea anche l’importanza di integrare metodi tecnologici avanzati con indagini sul campo per arrivare a una definizione più precisa della natura dei resti.

Conclusioni: un enigma aperto alla ricerca

La domanda “Cosa stiamo guardando qui? Vecchia fattoria? Edificio romano? Oppure…?” rimane, per il momento, senza una risposta definitiva, anche se l’immagine degli anni Quaranta sembra avvicinarci a un’antica struttura difensiva, con scassi notevoli, oggi appianati. E’ chiaro che, al più presto, dovranno essere compiute verifiche sul campo, anche a livello di trincea. Alcune informazioni potrebbero essere raccolte presso famiglia del luogo o agricoltori. Un’area così non può non aver restituito alcuni oggetti. Le caratteristiche osservate – la fonte con stagno, la piattaforma rialzata, una possibile scalinata, la disposizione interna degli spazi – suggeriscono la possibilità di un’edificazione di rilevante importanza, che potrebbe ben alludere a una struttura di matrice romana, una sorta di burgus, cioè di torre con forte, a protezione di un’ansa del Tamigi. L’edificio tardo imperiale potrebbe essere stato base per l’edificazione del castello medievale, poi perduto.

Solo indagini archeologiche sul campo potranno far luce su questo misterioso frammento del paesaggio storico inglese.

L’area, contrassegnata dal laghetto, inserite nel contesto topografico nell’immagine di Google maps

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa