Puglia archeologia. A Ugento scoperti 170 metri di mura messapiche e oltre 450 proiettili romani: le prove dell’assedio dopo l’alleanza con Annibale. Cosa accadde in quel punto? Perché questi “pugliesi” si schierarono contro Roma?

La città dei giganti di pietra si piegò su se stessa sotto i tiri degli “scorpioni” romani. L’ingegnosa balistica annullò le difese di luoghi insormontabili. L’inferno veniva dal cieloPortate alla luce dagli archeologi mura ciclopiche colpite dalla guerra tra romani e cartaginesi. Le pietre dei Messapi e i piombi romani raccontano la battaglia per l’anima del Salento.

Un racconto sepolto nel terreno salentino: le nuove scoperte restituiscono un tratto monumentale delle mura difensive messapiche e centinaia di proiettili romani, testimoni dell’assedio che Ugento subì durante la guerra annibalica.


Il tesoro riemerso tra le vie moderne

Là dove oggi si cammina distratti, si combatteva per la libertà di un popolo

Nel cuore del basso Salento, a circa 60 km da Lecce, la moderna Ugento custodiva un segreto straordinario. Tra aprile e giugno 2025, archeologi e ricercatori dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del CNR hanno aperto uno squarcio nel tempo, portando alla luce alla luce le imponenti mura difensive della città messapica e i segni violenti dell’attacco romano che la mise in ginocchio nel 209 a.C.

L’indagine, coordinata dal dott. Giuseppe Scardozzi, è stata condotta nell’ambito del progetto PNRR CHANGES, con la collaborazione del Comune di Ugento, della Ditta Servizi per l’Archeologia di Roberto Maruccia e degli allievi del dottorato PASAP Med dell’Università di Bari. Il cantiere si è concentrato in località Cupa, nell’area nord-orientale della città attuale, tra via San Francesco e via Bolzano.


Le pietre dell’identità

Le mura messapiche si ergono ancora. Parlano di orgoglio, di resistenza, di rovina

Il nucleo della scoperta è un tratto angolare della cinta muraria messapica: oltre 100 metri in lunghezza, con un bastione sporgente che rivela la complessità della progettazione difensiva. Le strutture si conservano fino a un’altezza di 1,80 metri e sono costituite da possenti blocchi di calcarenite.

Un secondo tratto, lungo 70 metri, è emerso più a nord. Qui, ancora oggi si contano 3-4 filari sovrapposti, a testimonianza di una costruzione maestosa e stratificata. Le mura risultano da due fasi edilizie: la prima, della metà del IV secolo a.C., presenta paramenti in blocchi lavorati a secco; la seconda, tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., rinforza il tutto fino a raggiungere uno spessore di ben 7 metri.

Una vera muraglia di pietra, concepita non solo come difesa militare, ma come manifesto politico: la città dichiarava la propria autonomia, il proprio stile, la propria alterità rispetto al mondo romano.


Le ferite della conquista

Piombo romano, morte e rovina. L’assalto del 209 a.C. inciso nella terra

Ma non bastano le pietre per raccontare la tragedia. A ridosso delle mura, nei livelli archeologici esterni, sono state rinvenute oltre 450 ghiande missili in piombo e 9 punte di dardi in ferro. Questi proiettili, piccoli ma micidiali, erano utilizzati dagli scorpiones, le armi da lancio romane. La loro presenza in quantità così rilevante suggerisce un episodio preciso: l’assedio di Ugento da parte delle legioni romane.

Siamo nel 209 a.C., nel pieno della guerra annibalica. Dopo l’alleanza stretta con il generale cartaginese Annibale, Ugento fu colpita dalla reazione di Roma. La città pagò a caro prezzo quella scelta di libertà e ribellione. L’assalto fu sistematico, e i reperti ne portano le tracce: una pioggia di piombo e ferro contro mura e uomini. La cinta difensiva, probabilmente compromessa, fu abbandonata e in seguito smantellata. Le pietre della città finirono nei muri delle case, delle chiese, nei muretti che ancora oggi punteggiano la campagna salentina.


Chi erano i Messapi?

Un popolo orgoglioso, venuto dall’altra sponda. Guerrieri, mercanti, costruttori di pietra

I Messapi erano una delle tre grandi etnie iapigie – con Peuceti e Dauni – che, secondo gli antichi, discendevano da genti migranti approdate dalla costa illirica (l’attuale Albania). Penetrarono nella penisola salentina tra l’VIII e il VII secolo a.C., portando con sé costumi, culti, lingue e tecnologie nuovi. Erano esperti cavallerizzi, temuti per le loro capacità militari, ma anche raffinati costruttori e mercanti.

Il loro insediamento si articolava in città fortificate, spesso dotate di cinte murarie monumentali come quella scoperta a Ugento. I Messapi non fondarono mai uno stato unitario, ma mantennero per secoli una forte coesione culturale, linguistica e religiosa. Ugento (l’antica Ozan) fu uno dei loro centri più importanti, proiettato verso il Mediterraneo attraverso il porto e aperto agli scambi con la Magna Grecia.


Perché scelsero Annibale?

Allearsi col nemico di Roma: una scelta di identità e sopravvivenza

All’inizio del III secolo a.C., il mondo italico era in fermento. Roma avanzava, assorbendo città e culture. I Messapi avevano già affrontato più volte l’Urbe, in guerre cruente, e avevano subito perdite gravi. Quando Annibale sbaragliò le legioni romane a Canne nel 216 a.C., molte città del Sud videro in lui un liberatore, un’alternativa all’oppressione.

Ugento fu tra queste. Annibale sapeva che la chiave del successo stava nel guadagnarsi il sostegno delle popolazioni locali, e i Messapi, con la loro tradizione antica di indipendenza, risposero. Ma Roma non dimenticò. Nel 209 a.C. Ugento fu attaccata e, con ogni probabilità, saccheggiata. Quell’anno segna il punto di svolta: le città meridionali, una a una, caddero o si sottomisero.


L’archeologia come atto d’amore

Dalla stratigrafia alle emozioni: leggere il passato con mente e cuore

L’indagine stratigrafica in località Cupa ha permesso di distinguere con chiarezza le fasi costruttive e distruttive. Le prospezioni geofisiche, effettuate nel 2024 dal laboratorio di geofisica del CNR-ISPC diretto dal dott. Giovanni Leucci, hanno guidato gli scavi con precisione quasi chirurgica. Ogni pietra è stata letta, ogni livello interpretato.

Ciò che emerge non è solo un muro. È un racconto. È la dignità di una città che ha scelto la libertà. È la voce di un popolo che ha resistito.


Scavi e ricostruzioni in una conferenza

Il progetto proseguirà nei prossimi anni. La convenzione rinnovata nel febbraio 2025 tra ISPC-CNR e Comune di Ugento non è solo un accordo scientifico: è un patto civile, un’alleanza per restituire alla comunità la propria storia. I dati saranno integrati in una piattaforma digitale per la mappatura archeologica del Sud Italia.

Ugento diventa così un laboratorio di archeologia partecipata. Un esempio di come il passato, se curato e compreso, possa essere risorsa di orgoglio, conoscenza e identità.


La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce ha annunciato una conferenza aperta al pubblico per la presentazione dei risultati della campagna di scavo 2025 condotta a Ugento, in località Cupa. L’indagine, svolta in regime di concessione ministeriale dal Comune di Ugento, è stata realizzata in collaborazione con l’Archaeological Mapping Laboratory dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

L’incontro si terrà sabato 21 giugno alle ore 20.00, presso la sala conferenze di Palazzo Rovito, in piazza A. Colosso, a Ugento (LE).

Il titolo della conferenza, “La cinta muraria di Ugento e la guerra annibalica”, promette di gettare nuova luce su uno dei momenti più drammatici e affascinanti della storia antica dell’Italia meridionale: il passaggio di Annibale e l’impatto delle guerre puniche sulle comunità messapiche.

Interverranno:

  • Salvatore Chiga, sindaco di Ugento
  • Chiara Congedi, assessore alla Cultura
  • Serena Strafella, funzionaria archeologa della SABAP di Brindisi e Lecce
  • Giuseppe Scardozzi, ricercatore del CNR-ISPC

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa