Un volto antico tra sabbia, reti e alghe
Sotto le acque limpide del Coltellazzo, un giovane volto imperturbabile come quello di un dio, si lascia scoprire dopo circa due millenni di oblio. Una bella curiosità. Che ci faceva, lì sotto, questo viso, nell’assoluta azzurrità? Be’, studiamo il luogo e i dintorni, e la ricostruzione ci porta a capire la funzione di questo volto e la sua origine. Meraviglioso.

CAGLIARI – Il bel volto è riaffiorato in queste ore dai fondali di Pula, nel Sud della Sardegna. Tutto avviene durante una missione della Marina Militare Italiana: i Palombari del Nucleo SDAI (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi) del Gruppo Operativo Subacquei del COMSUBIN stanno effettuando una bonifica nelle acque cristalline dell’isolotto del Coltellazzo, proprio accanto alle rovine di Nora, la città fenicio-punico-romana che domina il promontorio.

Nel corso del monitoraggio, dentro una rete da pesca incagliata, compare qualcosa di sorprendente. Non si tratta di un ordigno, ma di una testa in terracotta, ben riconoscibile, probabilmente di epoca romana, ma forse di una manifattura non continentale. Il mare l’ha protetta, pur segnandola. La materia è consumata ma ancora viva, intensa. Quasi che la storia volesse guardare negli occhi chi la cerca.

Dove riaffiora il mistero: Pula, tra antiche rovine e trasparenze del mare
Una costa baciata dal sole e dalla storia: l’area del Coltellazzo, davanti a Nora, nel Sud della Sardegna
Il ritrovamento avviene davanti all’isolotto del Coltellazzo, un piccolo promontorio roccioso nel Golfo di Cagliari, all’estremo Sud della Sardegna. Qui si erge ancora la torre seicentesca, costruita dagli Spagnoli, a guardia di una delle aree costiere più suggestive e ricche di passato dell’isola.
Siamo nel territorio di Pula, comune di circa 7.000 abitanti, distante 30 chilometri da Cagliari e immerso in un paesaggio che alterna boschi, dune, scogliere e tratti di mare turchese. A poca distanza dalla costa sorge Nora, antica città fenicia poi romanizzata, con un impianto urbano ancora leggibile: il teatro, le terme, i mosaici, il tempio di Tanit e le strade in basalto nero.
Proprio nelle acque antistanti, tra la torre del Coltellazzo e il sito archeologico, si trovano da tempo resti sommersi e presenze ancora in attesa di essere scoperte. La testa in terracotta sembra emergere da uno di questi luoghi silenziosi, forse trasportata da una corrente o liberata dalla sabbia da una mareggiata recente. E’ probabile che un pescatore abbia visto incagliarsi la propria rete e che l’abbia persa.
Materiali e aspetto: la fisionomia di un giovane di terracotta
Un volto classico, sereno, corroso ma eloquente: tra ruggine marina e muschi antichi, l’espressione dell’eternità
La figura presenta caratteristiche coerenti con le produzioni in terracotta dell’età imperiale. Il materiale, a grana grossa e di colore rossastro, lascia supporre una fabbricazione locale o italica. L’opera raffigura un giovane uomo: lineamenti idealizzati, naso diritto, bocca chiusa, occhi scolpiti con sobrietà. Le superfici risultano levigate dall’acqua e incrostate da concrezioni marine. Non si osservano elementi per l’ancoraggio o la sospensione, ma la base piatta fa ipotizzare una collocazione fissa, forse su un piedistallo, un altare o una struttura architettonica.
L’opera conserva un certo vigore formale, nonostante le abrasioni. Un vigore che oggi riesce a superare i secoli, a parlare ancora, a sorprenderci.
Un teatro sul mare o un sacello perduto? Le ipotesi sull’origine del reperto
Tra sacralità e spettacolo, il giovane ritrovato potrebbe appartenere a un contesto votivo, iconografico o decorativo
Le ipotesi sull’origine della testa in terracotta si moltiplicano. Gli archeologi ipotizzano almeno tre possibili contesti:
- Un ex-voto sacro, legato a una divinità giovane come Apollo o Tanit. I resti del tempio punico e i successivi adattamenti romani, rinvenuti a Nora, suggeriscono una forte continuità cultuale.
- Una decorazione teatrale: a pochi metri dal luogo del ritrovamento si trova il teatro romano, affacciato sul mare. La testa potrebbe far parte della scenografia o essere stata utilizzata come maschera monumentale.
- Un arredo funebre o templare, collocato in un sacello portuale o in una tomba monumentale, poi disperso da eventi naturali o saccheggi.
Il fatto che l’oggetto si trovi in mare, e in parte impigliato in una rete, lascia supporre uno spostamento rispetto al punto originale. Le correnti marine, o antichi crolli, potrebbero aver trasportato l’oggetto a decine di metri dal sito d’origine.