Il Nemzeti Régészeti Intézet, museo nazionale ungherese ed Istituto nazionale di archeologia, ha reso omaggio alla Nutella, la cui giornata di “compleanno” è stata festeggiata ieri, con una nota. interessante, collegata a una sorta di “Spezzatino di Nutella, ‘carburante’ preistorico”.
“Sapevate che la nocciola (Corylus avellana) era molto popolare molto prima dell’inizio della coltivazione vegetale, anche nel periodo mesolitico? – dicono gli studiosi del museo -Tuttavia, questa gustosa pianta non era solo una delizia per le prime comunità di cacciatori-raccoglitori, ma è anche considerata un elemento fondamentale della sopravvivenza mesolitica”. “Oltre all’elevato contenuto di nutrienti, la sua grande resa ha contribuito ha contribuito ad assegnarle ruolo eccezionale. – proseguono gli archeologi ungheresi – Secondo un esempio tedesco, i semi non venivano consumati solo crudi. Piccoli fori utilizzati per la cottura delle nocciole sono stati trovati nei dintorni delle strutture residenziali del sito Duvensee, nella media età della pietra. Le strutture di torrefazione sono state potenzialmente utilizzate per trasformare i semi in una materia prima di grandi dimensioni, il che suggerisce che le nocciole avrebbero potuto svolgere un ruolo economico importante”. La copiosa produzione di nocciole poteva essere, in precedenza, consumata fresca. Si cercò pertanto un modo per avere a disposizione questo prodotto, buono e molto energetico, negli altri periodi dell’anno. Per raggiungere questo fine era necessario torrefare il prodotto e, per renderne più rapida l’assunzione, creare una farina o una miscela granulare secca, che non ammuffiva. Qualcosa di simile alle arachidi. E’ probabile che il metodo migliore per cuocere le nocciole fosse quello di metterle, per una torrefazione lenta e controllata, su un letto di sabbia, che manteneva, stabilizzandolo, il calore.
“Sulla base di dati archeologici sperimentali – affermano gli archeologi ungheresi – i semi hanno dimostrato un’ottima rispondenza quando sono stati stufati con sabbia calda, che non solo ha migliorato la trattabilità, ma ha anche migliorato il sapore dei semi stessi. Nel nostro Paese, nei sobborghi, si può osservare che tra il 7000-6000 a.C., la quantità di nocciola è cresciuta notevolmente”.
Origini e diffusione della nocciola
La nocciola, frutto del Corylus avellana, accompagna quindi l’umanità fin dalla preistoria. Gli studiosi ritengono che il suo consumo risalga almeno al Mesolitico (circa 10.000 anni fa), come dimostrano numerosi ritrovamenti archeologici di gusci carbonizzati nei siti europei. Le popolazioni primitive raccoglievano le nocciole sia per il loro valore nutrizionale che per la lunga conservabilità, caratteristica essenziale per superare i periodi di scarsità alimentare.
La nocciola nella preistoria
Tra le testimonianze più antiche vi è il sito di Colonsay, un’isola delle Ebridi interne in Scozia, dove gli archeologi hanno rinvenuto un grande deposito di gusci di nocciola risalente a circa 8.000 anni fa. Questo ritrovamento è stato interpretato come il risultato di una raccolta organizzata e forse di un primitivo processo di tostatura. Anche in altre aree dell’Europa centrale e settentrionale, come Germania e Danimarca, sono emerse tracce di nocciole consumate dai gruppi di cacciatori-raccoglitori.
Antichità: dalla Grecia a Roma
Le nocciole acquisirono un ruolo significativo nell’alimentazione e nella cultura delle civiltà classiche. Gli antichi Greci le conoscevano con il nome di “karyon Thraikion” (“noce di Tracia”), suggerendo una provenienza dalla regione balcanica. I Romani, grandi estimatori delle nocciole, contribuirono alla loro diffusione in tutto l’Impero. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, elogiò le proprietà curative della nocciola, consigliandola per prevenire i mali di gola e come antidoto ai veleni.
Le nocciole erano consumate sia crude sia tostate e utilizzate nella preparazione di piatti dolci e salati. Venivano anche impiegate come offerta votiva agli dei, simbolo di prosperità e fertilità.
Medioevo: simbolismo e utilizzo terapeutico
Durante il Medioevo, la nocciola mantenne la sua importanza alimentare e acquisì valenze simboliche. Era considerata un alimento energetico per i viaggiatori e trovava impiego nella medicina popolare. I medici medievali attribuivano alle nocciole proprietà terapeutiche, raccomandandole per migliorare la digestione e alleviare i disturbi respiratori.
In questo periodo, la coltivazione del nocciolo si intensificò nei monasteri, dove i monaci perfezionarono tecniche agricole e utilizzarono le nocciole nella preparazione di ricette dolciarie.
Età moderna: dall’alimentazione alla pasticceria
Con il Rinascimento, le nocciole iniziarono a essere impiegate in modo più sofisticato. Le corti europee apprezzavano questo frutto secco per la preparazione di dolci elaborati. Tuttavia, fu solo nel XIX secolo che la nocciola raggiunse una fama straordinaria grazie all’invenzione del gianduia, una miscela di cioccolato e pasta di nocciole ideata a Torino durante il periodo delle restrizioni napoleoniche sulle importazioni di cacao.
La nocciola divenne un ingrediente fondamentale della pasticceria piemontese e italiana, consolidando la sua reputazione a livello internazionale.
Ritrovamenti archeologici e tradizioni locali
Oltre ai già citati siti preistorici, scavi più recenti hanno portato alla luce nocciole conservate in contesti medievali e rinascimentali, confermando il loro ruolo costante nella dieta umana. In molte culture europee, le nocciole erano protagoniste di tradizioni legate alla fertilità e ai riti propiziatori.
In Italia, alcune aree come il Piemonte, la Campania e il Lazio sono oggi celebri per la produzione di nocciole di altissima qualità, tra cui la rinomata Nocciola Tonda Gentile delle Langhe.
Valore nutrizionale e usi moderni
Le nocciole sono ricche di grassi insaturi, vitamine (soprattutto la vitamina E) e minerali come magnesio e potassio. Questo le rende un alimento prezioso non solo per la salute cardiovascolare ma anche per la produzione di energia.
Oggi le nocciole trovano impiego non solo nella pasticceria, ma anche nella produzione di creme spalmabili, oli vegetali e snack salutari. La ricerca scientifica continua a esplorare le loro potenziali proprietà benefiche.