Scoperta la “formula segreta” di un eyeliner di 2700 anni fa. Cosa nasconde questo piccolo vaso? La ricetta perduta. Creava un colore cangiante, utilizzato dai guerrieri

Un piccolo vaso di ceramica, nascosto per secoli nella terra di un’antica necropoli iraniana, ha finalmente svelato il suo segreto. Non era unguento, né farmaco. Era trucco per gli occhi, nero e brillante. Ma a renderlo eccezionale non è solo la sua antichità: è la sua formula, mai vista prima. Una ricetta perduta che, dopo 2.700 anni, riemerge dal suolo per raccontarci qualcosa di più sulle tecnologie, le intenzioni e l’identità di chi la usava.

Il vasetto è stato rinvenuto a Kani Koter, nel nord-ovest dell’Iran, in una tomba dell’Età del Ferro. Analizzato con moderne tecniche di spettrometria, ha restituito un dato sorprendente: il contenuto era un tipo di kohl — il celebre eyeliner del mondo antico — ma con una composizione chimica mai registrata finora nella storia dell’archeologia cosmetica.

Il vasetto contenente il trucco antico. Amelirad, S., & Azizi, E. (2021). Kani Koter, Iron Age cemetery from Iranian Kurdistan. Iran, 59(1), 57–76, fig. 22

Una ricetta perduta

Grafite e manganese: dentro il vaso, una formula che non conoscevamo

I pigmenti scoperti all’interno del contenitore sono una miscela di ossidi di manganese e grafite. L’uso di manganese è già noto in alcuni contesti antichi, ma è la presenza della grafite a costituire una novità assoluta: non era mai stata identificata prima in un cosmetico dell’antichità.

La grafite ha una doppia valenza: è esteticamente efficace, poiché riflette la luce e crea un effetto metallico, brillante, argenteo, ma è anche funzionalmente utile, perché aderisce facilmente alla pelle e forma una linea sottile e compatta. Questo lo distingue radicalmente dai kohl a base di galena o altri minerali, più pesanti e opachi.

Inoltre, le analisi non hanno rilevato tracce di leganti organici come grassi animali o oli vegetali. Questo dettaglio suggerisce un’applicazione a secco, probabilmente tramite stilo o bastoncini, forse intinti in saliva o acqua per fissare il pigmento.


Il piccolo contenitore cosmetico e l’applicatore del trucco. Amelirad, S., & Azizi, E. (2021). Kani Koter, Iron Age cemetery from Iranian Kurdistan. Iran, 59(1), 57–76, fig. 22

Che cosa ci svela questo trucco?

Tecnologie locali, nuovi materiali, identità sociale

La presenza di grafite locale, e non di materiali importati, indica una ricetta sviluppata in situ, forse per motivi pratici o estetici. La scelta di minerali visivamente distintivi e difficili da rimuovere suggerisce un uso legato a occasioni formali o rituali: cerimonie, sepolture, ruoli pubblici.

Il fatto che il vasetto fosse collocato in una tomba di alto rango, insieme ad armi, gioielli e finimenti equestri, lascia supporre che fosse appartenuto a una figura di rilievo — un guerriero, un capo, forse un sacerdote. In questo contesto, il trucco non è solo vanità: è un dispositivo sociale. Uno strumento di distinzione, carisma, autorità.


Come poteva essere applicato e che effetto produceva

Un trucco argenteo, magnetico e forse perturbante

Immaginiamo lo sguardo di chi usava quel kohl: profili neri che riflettono la luce con un bagliore metallico, linee che accentuano la profondità degli occhi e li fanno brillare al sole, al fuoco, nella penombra di una sala cerimoniale.

Applicato a secco, forse con un sottile bastoncino di legno levigato, il kohl lasciava tracce precise e indelebili. Una maschera sottile, elegante e forse inquietante. Il risultato doveva essere diverso da ogni altro kohl dell’epoca, più simile all’effetto di un moderno eyeliner con glitter grafitico: non nero opaco, ma nero vivo, vibrante, quasi argenteo.


Un unicum nella storia della cosmesi

Kani Koter e la prima prova archeologica dell’uso della grafite nel make-up

Questa scoperta è importante non solo per l’archeologia del Vicino Oriente, ma per la storia universale della cosmesi. È infatti la prima attestazione chimica dell’uso di grafite come ingrediente cosmetico in un contesto così antico. Fino a oggi, la grafite era nota come materiale per scrivere, incidere, colorare, ma mai come prodotto per il trucco.

Questo cambia le nostre ipotesi su ciò che gli antichi cercavano in un eyeliner: non solo nero profondo, ma anche brillantezza, aderenza, durata. Un trucco funzionale, scenico e forse carico di significato rituale o magico.

Perché la grafite nel trucco è una scoperta rivoluzionaria?

  • Inedita: mai documentata prima in kohl antico
  • Versatile: aderisce meglio della galena e produce effetti luminosi
  • Locale: indicatore di una cultura autonoma e innovativa
  • Simbolica?: forse usata per distinguere i ranghi più elevati
  • Funzionale: non si scioglie facilmente, utile in climi caldi


Fonti e riferimenti

  • “2,700-Year-Old Eye Makeup Found in Iran Contains Graphite”, Greek Reporter
  • Studi di confronto su cosmetici antichi: British Museum, Louvre, Iranian Cultural Heritage Org.
  • Approfondimenti su materiali antichi: “Graphite in Antiquity”, Materials Research Letters (2020)

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa