Puglia archeologia. Tra Brindisi e Taranto scoperto il volto nascosto del santuario di Demetra e Persefone: gli scavi di Monte Papalucio rivelano nuovi misteri della fertilità antica. Mamma e neonati. Cosa stanno trovando gli archeologi?

Riti, offerte e statue votive in un paesaggio sacro: la rinascita archeologica di un culto millenario nel cuore della Messapia.

Un pendio coperto di pini marittimi e ulivi, il respiro caldo della terra, e sotto, strati di storia che raccontano di riti antichi, di offerte alle dee della fertilità, di pellegrinaggi silenziosi lungo sentieri tracciati secoli fa. A Oria, nel cuore della Puglia messapica, il santuario di Monte Papalucio torna a parlare grazie a una nuova, intensa campagna di scavi che ha già restituito immagini sorprendenti e suggestioni forti di un mondo sacro tra età arcaica ed ellenistica.

Chi si inginocchiava su questa collina sacra? Quali parole di desiderio o di timore venivano sussurrate tra le rocce dedicate a Demetra e Persefone? E quali mani posavano, con gesto devoto, statuette votive di animali e madri?

Proiettiamo, per un attimo, le apprensioni delle madri. Per un figlio che deve nascere. Per altri figli perduti. La febbre, i pianti, macchie rosse sul corpo, notti di pianto. Pianto insistente, incomprensibile. Rigurgito di latte. Grosse lacrime ferme nell’incavo dell’occhio, durate il breve sonno. Con queste immagini, le donne, arrivavano al monticello. E l’offerta di parte di un capretto o di un maialino equivaleva al pagamento di un celeste luminare, per un caso complesso. Demetra e Persefone. Erano loro a sapere tutto di madri e bambini. A conoscere il mondo dei morti e ad insegnare, alle madri, ad evitarne i sentieri precipiti.


Un progetto di scavo dal respiro europeo

La sinergia tra Università, Regione e Comune restituisce al territorio il profumo del passato

Avviata lo scorso aprile, la campagna di scavo in corso a Monte Papalucio rientra nel più ampio progetto “Sistema museale urbano di Oria, il Parco archeologico di Monte Papalucio”, finanziato con fondi europei dalla Regione Puglia e promosso dal Comune di Oria. La direzione scientifica è affidata al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, con la supervisione della Soprintendente Francesca Riccio e dell’archeologa Antonella Pansini. Il coordinamento delle ricerche è invece nelle mani esperte della professoressa Grazia Semeraro, voce autorevole dell’archeologia meridionale.

La collina di Monte Papalucio — che si erge a sud-est del centro abitato di Oria (una cittadina di circa 15.000 abitanti, situata tra Brindisi e Taranto, a 120 km da Bari) — si conferma così uno dei più importanti poli sacri della Magna Grecia messapica, legato al culto di Demetra e Persefone, dee della fertilità, del grano, della discesa nel mondo sotterraneo e del ritorno ciclico della vita.


Il santuario delle madri

Dalla protettiva Demetra alla misteriosa Kore: un luogo femminile tra terra e abisso

Nel mondo greco e magno-greco, Demetra e sua figlia Persefone — che i Romani avrebbero chiamato Cerere e Proserpina — rappresentavano molto più di semplici divinità dell’agricoltura: erano forze cosmiche, custodi del ciclo della vita e della morte, del passaggio stagionale tra luce e tenebre, calore e gelo, nascita e lutto. Il loro culto, che affondava le radici nei misteri eleusini, era profondamente legato a un femminile arcaico e fecondo.

A Oria, il santuario di Monte Papalucio si configura come un centro cerimoniale di lunga durata, attivo tra il VI e il III secolo a.C., e destinato a ospitare rituali propiziatori e offerte votive per chiedere protezione, fertilità, raccolti abbondanti, o forse per ringraziare le dee per il ritorno alla vita dopo i mesi invernali.


Nuove scoperte: ambienti cerimoniali e offerte votive

Terrecotte, percorsi rituali, animali sacri: lo svelamento paziente di un luogo del mistero

Gli scavi recenti, ancora in corso, stanno già dando risultati di grande rilievo. Gli archeologi hanno individuato ambienti cerimoniali, probabilmente destinati a ospitare i riti di iniziazione e le preghiere pubbliche. Sono emersi percorsi interni, che guidavano i fedeli tra le strutture del santuario — una sorta di “quartiere sacro” organizzato — e sono riemerse numerose terrecotte votive.

Queste raffigurano non solo le due dee, ma anche donne, madri, offerte, animali: simboli concreti di una devozione vissuta con intensità e ripetizione. In alcuni casi, le statuette riproducono animali sacrificati, come capre o suini, associati ai cicli della terra e della rinascita. In altri casi, emergono figure femminili che stringono al seno un bambino, evocazione potente della vita generata e del corpo che dà nutrimento.


Il museo di Oria e la valorizzazione del territorio

Dal santuario al Palazzo Martini: un viaggio sensoriale nella Messapia

Tutte le testimonianze provenienti dalle indagini archeologiche — sia passate che attuali — confluiscono nel Museo Archeologico di Oria e dei Messapi, ospitato all’interno del maestoso Palazzo Martini, edificio settecentesco del centro storico cittadino, vera gemma del barocco meridionale.

Il museo custodisce già straordinarie collezioni provenienti dal santuario: statuette, ex voto, iscrizioni, ceramiche votive e frammenti architettonici che raccontano secoli di frequentazione. Con il progredire degli scavi, il patrimonio esposto sarà ulteriormente arricchito e riorganizzato, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva nel cuore sacro dell’antica Oria.

La finalità ultima del progetto è infatti duplice: scientifica e turistica. Da un lato, la messa in sicurezza e lo studio stratigrafico del santuario; dall’altro, la valorizzazione pubblica del sito, con percorsi di visita, pannelli esplicativi e il ritorno del santuario nel circuito culturale pugliese, in un ideale abbraccio tra memoria e presente.


Il culto di Demetra in Magna Grecia

Riti agricoli, misteri eleusini e sacralità del corpo femminile

Il culto di Demetra, importato dalla Grecia e adattato al contesto italico, si diffuse in tutta la Magna Grecia, con santuari importanti a Taranto, Metaponto, Locri e, appunto, Oria. In molti casi, si trattava di riti riservati alle donne, legati alla sessualità, alla maternità, alla semina e al raccolto. Gli oggetti votivi spesso raffigurano madri con bambini, oppure elementi vegetali come spighe, melograni, fiori e frutti.

A Oria, la persistenza del culto per tre secoli indica non solo la centralità spirituale del luogo, ma anche il forte radicamento sociale di una religiosità popolare e terrena, lontana dai fasti ufficiali dei templi monumentali. Qui il sacro abitava la collina, il silenzio, le offerte semplici: qui il corpo femminile veniva celebrato come veicolo di vita e custode dei misteri.


Una collina che respira

Monte Papalucio come esperienza, come emozione, come memoria tattile della Puglia più profonda

Gli archeologi dell’Università del Salento, guidati dalla professoressa Semeraro, lavorano ogni giorno sotto il sole pugliese, cercando di leggere le pietre, di ascoltare la voce della terra. Quello che si sta costruendo a Monte Papalucio non è solo un sito archeologico, ma una narrazione identitaria, un racconto emozionale che lega presente e passato attraverso l’esperienza del luogo.

Il santuario di Demetra e Persefone non è un semplice insieme di resti: è un palinsesto emozionale, un invito a comprendere il rapporto profondo tra uomo e natura, corpo e divinità, tempo e fecondità.


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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa