Scoperta la porta monumentale e le mura perdute di una città faraonica a Luxor. Le case dei bambini defunti. La città dei corpi e degli spiriti viva sotto la sabbia

Luxor, Egitto. Non si tratta di un sogno da “Mille e una notte”, ma di pietra, adobe, arenaria. Sotto il cielo infuocato del Sud egiziano, gli archeologi hanno riportato alla luce la monumentale porta d’accesso e le poderose mura difensive di un’antica città che fu viva oltre tremila anni fa. Un luogo rituale e industriale, con templi, birrerie e officine. Un microcosmo racchiuso tra mattoni sigillati dal nome di un faraone dimenticato.

Una scoperta che riscrive il volto urbanistico del sito di Karnak, nel cuore della Tebe faraonica, e che restituisce la sensazione – quasi fisica – del passaggio degli uomini, dei cavalli e dei carri sotto il caldo sole del deserto.


Una città dimenticata riemerge dalle sabbie

Luce intensa, mattoni cotti al sole, e il rombo silenzioso della storia

Il rinvenimento è avvenuto nel contesto delle indagini e dei restauri condotti attorno al Tempio di Ajmenu, nella vasta area del complesso templare di Karnak, a Luxor – antica Tebe –, città situata a circa 650 km a sud del Cairo. Qui, gli archeologi del Consiglio Supremo delle Antichità egiziane, in collaborazione con il Centro Franco-Egiziano per lo Studio dei Templi di Karnak (CFEETK), hanno condotto un intervento di consolidamento e valorizzazione delle cosiddette Cappelle Meridionali.

Ed è proprio nell’ambito di questi lavori che si è spalancata una nuova finestra sul passato: sono stati scoperti i resti delle mura cittadine e una gigantesca porta monumentale in arenaria, appartenenti a un insediamento faraonico attivo fra il Nuovo Regno e la XXI Dinastia.


La porta sigillata dai faraoni

Un ingresso sacro, scolpito nel nome del potere e della devozione

A dominare l’area è la grande porta d’accesso, realizzata in arenaria scolpita, probabilmente parte di un sistema di ingresso cerimoniale connesso ai processi rituali di Amón-Ra, il dio supremo della Tebe sacra. La porta, associata a mura costruite in adobe (mattoni crudi), porta impressi i sigilli del faraone Menjeperra, nome regale di Psusennes I (Dinastia XXI, XI secolo a.C.), e della sua regina.

Il rinvenimento di questi mattoni sigillati rappresenta una prova tangibile dell’autorità regale sulla fondazione urbanistica e difensiva della zona. È un caso raro e prezioso, in cui l’archeologia restituisce l’identità autografa del potere.


Officine, amuleti e bronzi: un cuore industriale

Fuoco, metallo e mani sapienti al servizio degli dèi

L’area scavata a Naga Abu Asba, distretto settentrionale di Luxor, si è rivelata un sorprendente centro di produzione artigianale e metallurgica, articolato in:

  • Laboratori per la fusione e modellazione del bronzo, destinati probabilmente alla creazione di statue osiriache (raffigurazioni rituali del dio Osiride);
  • Magazzini di amuleti e monete distribuiti in diversi livelli stratigrafici;
  • Una grande birreria antica, simile a quelle scoperte ad Abidos e a Tell el-Farama, segno della presenza stabile di maestranze e lavoratori;
  • Figure rituali di ushebti in faïence azzurra e piccoli sigilli con la dicitura “Sovrintendente della Casa di Khonsu”.

Questi elementi suggeriscono che la zona non fosse solo religiosa, ma anche uno snodo produttivo ed economico, attivo in epoche diverse.


Il tempio del faraone immortale

Un “santuario per milioni di anni” sotto il cielo di Karnak

All’interno del Tempio di Ajmenu, edificato per volontà del grande Thutmosi III (1479–1425 a.C.), sono state scoperte iscrizioni cerimoniali e scene del giubileo Heb Sed, uno dei rituali più importanti del faraone, volto a rinnovare il suo potere.

Una delle iscrizioni chiave recita:

“Un santuario per milioni di anni dedicato ad Amón-Ra e alle divinità di Karnak”.

Il tempio si articola in sette cappelle laterali e due sale a colonne, decorate con rilievi policromi straordinariamente conservati. Il restauro ha permesso la riapertura del sito al pubblico, con pannelli informativi e accessibilità per persone con mobilità ridotta.


Bambini e misteri di Al-Asasif

Silenzi profondi in piccole bare: lo scavo degli innocenti dimenticati

Non meno emozionante è lo scavo condotto a Al-Asasif, necropoli tebana sul versante ovest, dove sono stati scoperti piccoli sarcofagi lignei destinati a bambini. Purtroppo, gran parte delle sepolture risulta fortemente danneggiata, priva di iscrizioni e in uno stato conservativo critico.

In un pozzo funerario, tuttavia, sono stati recuperati numerosi ostraka (frammenti ceramici con scritte), figure ushebti, due sigilli con il titolo di “sovrintendente della Casa di Khonsu”, e resti ossei ancora da analizzare. Si attende ora il responso dei paleoantropologi per stabilire sesso, età e causa della morte dei bambini.


Un’Egitto vivo e pieno di sorprese

Ogni strato di sabbia custodisce un desiderio, un nome, un respiro

Questa scoperta rappresenta uno dei momenti più emozionanti dell’archeologia egizia recente, per la varietà e profondità degli elementi rinvenuti: urbanistica, religione, artigianato, infanzia, morte.

È l’Egitto delle città vive, dove ogni muro e ogni mattone raccontano una storia di potere, fede, lavoro e memoria, risalente a più di tremila anni fa. Il complesso di Karnak continua dunque a sorprendere, mostrando quanto ancora resti sepolto sotto la sabbia e quanto il cuore dell’antico Egitto sia capace di battere, ancora, sotto i nostri piedi.



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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa