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08 febbraio 2025 – Archeologia – Fu un attacco di violenza inaudita. In poche ore, probabilmente con catapulte e fuoco, i romani conquistarono la cittadella iberica. I crolli sigillarono le case, come se fosse arrivata una ventata vulcanica. I romani ricostruirono. rapidamente. Probabilmente avviarono la cinta e le torri, mentre il terreno rilasciava ancora i fumi degli incendi. Nel cuore del Parco archeologico di Libisosa, il sito romano che si staglia sul “Cerro del castillo” di Lezuza (Albacete, Spagna), è stato compiuto un primo bilancio delle ultime campagne di scavo che hanno portato al ritrovamento di due torri romane. Esse, alla base della collina, delimitavano l’ingresso principale al nucleo urbano. Accanto a queste strutture sono state trovate tracce, all’esterno del muro, di una struttura che potrebbe essere un vasto edificio romano, forse di valenza pubblica. Nuovi scavi permetteranno di capire perché questa struttura sorgesse all’esterno delle mura e delle torri. Nel corso degli scavi del 2024 sono stati trovati anche raffinate ceramiche in terra sigillata, prodotte nella Gallia meridionale e probabilmente rotte contemporaneamente e gettate in una discarica.
Il dramma di Libisosa attaccata dai Romani
Libisosa fu un tempo un fiorente insediamento iberico, situato in una posizione strategica lungo le vie di comunicazione della Castiglia-La Mancia. Tuttavia, la sua storia fu segnata da un tragico destino: durante le guerre sertoriane (82–72 a.C.), l’insediamento venne distrutto dall’avanzata dell’esercito romano. L’evento, caratterizzato da una violenza inaudita che lasciò, dietro di sé, una sorta di “effetto sepoltura”, ha conservato nel terreno testimonianze materiali drammatiche, come resti umani e frammenti bellici, rendendo oggi Libisosa un laboratorio unico per studiare il passaggio dalla civiltà iberica a quella romana.

Ricostruzione e posizionamento delle torri
Il lavoro di scavo ha portato alla luce la base delle torri, che si ergono nei pressi della Porta Est della fortificazione. Esse testimoniano le strategie difensive adottate in epoca repubblicana e successivamente adattate in età imperiale, con una muratura rinforzata e tecniche costruttive che ne evidenziano il valore strategico. La loro collocazione non è casuale: esse delimitano l’accesso al nucleo urbano e anticipi.

Le campagne di scavo condotte tra agosto e ottobre 2024 hanno messo in luce una complessa stratificazione di depositi, testimonianza del susseguirsi di fasi di costruzione, abbandono e ricostruzione. In particolare, l’intervento nel settore 17, con particolare attenzione alla zona di Taglio 3 nella metà settentrionale, ha permesso di approfondire aspetti costruttivi della muratura difensiva e di rilevare evidenti livelli di ammortamento, che si intrecciano con i momenti di crisi e rinascita urbana.

Parallelamente, gli scavi hanno rivelato una discarica ricca di reperti: tra questi, spiccano le raffinate ceramiche in Terra Sigillata – cioè ceramica dotata di un sigillo, un marchio di fabbrica – della Gallia meridionale, utilizzate come vasellame da tavola in età imperiale. Questi reperti, recuperati in quantità notevole, non solo attestano il dinamismo commerciale del periodo, ma offrono anche una preziosa documentazione per ricostruire le interazioni culturali e i flussi economici che animavano il quotidiano degli abitanti di Libisosa. La terra sigillata aveva un valore elevato. Era ad alta impermeabilità, lucida, colorata di un intenso color arancio, in numerose tonalità, fino al marrone.
Accanto a queste scoperte, i lavori hanno evidenziato ulteriori elementi strutturali, come un grande edificio romano situato fuori dalle mura cittadine.

In un ambiente di circa 9 x 7 metri, due ambienti parzialmente scavati in tegole romane – tegulae e imbrices – che rafforzano l’ipotesi di una struttura di notevole importanza, destinata a rivelare nuovi aspetti dell’urbanizzazione romana della zona.