Una linea circolare, attorno al luogo. Oggi c’è un campo agricolo, in quel punto. Donne e uomini, in determinate stagioni, dovevano giungere dagli insediamenti vicini per portare un’offerta e pregare. Un masso, una palizzata. Un cerchio magico, attorno. E 70 monete preziose. Più i gioielli.
La recente scoperta di un sito di culto pagano risalente al VII secolo nei pressi del villaggio di Hezingen, nei Paesi Bassi, rappresenta un evento di grande importanza per l’archeologia europea. Questa scoperta offre una rara opportunità di comprendere meglio le pratiche religiose di una comunità germanica precristiana, fornendo nuovi materiali e idee su un periodo di transizione critica verso la cristianizzazione dell’Europa settentrionale. Uno studio uscito ora su Medieval archaeology – Diobolgeldæ (The Devil’s Money): The Early-Medieval Cult Site of Hezingen, The Netherlands – fa luce su questo misterioso punto d’incontro tra gli uomini e gli dei. La ricerca è firmata da Jan-Willem de Kort, Otto Brinkkemper, Jan van Doesburg, Bert Groenewoudt, Stijn Heeren, Mirjam Kars, Johan Nicolay, Bertil van Os e Arent Pol.
“Il sito consiste in una fila di pali e un grande masso situati in una radura vicino a un antico incrocio stradale, su un’elevazione prominente nel paesaggio. – dicono gli studiosi – Monete d’oro e gioielli furono qui depositati lì a intervalli regolari per un periodo di circa 100 anni. Sulla base dell’analisi del fosfato, è probabile che anche gli animali venissero sacrificati lì. L’uso del sito cessò intorno all’anno 700 d.C. , almeno mezzo secolo prima della cristianizzazione formale della zona. Ciò potrebbe indicare che l’élite locale, a cui il sito sembra essere stato associato, era diventata cristiana in una data precedente, o si era almeno allontanata dalle espressioni collettive del paganesimo. Il luogo di culto era probabilmente collegato a un vicino insediamento di alto rango, dotato di una casa di culto chiusa o di un edificio cerimoniale”.
Cos’era avvenuto, attorno a quel masso? Era caduto un filmine sulla grossa pietra? E i pali cosa designavano? Perché le monete erano collocate proprio attorno ai pali stessi? Un antenato mitico, forse? Qualche personaggio straordinario che soggiornò in quel punto e da quel punto ebbe contatti con la divinità? Oppure la palizzata indicava – con i solstizi – il sole di primavera e quello d’autunno?
Un contesto raro e prezioso
Mentre i paesi del Nord Europa vantano numerosi siti di culto precristiani ben documentati, la situazione è ben diversa per i Paesi Bassi, la Germania settentrionale e la Gran Bretagna. La scarsità di ritrovamenti rende la scoperta di Hezingen particolarmente significativa. Gli scavi, avvenuti a seguito di ritrovamenti fortuiti tramite metal detector, hanno rivelato un luogo di culto all’aperto utilizzato per circa un secolo, prima di essere abbandonato intorno all’anno 700 d.C., poco prima della formalizzazione della cristianizzazione nella regione.
Caratteristiche del sito
Il sito di Hezingen è costituito da una grande struttura circolare delimitata da pali di legno, al cui interno si trovava un edificio dalla forma insolita e un probabile Herrenhof (residenza di un capo d’élite) risalente al VI secolo. Gli archeologi hanno identificato tre aree principali:
- Sito 1: Conteneva una singola moneta d’oro.
- Sito 2: Ha restituito 24 tremisses frammentate e intatte, un pendente d’oro e un orecchino d’argento.
- Sito 3: Ha fornito altre monete e un piccolo pendente a forma di rene.
Inoltre, sono stati trovati 17 fori per pali, il cui allineamento est-ovest suggerisce l’uso del sito per cerimonie stagionali legate agli equinozi di primavera e autunno. Secondo il dott. Jan-Willem de Kort, responsabile dello scavo, l’allineamento solare è facilmente verificabile tramite moderne simulazioni.
Rituali e simbolismo

Le analisi dei reperti hanno portato gli archeologi a ipotizzare che il sito fosse frequentato principalmente da membri dell’élite locale. Le monete d’oro e d’argento, unitamente ad altri preziosi ritrovamenti, indicano l’importanza rituale del luogo. L’analisi del fosfato nel terreno suggerisce inoltre – come dicevamo – la possibilità di sacrifici animali.
Il culto praticato a Hezingen sembra essere stato influenzato da credenze legate alle stagioni e al ciclo agricolo. Le cerimonie durante gli equinozi potrebbero aver avuto lo scopo di placare le divinità e garantire raccolti abbondanti. Nonostante non vi siano prove dirette dell’adorazione di particolari divinità, il voto battesimale sassone tramandato in un codice del IX secolo menziona gli dei UUôden (Wodan), Thunær (Donar) e Saxnōte (Saxnot), ai quali i nuovi convertiti dovevano rinunciare.
Fulmine sul masso, i tre “demoni”
Il macigno potrebbe aver avuto un ruolo di perno, nell’ambito del culto. Non è raro che i fulmini si abbattano su rocce. Un fulmine divino, nei pressi di un quadrivio? Poteva essere un segno da considerare con timore e devozione. Il luogo diveiva sacro e doveva essere ritualmente circondato da una protezione, per evitare l’accesso impuro di animali o viandanti. Il cerchio sacralizzava quella porzione di terreno. Un cerchio, come il sole. Gli studiosi, come abbiamo visto nelle righe precedenti, considerano la possibilità che il luogo potesse essere cultualmente dedicato ad alcune divinità germaniche, quelle che i missionari cristiani indicavano come “demoni” da estirpare. Nel vasto panorama della mitologia germanica, le citate figure di UUôden (Wodan, noto anche come Odino), Thunær (Donar, comunemente identificato con Thor) e Saxnōte (Saxnot) emergono come emblematiche incarnazioni di poteri e valori fondamentali. Queste divinità, pur appartenendo a contesti e tradizioni che si intrecciano, riflettono aspetti diversi della spiritualità e del senso guerriero dei popoli antichi.
UUôden, o Odino, è una delle divinità più complesse e affascinanti del pantheon germanico. Associato alla saggezza, alla poesia e alla guerra, Odino incarna la dualità tra l’arte della conoscenza e la necessità del conflitto.
La sua figura è spesso ritratta come un viaggiatore inquieto – e qui c’era un quadrivio stradale – simbolo di trasformazione e mistero, capace di attraversare i confini del visibile e dell’invisibile. La ricerca interiore e il sacrificio personale sono tratti distintivi del culto wodanico, in cui la sete di sapere si accompagna al rischio dell’ignoto. Nei miti si racconta di un dio disposto a rinunciare a tutto per ottenere una visione superiore del cosmo, una caratteristica che lo rende un simbolo di saggezza profonda. La presenza di corvi e l’uso di simboli enigmatici rafforzano l’immagine di Odino come mediatore tra mondi e tempi differenti.
Passando a Thunær, o Thor, – nel cui nome riecheggia il tuono – si evidenzia una divinità altrettanto centrale, ma dalla carica prevalentemente fisica e protettiva. Thor è il dio del tuono, della forza e della protezione, il cui impeto è paragonabile al fragore del fulmine. La sua iconografia, caratterizzata dal possente martello Mjolnir, rappresenta la potenza distruttrice e allo stesso tempo rigeneratrice della natura. Celebrato come difensore degli dei e degli uomini, Thor incarna il principio dell’ordine contro il caos. Le tradizioni popolari lo onoravano con riti che richiamavano il ciclo naturale delle stagioni e il rinnovarsi della vita. Il contrasto tra la saggezza di Odino e la forza di Thor evidenzia la complementarità delle energie che animavano il mondo antico. Al centro di questo pantheon, Saxnōte (Saxnot) appare come una figura meno nota, ma intrisa di significato culturale e simbolico.
Le testimonianze storiche, seppur frammentarie, suggeriscono che Saxnot fosse venerato soprattutto dai popoli sassoni, come un antenato divino. Le fonti antiche lasciano intravedere un culto caratterizzato da un profondo legame con l’identità e la memoria collettiva di una comunità. Saxnōte, quindi, potrebbe essere interpretato come una personificazione degli ideali guerrieri e della coesione tribale. Il suo ruolo, sebbene marginale rispetto ai grandi dei, sottolinea l’importanza dei miti fondativi nella costruzione dell’identità culturale. Non può sfuggirci un particolare, rispetto a questa trinità divina. Odino è il dio-sapienza. Thor è un furibondo spirito santo, soprattutto azione. Saxnōte è un dio-antenato, uno che giunge dalle fila degli uomini, simile, per certi aspetti, a Cristo, quantomeno nella funzione trinitaria.
Diobolgeldæ:”denaro del diavolo” e cerchio
Un aspetto intrigante della scoperta è il riferimento al diobolgeldæ (“denaro del diavolo”) nei testi dei missionari medievali. Questi documenti indicano che per abbracciare il cristianesimo, le popolazioni locali dovevano cessare di fare offerte in monete preziose presso i luoghi di culto pagani. La presenza di metalli preziosi a Hezingen riflette una pratica rituale che enfatizzava lo status sociale, dato che solo le élite potevano permettersi tali offerte.
In alcune aree montane dell’Europa alcuni riti potrebbero essere sopravvissuti, ancora per secoli, nel substrato folklorico, perdendo l’ancoraggio al culto, ma conservando, a livello di superstizione, il collegamento esterno alla liturgia pagana. Nel periodo rinascimentale si ipotizzò che questi antichi riti, nelle campagne e nelle zone di montagna, potessero avere un’origine satanica e pertanto furono pesantemente perseguiti, anche grazie ai processi per stregoneria. A partire dallo stesso periodo, in seguito alla nascita e allo sviluppo di pratiche sataniste, soprattutto in funzione anti cristiana, furono adottate le modalità offertoriali pagane e il cerchio pagano, che delimitava l’area sacra. Tuttora, la grafica che caratterizza questi gruppi rivela un collegamento con mondi pagani di origine celtica o germanica.
Significato storico e culturale
L’abbandono del sito alla fine del VII secolo suggerisce che le élite locali potrebbero essere state tra le prime a convertirsi al cristianesimo, forse deluse dai risultati dei sacrifici pagani o attratte dalle promesse del nuovo sistema di credenze monoteistiche. Missionari come Plechelmus e Lebuinus svolsero un ruolo cruciale nella conversione della regione intorno al 760 d.C., mentre le prime chiese, come quella di Oldenzaal, furono consacrate nello stesso periodo.
La scoperta di Hezingen non solo amplia le conoscenze sui rituali precristiani nell’Europa nord-occidentale, ma solleva anche interrogativi su come le comunità locali abbiano vissuto la transizione verso il cristianesimo. Lo studio di questi reperti continuerà a offrire preziose informazioni sul complesso rapporto tra religione, politica e società in un’epoca di profonde trasformazioni.