Il volto di quest’uomo di marmo, tra le macerie di un’antica abitazione appena portata riportata alla luce, guarda con intensità e potenza. Il suo corpo è altrove. E non diteci che è il commissario Montalbano, anche se molto gli somiglia…

La testa di statua in marmo, che risale all’epoca tolemaica o all’inizio dell’epoca romana, è stata trovata nella zona archeologica di Taposiris Magna, vicino ad Alessandria d’Egitto. Questa scoperta – annunciata nelle scorse ore dal Ministero egiziano delle Antichità – è stata realizzata dalla missione archeologica francese dell’Università di Lione e dell’Istituto francese di Archeologia Orientale al Cairo, sotto la guida di Joachim le Bomin. Il ritrovamento, è avvenuto tra le rovine – ben più recenti – di una casa del VII secolo d.C. E’ probabile che il volto decorasse una struttura precedente.
La scultura, sotto il profilo stilistico, sembra collocarsi al punto estremo del periodo tolemaico in Egitto o all’inizio della dominazione romana. Tolomeo vuol dire Cleopatra. E Cleopatra fa riemergere le figure di due grandi romani, Giulio Cesare e Marco Antonio, che si innamorarono di lei. Ma il volto non rappresenta né l’uno, nell’altro, anche se la statua è collocabile in un’epoca non troppo distante da questi fatti. L’Egitto divenne una delle province più rilevanti dell’Impero romano a partire dal 30 a.C., dopo essere stato annesso da Ottaviano in seguito alla morte di Cleopatra.
Dal 29 a.C., la provincia fu amministrata da un prefetto appartenente all’ordine equestre, il praefectus Alexandreae et Aegypti, dotato di imperium conferito dal principe. Fu uno dei prefetti, quest’uomo? Egli, per il proprio ritratto, volle ogni particolare, come se ambisse ad essere immediatamente conosciuto dalla gente. Non si può escludere che tanta aderenza al vero sia stata ottenuta anche attraverso la realizzazione di una maschera di gesso, apposta al volto dell’uomo, come calco. La realizzazione di uno stampo avrebbe consentito di ottenere un volto di gesso identico a quello dell’uomo. E allo scultore di trasferire pazientemente quelle linee nel blocco di marmo.
Dettagli della scoperta e identikit psicologico
La testa di marmo, che raffigura un uomo maturo, ha un’altezza di circa 38 cm, che supera la dimensione standard di una testa umana. Il ritrovamento è avvenuto nella zona di Taposiris Magna, a 45 km a ovest di Alessandria, un sito archeologico già noto per la sua rilevanza storica.

Il Ministro del Turismo e delle Antichità, Sharif Fathi, ha confermato l’importanza della scoperta, mentre il dottor Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha sottolineato come la testa fosse probabilmente parte di una statua che adornava un edificio di grande significato, non una semplice abitazione privata. Questa ipotesi è supportata dalla grandezza e dalla qualità artistica del reperto.
Fisionomia e simboli nascosti. Come si legge questo volto
Mohamed Abdel-Badi, capo del settore delle antichità egiziane presso il Consiglio Supremo delle Antichità, ha sottolineato l’elevata qualità artistica della scultura. La testa presenta tratti realistici, un elemento distintivo dell’arte ellenistica e romana, nota per il suo stile “verista” che cattura l’essenza dell’individuo.
Proviamo ad analizzarla anche noi, con voi. La statua raffigura un uomo maturo, calvo, con il volto segnato da rughe e un’espressione severa, che riflette la vita reale e che non comunica nulla di idealizzato, seppure, come “testa di carattere”, questo volto possa essere catalogato come quello di un “condottiero romano”
Siamo però di fronte a un ritratto realistico, con particolari minuziosi. La fisionomia dell’uomo, comunica potenza e determinazione, come nei ritratti di Cesare. Il naso fu rimosso con numerose martellate. E poi vedremo di ipotizzare cosa sia successo.

L’opera mostra ogni più piccolo particolare del volto. Le rughe della fronte e degli occhi ci forniscono informazioni compatibili con il volto di un uomo che ha vissuto forse tra i soldati, senza mai proteggersi all’interno di mura domestiche. Il suo volto è duro e contratto, potente. Sulle sue tempie guizzano, nella pulsazione, arterie simili a minuscoli serpenti o saette. Una verità che si presta a diventare un simbolo. Cosa vi comunicano le tempie? Tensione, dardo, freccia, intelligenza, rapidità, illuminazione divina, fiamma e veleno mortale. Provate ad osservare queste serpi d’arterie e, contemporaneamente, le sopracciglia viperine che s’inarcano, senza divenire grottesche, per inquadrare e colpire un obiettivo, di fronte a sé. La mascella, larga, è fortemente serrata. Le masse muscolari prevalgono. Guardate e riguardate.

I muscoli disegnano fasce, sulla pelle che nulla nasconde dell’età, delle fatiche, del perdurante vigore. Muscoli che sostengono, in una tensione volitiva, l’intera massa facciale, che è piena di asperità. Persino le labbra, nella parte superiore e inferiore, sono tese e sostenute dai muscoli. Tensione, orgoglio, forse sprezzo per il pericolo e disprezzo per gli avversari. La pelle è rasata, come il cranio. Rasatura perfetta, romana, delle origini, senza concessioni alle mode barbare. Il collo è una colonna ampia, larga, muscolosa, taurina, da commissario Montalbano. Palestra e guerra. Guerra e palestra. Un nobile. Un cavaliere? Un Governatore romano d’Egitto, identificato tra i cavalieri, cioè la rampante classe di “borghese patriziato” che si collocava tra senatori e plebei?
L’archeologi Joachim le Bomin afferma che la missione continuerà a indagare per capire come mai questa testa sia stata trovata in una casa risalente a circa 700 anni dopo la sua creazione. La squadra è impegnata in studi approfonditi per identificare l’individuo raffigurato, e ha già avviato i lavori di conservazione e restauro della scultura. E il naso mancante? Lo vedremo tra un attimo. Prima occupiamoci brevemente del luogo del ritrovamento: Taposiris Magna.
Taposiris Magna, tomba di Cleopatra?
Taposiris Magna è uno dei siti archeologici più significativi della costa settentrionale dell’Egitto. Il suo nome deriva dal tempio dedicato al dio Osiride, che sottolinea la sua rilevanza religiosa durante i periodi greco-romano e bizantino. Il sito ospita numerosi monumenti, tra cui il tempio di Abu Sir, le tombe dei Plantageneti, e il faro di Abu Sir, simile al celebre faro di Alessandria.
Dal 1998, la missione dell’Istituto Francese di Archeologia Orientale lavora a Taposiris Magna, conducendo scavi e restauri in diverse aree, tra cui il bagno tolemaico, un complesso unico nel suo genere in Egitto, e le tombe dei Plantageneti, risalenti al periodo tolemaico. La scoperta della testa di marmo si inserisce in un contesto di continua esplorazione e valorizzazione del patrimonio storico di questo luogo, in cui si sta cercando anche la possibile tomba di Cleopatra.
Perché a questo volto manca il naso

Osserviamo la fotografia per stabilire cosa sia avvenuto al naso del personaggio. La rottura è profonda, non compatibile con una semplice caduta, che avrebbe comportato lesioni a livello della fronte. Invece possiamo ipotizzare un’azione “chirurgica” e reiterata di un martello che parte dalla punta del naso – danneggiando anche lievemente le labbra – per andare nel profondo, nel punto in cui l’osso radica nel cranio. E così risalire lungo il canale sovrastante, tra occhio ed occhio.
La decurtazione del naso delle statue romane è un fenomeno che ha suscitato l’interesse di storici e archeologi, poiché si tratta di un atto intenzionale e simbolico piuttosto comune nel corso della storia antica e medievale. Ecco i principali motivi dietro questa pratica:
1. Damnatio memoriae
Uno dei motivi principali era la damnatio memoriae, una pratica romana attraverso la quale si cercava di cancellare la memoria di un individuo che aveva disonorato lo Stato o il suo imperatore. Tagliare il naso delle statue era un modo per deturpare l’immagine e, simbolicamente, per privare quella persona del suo onore e della sua esistenza sociale.
2. Simbolismo religioso
In alcuni casi, la mutilazione delle statue aveva un significato religioso. Ad esempio, i cristiani, durante il periodo di transizione dall’impero pagano al cristianesimo, spesso danneggiavano le statue degli dèi pagani per dimostrare la supremazia della loro fede e la sconfitta delle divinità pagane.
3. Vendette politiche o personali
La decurtazione del naso poteva anche essere il risultato di vendette politiche o personali. Le statue di imperatori o figure di potere sconfitte o cadute in disgrazia venivano spesso mutilate come segno di disprezzo e come atto di umiliazione pubblica.
4. Saccheggi e razzie
Durante saccheggi o razzie, le statue venivano spesso danneggiate, e il naso era una delle parti più vulnerabili e facili da rompere. Questo tipo di mutilazione potrebbe non essere stato sempre intenzionale, ma il risultato di atti di vandalismo indiscriminati.
5. Motivi tecnici
Infine, il naso è una delle parti più sporgenti e fragili di una statua, per cui poteva anche essere danneggiato per l’abbattimento della statua dal piedistallo o per una caduta accidentale nel corso del tempo, durante trasporti o a causa di eventi naturali come terremoti. Non ci pare che questo sia il caso del volto di marmo trovato ora in Egitto.
E il corpo della statua? Potrebbe essere stato cotto
Ulteriori indagini permetteranno di capire se la testa fosse parte di un semplice busto o – come è più probabile – di una statua completa, che però non è stata qui trovata. E il corpo? Potrebbe essere stato utilizzato per produrre calce. La pratica di cuocere statue di marmo per produrre calce è una delle vicende più drammatiche nella storia del patrimonio artistico e architettonico. Questa pratica, diffusa soprattutto durante il Medioevo e il Rinascimento, era motivata dalla necessità di ottenere materiali per la costruzione o il restauro di edifici.
Il marmo, essenzialmente composto da carbonato di calcio (CaCO₃), quando sottoposto a temperature elevate in fornaci apposite, si decompone in ossido di calcio (CaO), noto come calce viva, e anidride carbonica (CO₂). Questo processo, chiamato calcinazione, era fondamentale per la produzione di calce, materiale largamente utilizzato come legante per le malte nell’edilizia.
Ragioni dietro la distruzione dei marmi antichi
- Necessità edilizia: In periodi di intensa attività edilizia, la richiesta di calce era elevata. La scarsità di pietre calcaree adatte alla calcinazione spingeva spesso a utilizzare anche opere d’arte in marmo.
- Decadenza e riconversione: Molte statue, templi e monumenti pagani, considerati superflui o addirittura sacrileghi dopo la cristianizzazione dell’Impero Romano, vennero distrutti per essere riciclati.
- Ignoranza artistica: Durante i periodi di decadenza culturale, il valore artistico delle opere era spesso sottovalutato rispetto alla loro utilità pratica.
Esempi famosi
- Roma: Molte delle statue e dei monumenti romani furono ridotti a calce per costruire nuove chiese e palazzi.
- Grecia: Anche in Grecia, molte opere classiche vennero sacrificate per la costruzione di nuove strutture durante il periodo bizantino.