Scoperta emozionante nel cuore dell’estate aRoma: riemerge un volto colossale dal Foro di Traiano. È un imperatore o un dio?

Sotto la via Alessandrina, nell’antica polvere del Medioevo, affiora una testa marmorea che racconta desiderio, potere e memoria. Il cantiere PNRR svela un nuovo tesoro, tra calore, pietre e stupore.
L’annuncio di Gualtieri
“Roma non smette mai di stupire”
La notizia, destinata a infiammare l’immaginazione degli amanti della storia e dell’arte, è stata data stamattina direttamente dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, con parole che condensano la meraviglia e il senso di continuità profonda tra passato e presente:
“Roma non smette mai di stupire. Sotto i nostri passi, ogni giorno, vive una storia millenaria che continua a emozionare il mondo”, ha scritto, condividendo le prime immagini della scultura.
E ha aggiunto, con evidente entusiasmo:
“È riemersa una testa marmorea di grandi dimensioni: un volto maschile, con folta capigliatura ed espressione intensa, che per secoli è rimasto custodito dal tempo sotto la piazza del Foro di Traiano”.
Un volto emerge dalla terra
Il mistero ritrovato sotto il sole di Roma
.Un volto. Marmoreo. Imponente. Folta capigliatura, tratti forti, sguardo enigmatico. Apparso in silenzio dal ventre del Foro di Traiano, proprio là dove la via Alessandrina era stata tracciata, cinquecento anni fa, come una cucitura sulla pelle della storia.
Quel volto non apparteneva più a nessuno. Era rimasto murato in una fondazione medievale, reimpiegato tra mattoni e calce come semplice pietra da costruzione. Ma ora è tornato. E nel suo riemergere riaccende le domande e il desiderio: chi era? Un imperatore? Dioniso? Una divinità? Un simbolo del potere assoluto o dell’estasi?
Sotto la via Alessandrina
Il cantiere della memoria dove tutto riaffiora
L’area interessata dalla scoperta fa parte degli scavi avviati nel 2024 lungo la via Alessandrina, storica arteria cinquecentesca realizzata durante il pontificato di Sisto V per collegare i rioni Monti e Campo Marzio.
Oggi, la rimozione di un tratto di questa via – lunga circa 60 metri – è parte di un progetto di valorizzazione dei Fori Imperiali finanziato dal PNRR. Obiettivo: restituire continuità visiva e narrativa all’antico tracciato urbano romano, permettendo di leggere in profondità, come un palinsesto, gli strati sovrapposti della città eterna.
Dove sorgeva la Porticus Trisigmentata
Colonne gigantesche e marmi bianchi al servizio del potere imperiale
Il punto esatto del ritrovamento coincide con una zona di eccezionale importanza simbolica e monumentale dell’antica Roma imperiale: la Porticus Trisigmentata, un colonnato monumentale a tre navate che si apriva a nord della Basilica Ulpia, incorniciando con la sua potenza architettonica il cuore del Foro di Traiano.
Costruito tra il 107 e il 112 d.C. su progetto dell’architetto Apollodoro di Damasco, per celebrare la vittoria di Traiano sui Daci, il foro era il più grandioso tra quelli imperiali. Al suo centro svettava la celebre Colonna Traiana, che ancora oggi si innalza a raccontare in 200 metri di fregio spiraliforme le imprese dell’esercito romano.
La Porticus Trisigmentata, oggi scomparsa ma nota attraverso fonti epigrafiche e studi archeologici, era ornata da colonne in marmo lunense alte oltre 11 metri. Doveva accogliere statue, trofei, rilievi celebrativi e forse, come nel caso della testa appena ritrovata, colossi iconici destinati a impressionare cittadini e stranieri con la forza visiva del potere romano.
Un’urbanistica del desiderio, della gloria, dell’eternità.
Una testa che pesa come un enigma
Sacro o profano? L’ambiguità come linguaggio eterno
Il volto presenta caratteristiche che fanno pensare a due ipotesi forti. La prima è quella divina: Dioniso, il dio dell’ebbrezza, della trasformazione, della follia sacra. L’analogia con una testa simile trovata anni fa nella stessa area, adornata di corimbo e foglie d’edera, apre a questa possibilità.
La seconda è quella imperiale: un ritratto di un princeps, forse Traiano stesso o uno dei suoi successori. L’aspetto idealizzato, la forza espressiva del volto, la qualità del marmo lo rendono compatibile con la statuaria ufficiale romana.
In entrambi i casi, si tratterebbe di un elemento appartenente al programma scultoreo del Foro di Traiano, e forse inserito nella Porticus Trisigmentata.
Ma perché finì lì sotto, murato in un edificio medievale? La risposta non è solo storica, è simbolica. Roma non butta nulla. Trasforma, reinventa, ingloba.
Il cantiere delle meraviglie
Dove si cammina sul passato e si scopre il presente
La scoperta è avvenuta nell’ambito dei lavori di valorizzazione e scavo finanziati dal PNRR, con l’obiettivo di restituire visibilità e coerenza ai percorsi dei Fori. Il progetto, promosso dalla Sovrintendenza Capitolina, prevede la completa rimozione della porzione moderna della via Alessandrina, costruita sopra i resti antichi.
Accanto al volto, sono emersi anche altri elementi marmorei, tra cui un fregio d’armi in marmo lunense, già avviato al restauro.
Il sito è divenuto accessibile anche al pubblico in alcune giornate speciali, trasformandosi in cantiere-narrazione, dove ogni pietra racconta e ogni gesto di scavo è un abbraccio alla storia.
Un simbolo da decifrare
Dal buio del tempo alla luce del restauro
L’identità della scultura verrà approfondita nei prossimi mesi attraverso restauri, analisi petrografiche e confronti stilistici. Intanto, la testa marmorea è già entrata nel cuore di chi l’ha vista affiorare, come un’apparizione.
Presto sarà ospitata nei Musei dei Fori Imperiali, dove potrà raccontare a tutti la propria storia interrotta, fatta di gloria, oblio e ritorno.
La sua presenza, silenziosa e potente, conferma una verità che Roma conosce bene: tutto ciò che è stato amato ritorna. Anche sotto forma di marmo.
Traiano? Tanti indizi puntano lì
Il volto della stabilità, la maschera del potere romano
Il confronto con i busti noti di Traiano – in particolare con l’esemplare conservato al Museo del Louvre, con quelli dei Musei Capitolini e con i ritratti ufficiali da Ostia e Tivoli – lascia emergere forti consonanze.
L’impostazione del volto, le proporzioni, la struttura ossea marcata ma equilibrata, il taglio degli occhi leggermente inclinato verso l’alto, i capelli ondulati ma sobri: ogni elemento rimanda al linguaggio formale della ritrattistica traianea, soprattutto alle immagini dell’imperatore negli anni centrali del suo principato, tra il 105 e il 115 d.C.
Non vi è traccia del classicismo idealizzato alla Adriano né del barocchismo di epoca antoniniana. È un volto solido, pragmatico, pensato per comunicare disciplina, forza e razionalità. La bellezza sta nella potenza, non nella grazia.
La testa marmorea e il codice del potere
Un modello figurativo che costruisce l’immagine dell’autorità

Nel mondo romano l’immagine dell’imperatore non è mai semplice ritratto, ma manifestazione visiva dell’ordine cosmico e politico. La scultura veicola ideologia, comando, destino. Traiano, in particolare, fu l’artefice di una riforma dell’iconografia imperiale: meno astratta di quella augustea, più umana e concreta, ma ugualmente carica di pathos civile.
Questo volto potrebbe essere stato collocato in un contesto di autorappresentazione pubblica, forse su un basamento decorato, o su un baldacchino di bronzo, come segno visibile della presenza dell’imperium nello spazio urbano.