Un piccolo vaso di ceramica, nascosto per secoli nella terra di un’antica necropoli iraniana, ha finalmente svelato il suo segreto. Non era unguento, né farmaco. Era trucco per gli occhi, nero e brillante. Ma a renderlo eccezionale non è solo la sua antichità: è la sua formula, mai vista prima. Una ricetta perduta che, dopo 2.700 anni, riemerge dal suolo per raccontarci qualcosa di più sulle tecnologie, le intenzioni e l’identità di chi la usava.
Il vasetto è stato rinvenuto a Kani Koter, nel nord-ovest dell’Iran, in una tomba dell’Età del Ferro. Analizzato con moderne tecniche di spettrometria, ha restituito un dato sorprendente: il contenuto era un tipo di kohl — il celebre eyeliner del mondo antico — ma con una composizione chimica mai registrata finora nella storia dell’archeologia cosmetica.

Una ricetta perduta
Grafite e manganese: dentro il vaso, una formula che non conoscevamo
I pigmenti scoperti all’interno del contenitore sono una miscela di ossidi di manganese e grafite. L’uso di manganese è già noto in alcuni contesti antichi, ma è la presenza della grafite a costituire una novità assoluta: non era mai stata identificata prima in un cosmetico dell’antichità.
La grafite ha una doppia valenza: è esteticamente efficace, poiché riflette la luce e crea un effetto metallico, brillante, argenteo, ma è anche funzionalmente utile, perché aderisce facilmente alla pelle e forma una linea sottile e compatta. Questo lo distingue radicalmente dai kohl a base di galena o altri minerali, più pesanti e opachi.
Inoltre, le analisi non hanno rilevato tracce di leganti organici come grassi animali o oli vegetali. Questo dettaglio suggerisce un’applicazione a secco, probabilmente tramite stilo o bastoncini, forse intinti in saliva o acqua per fissare il pigmento.

Che cosa ci svela questo trucco?
Tecnologie locali, nuovi materiali, identità sociale
La presenza di grafite locale, e non di materiali importati, indica una ricetta sviluppata in situ, forse per motivi pratici o estetici. La scelta di minerali visivamente distintivi e difficili da rimuovere suggerisce un uso legato a occasioni formali o rituali: cerimonie, sepolture, ruoli pubblici.
Il fatto che il vasetto fosse collocato in una tomba di alto rango, insieme ad armi, gioielli e finimenti equestri, lascia supporre che fosse appartenuto a una figura di rilievo — un guerriero, un capo, forse un sacerdote. In questo contesto, il trucco non è solo vanità: è un dispositivo sociale. Uno strumento di distinzione, carisma, autorità.
Come poteva essere applicato e che effetto produceva
Un trucco argenteo, magnetico e forse perturbante
Immaginiamo lo sguardo di chi usava quel kohl: profili neri che riflettono la luce con un bagliore metallico, linee che accentuano la profondità degli occhi e li fanno brillare al sole, al fuoco, nella penombra di una sala cerimoniale.
Applicato a secco, forse con un sottile bastoncino di legno levigato, il kohl lasciava tracce precise e indelebili. Una maschera sottile, elegante e forse inquietante. Il risultato doveva essere diverso da ogni altro kohl dell’epoca, più simile all’effetto di un moderno eyeliner con glitter grafitico: non nero opaco, ma nero vivo, vibrante, quasi argenteo.
Un unicum nella storia della cosmesi
Kani Koter e la prima prova archeologica dell’uso della grafite nel make-up
Questa scoperta è importante non solo per l’archeologia del Vicino Oriente, ma per la storia universale della cosmesi. È infatti la prima attestazione chimica dell’uso di grafite come ingrediente cosmetico in un contesto così antico. Fino a oggi, la grafite era nota come materiale per scrivere, incidere, colorare, ma mai come prodotto per il trucco.
Questo cambia le nostre ipotesi su ciò che gli antichi cercavano in un eyeliner: non solo nero profondo, ma anche brillantezza, aderenza, durata. Un trucco funzionale, scenico e forse carico di significato rituale o magico.
Perché la grafite nel trucco è una scoperta rivoluzionaria?
- Inedita: mai documentata prima in kohl antico
- Versatile: aderisce meglio della galena e produce effetti luminosi
- Locale: indicatore di una cultura autonoma e innovativa
- Simbolica?: forse usata per distinguere i ranghi più elevati
- Funzionale: non si scioglie facilmente, utile in climi caldi
Fonti e riferimenti
- “2,700-Year-Old Eye Makeup Found in Iran Contains Graphite”, Greek Reporter
- Studi di confronto su cosmetici antichi: British Museum, Louvre, Iranian Cultural Heritage Org.
- Approfondimenti su materiali antichi: “Graphite in Antiquity”, Materials Research Letters (2020)
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