Gioielli, vasi d’oro, offerte dei fedeli là in fondo, nell’oscurità. I pozzi sacri, le fondazioni degli edifici sacri e i depositi votivi rappresentano alcuni degli elementi più affascinanti dell’archeologia e della storia delle religioni antiche. I pozzi sacri, spesso associati a culti legati all’acqua, simboleggiano il legame tra mondo terreno e dimensione ultraterrena, servendo come luoghi di purificazione o come canali simbolici verso il divino. Le fondazioni degli edifici sacri, invece, racchiudono spesso riti fondativi complessi, con offerte di oggetti o sacrifici, a simboleggiare la consacrazione dello spazio alla divinità. Infine, i depositi votivi, accumuli intenzionali di oggetti donati dai fedeli, riflettono la devozione collettiva e il desiderio di comunicare con le forze superiori, rivelandoci preziosi dettagli sulle credenze, sulle pratiche rituali e sull’estetica delle antiche comunità.

Recenti scavi nella provincia vietnamita di An Giang hanno riportato alla luce uno straordinario patrimonio culturale legato al popolo Cham, un’etnia austronesiana con una storia che intreccia influenze indù e buddiste. La scoperta, avvenuta nel distretto di An Phú, ha rivelato una struttura conosciuta come “Pozzo sacro”, al cui interno sono stati rinvenuti tesori votivi risalenti al IX-X secolo. Questa scoperta non è solo una testimonianza della raffinata cultura Cham, ma anche una chiave per comprendere l’evoluzione religiosa e architettonica del Sud-Est asiatico.
I Cham e il regno di Champa: una civiltà di frontiera
Il popolo Cham fu il cuore pulsante del regno di Champa, una rete di principati indipendenti emersi nel II secolo d.C. lungo le coste del Vietnam centrale e della Cambogia. Champa, crocevia di rotte marittime strategiche, prosperò grazie al commercio di spezie, seta e legni preziosi, attirando influenze culturali da India, Cina e Sud-Est asiatico.
Il regno si distingue per l’adozione di pratiche religiose indù, come il culto di Shiva e Vishnu, accanto a correnti buddiste Mahayana, che progressivamente conquistarono spazio nella vita spirituale. Tuttavia, l’espansione dell’Impero Khmer e la pressione territoriale dei vietnamiti portarono alla progressiva riduzione del regno, fino alla sua definitiva annessione nel XIX secolo.
La scoperta del “Pozzo sacro”
Gli archeologi che lavorano nel sito buddista di An Phú hanno identificato una torre del tempio Cham, un raro esempio di architettura religiosa dell’epoca. Al centro della struttura si trova una formazione di mattoni disposti a forma di croce uncinata, un simbolo profondamente radicato nelle tradizioni spirituali asiatiche, che in questo contesto rappresenta la buona fortuna e l’armonia cosmica.
Nella “Fossa Sacra”, al cuore del tempio, sono stati trovati tesori votivi unici, deposti al momento della costruzione della torre. Tra i reperti figurano:
- Un oggetto in oro con iscrizioni legate all’Origine Dipendente, un concetto buddista che spiega l’interconnessione tra tutti i fenomeni.
- Un vaso in stile Kamandalu, un simbolo della purezza spirituale, sostenuto da un fiore dorato a otto petali, probabilmente un riferimento al loto, simbolo della trascendenza buddista.
- Manufatti in vetro e pietre preziose, che testimoniano i legami commerciali dei Cham con altri centri culturali e la loro abilità artistica.
Simbolismo e significato religioso
La disposizione dei mattoni a forma di svastica e gli oggetti votivi suggeriscono che il tempio fosse un luogo di profonda sacralità. La svastica, presente in molte culture asiatiche, è qui interpretata come un simbolo di equilibrio universale.
Il vaso Kamandalu e il fiore di loto richiamano temi centrali del buddismo Mahayana, come la purezza e l’illuminazione. L’Origine Dipendente, riportata nell’iscrizione in oro, è un principio cardine del buddismo, che spiega come nulla esista in isolamento ma tutto sia interconnesso. Questo concetto riflette anche la filosofia del regno di Champa, situato in una rete di interdipendenze economiche e culturali.
Una tradizione architettonica unica
L’architettura Cham, ben rappresentata in questa scoperta, combina influenze indiane con elementi locali. Le torri dei templi, chiamate kalan, erano progettate per rappresentare il Monte Meru, l’asse dell’universo nella cosmologia indù e buddista.
I mattoni utilizzati dai Cham erano noti per la loro straordinaria durevolezza, ottenuta grazie a tecniche avanzate di cottura e all’uso di adesivi vegetali. Questo ha permesso alle strutture di resistere nei secoli, nonostante l’umidità del clima tropicale.
Il loto è una delle piante più cariche di significato simbolico e spirituale nella cultura buddista. La sua sacralità deriva dalle sue caratteristiche naturali e dal profondo simbolismo che incarna nel contesto della filosofia e della religione buddista.
Cos’è il loto?
Il loto (spesso riferito come Nelumbo nucifera, o loto sacro) è una pianta acquatica originaria dell’Asia. Cresce in ambienti fangosi, come stagni o laghi, ma i suoi fiori emergono al di sopra delle acque, splendenti e immacolati. Questa peculiarità biologica, di “nascere dal fango e sbocciare incontaminato”, ha reso il loto un simbolo universale di purezza, rinascita e trascendenza.
La pianta del loto ha diverse parti: radici immerse nel fango, stelo che si allunga verso la superficie e fiore che si apre alla luce. Questo sviluppo naturale è carico di simbolismo spirituale e rappresenta un percorso di crescita e illuminazione.
La sacralità del loto nel buddismo
La venerazione del loto nel buddismo deriva dalla sua connessione con i principi fondamentali di questa religione. Di seguito, i motivi principali della sua sacralità:
1. Simbolo di purezza
Il loto è considerato il simbolo supremo della purezza, sia fisica che spirituale. Nonostante nasca in acque fangose, il fiore rimane immacolato e intonso. Questo simboleggia la capacità dell’essere umano di raggiungere la purezza spirituale e l’illuminazione, anche se immerso nelle difficoltà e nelle impurità del mondo materiale.
2. Simbolo di rinascita e trasformazione
Nel buddismo, il loto è strettamente legato al concetto di rinascita (samsara) e alla possibilità di evolversi spiritualmente. Così come il fiore del loto emerge gradualmente dalle acque, l’essere umano può elevarsi dal ciclo delle sofferenze terrene per avvicinarsi all’illuminazione.
3. Legame con il Buddha
Il loto è frequentemente associato al Buddha stesso. Secondo alcune tradizioni, il Buddha fu visto camminare su fiori di loto appena nati quando era bambino. Inoltre, molte rappresentazioni iconografiche raffigurano il Buddha seduto su un fiore di loto in posizione meditativa, simboleggiando il suo stato di totale purezza e illuminazione.
Il loto e i suoi colori simbolici
Nel buddismo, il significato del loto varia anche in base al suo colore:
- Loto bianco: Simboleggia la purezza assoluta della mente e dello spirito. È il fiore dell’illuminazione e della perfezione spirituale.
- Loto rosso: È legato all’amore e alla compassione.
- Loto blu: Simboleggia la saggezza, il sapere e la vittoria sulla ignoranza.
- Loto rosa: Considerato il loto supremo, rappresenta il Buddha e il cammino verso l’illuminazione.
- Loto viola: Associato alla mistica, rappresenta la connessione con il divino e la spiritualità profonda.
Il loto nella pratica buddista
Il loto ha un ruolo centrale nella pratica e nella filosofia buddista. È presente nelle scritture sacre, nei canti e nelle meditazioni. Una delle citazioni più celebri del Dhammapada (una raccolta di insegnamenti del Buddha) recita:
“Come un bellissimo fiore di loto, immacolato e fragrante, cresce dall’acqua fangosa, così il saggio brilla in mezzo ai profani, immersi nella mondanità.”
Inoltre, il loto è strettamente legato al mantra Om Mani Padme Hum, che può essere tradotto come “Il gioiello nel fiore di loto”. Questo mantra esprime l’essenza della compassione e della saggezza buddista.
Riflessioni simboliche
Il loto non rappresenta solo la perfezione spirituale raggiungibile, ma anche il percorso necessario per ottenerla. Come il fiore che attraversa il fango e l’acqua prima di sbocciare, così l’individuo deve affrontare le sfide della vita, superare le sofferenze e il dolore per raggiungere uno stato di pace e illuminazione.
In breve, la sacralità del loto nel buddismo è una celebrazione della trasformazione e della capacità umana di emergere puri e luminosi, anche nelle circostanze più difficili. È un simbolo eterno di speranza, saggezza e bellezza spirituale.