Scoperte ora tombe greco-romane di 2000 anni fa, mummie di bambini e tesori accanto al mausoleo dell’Aga Khan. Archeologi milanesi in prima linea. Le prime ipotesi


Un tesoro tra sabbia e roccia
Sotto la collina che guarda il Nilo, un nuovo frammento di eternità emerge dal deserto

Nel sole abbacinante dell’Alto Egitto, ad Aswan, là dove il deserto incontra il fiume e il silenzio conserva le voci dei millenni, una missione archeologica congiunta ha portato alla luce un nuovo, emozionante capitolo della storia egiziana. È stato annunciato proprio oggi dal Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità il ritrovamento di numerose sepolture rupestri risalenti ai periodi tolemaico e romano, incastonate nella necropoli che circonda il celebre Mausoleo dell’Aga Khan, sulla riva occidentale del Nilo.

A scavare tra le pieghe del tempo, sin dal 2019, è la missione egiziano-italiana guidata dalla professoressa Patrizia Piacentini (Università di Milano) e dal direttore delle antichità di Aswan, Fahmi Elamin. Ed è proprio durante l’ultima campagna di scavo, chiusasi da poche settimane, che è emersa la più spettacolare delle tombe sinora individuate: la sepoltura n. 38.


La tomba n. 38 e il suo segreto
Scalinata, altare e un sarcofago monumentale: le tracce di un alto funzionario di nome Ka-Mesiu

Profonda più di due metri rispetto al livello attuale del terreno, la tomba si raggiunge scendendo una scalinata di nove gradini, fiancheggiata da banchine in mattoni crudi che probabilmente ospitavano offerte funebri. All’interno, un grande sarcofago in calcare alto due metri è stato scolpito direttamente nella roccia, sopra una piattaforma rialzata.

Sul coperchio, sagomato in forma umana, si distingue chiaramente un volto dai lineamenti nobili, incorniciato da una parrucca cerimoniale. Ai lati, due colonne di testi geroglifici sono ancora perfettamente leggibili: invocazioni agli dèi locali e il nome del defunto, Ka-Mesiu, funzionario di alto rango in epoca greco-romana, e i nomi dei suoi familiari.

Le condizioni di conservazione sono straordinarie, tanto da rendere possibile lo studio immediato delle iscrizioni e dell’apparato simbolico che accompagna la sepoltura. L’iconografia unisce elementi tradizionali egizi con influenze ellenistiche, un dato cruciale per la comprensione dell’identità religiosa e culturale delle élite aswanesi nel periodo tolemaico.


Mummie e bambini sepolti
Non solo dignitari: la necropoli rivela storie di famiglie, di lutti infantili e stratificazioni sociali

Tra i ritrovamenti più toccanti vi sono diverse mummie, alcune delle quali appartengono a bambini. Il loro stato di conservazione permetterà, nel prossimo autunno, di eseguire analisi con TAC e test biologici per ricostruire età, patologie, cause di morte e condizioni di vita.

Secondo il segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, Mohamed Ismail Khaled, questo sito testimonia l’uso continuativo dell’area come necropoli per secoli, da parte di diverse classi sociali. Sulla sommità delle colline, infatti, sono state identificate tombe monumentali tolemaiche, probabilmente riservate alle famiglie più ricche, mentre le sepolture rupestri e le cappelle più piccole, scavate sul pendio, documentano le pratiche funerarie delle classi medie.


Un laboratorio sul campo per l’egittologia
Geroglifici, rilievi e architetture ibride: ogni pietra è un documento, ogni nicchia una rivelazione

L’area attorno al Mausoleo dell’Aga Khan, già nota per la sua importanza religiosa e simbolica, si rivela ora anche un centro funerario articolato, il cui studio potrà essere significativo a livello di comprensione sulle dinamiche sociali, culturali e religiose dell’Alto Egitto in età ellenistica e imperiale.

La scoperta di iscrizioni in lingua geroglifica in un contesto ellenistico-romano è particolarmente significativa: attesta la persistenza, anche in epoca avanzata, dell’uso della scrittura sacra egizia per scopi religiosi e funerari, e dimostra la coesistenza e l’interazione tra tradizione faraonica e cultura greco-romana. Interessante notare la tecnica pittorica, ampiamente influenzata dai modi romani.

In passate campagne nella stessa area, la missione aveva già individuato decine di tombe scavate nella roccia e delle mastabe – piattaforme funerarie – nella zona di Gebel Sidi Osman, a pochi chilometri dal mausoleo. Questi edifici rivelano una capacità straordinaria di adattamento all’ambiente naturale: le pareti rocciose e le terrazze sabbiose diventano parte integrante della scenografia funebre.


Chi era Ka-Mesiu?
Il misterioso funzionario il cui nome torna alla luce dopo duemila anni

Le prime ipotesi identificherebbero Ka-Mesiu come un alto sacerdote o un amministratore del culto locale, forse legato al tempio di Khnum sull’isola di Elefantina o alle attività religiose di File. Il suo nome (“L’anima del dio Mes”) rimanda infatti a tradizioni teologiche profonde, e potrebbe essere stato scelto in un contesto di rinnovata enfasi sull’identità religiosa egizia durante la dominazione straniera.

Il volto scolpito sul coperchio del sarcofago, le iscrizioni eleganti e le dimensioni monumentali della tomba suggeriscono un ruolo centrale nella società del tempo. L’équipe italo-egiziana sta già lavorando alla traduzione completa delle iscrizioni, che potrebbero contenere ulteriori dettagli sulla carriera e la famiglia del defunto.


Il fascino eterno di Aswan
Tra sole e pietra, la città dell’oro continua a regalare sorprese ai piedi del deserto

Aswan, la città delle cave di granito rosa e dei templi scolpiti nei monti, conferma ancora una volta la sua centralità nel paesaggio archeologico egiziano. Come ha sottolineato il ministro del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy, queste nuove scoperte rafforzano la posizione della città come “crocevia di civiltà” e laboratorio ideale per lo studio delle trasformazioni del mondo egizio tardo.

La collaborazione scientifica tra il Consiglio Supremo delle Antichità e l’Università di Milano proseguirà anche nei prossimi anni, puntando a mappare l’intera necropoli, a catalogare le iscrizioni e a valorizzare il sito in chiave turistica e didattica.


Chi è invece l’Aga Khan?
Una figura religiosa, politica e filantropica che unisce spiritualità islamica, nobiltà orientale e impegno globale


Titolo nobiliare e guida spirituale
Aga Khan è un titolo onorifico, non un nome proprio: indica il capo degli ismailiti nizari, ramo dell’islam sciita

Il titolo di Aga Khan è portato dal leader spirituale della comunità ismailita nizari, una delle correnti minoritarie dell’islam sciita. La linea degli Aga Khan ebbe inizio nel XIX secolo, quando il titolo fu conferito da un sovrano persiano (lo Shah di Persia) a Hasan Ali Shah, il primo a essere riconosciuto ufficialmente con questo appellativo.

Il ruolo dell’Aga Khan non è solo religioso. È anche carismatico e politico, in quanto egli guida una diaspora globale di milioni di fedeli sparsi tra l’Asia Centrale, l’Africa Orientale, il Medio Oriente, l’India, il Pakistan, l’Europa e il Nord America.


Il più famoso: l’Aga Khan IV
Principe Karim al-Husayni, nato nel 1936, è il 49º imam eredita il titolo a soli 20 anni

Il più noto Aga Khan è Karim al-Husayni, detto Aga Khan IV, nato a Ginevra nel 1936, educato a Harvard, ed erede della dinastia dell’Imamato ismailita. È succeduto nel 1957 al nonno, Aga Khan III, una figura di grande rilievo internazionale, noto anche per essere stato delegato indiano alla Società delle Nazioni e promotore del riconoscimento dell’islam moderato nel XX secolo.

Sotto la sua guida, l’Aga Khan IV ha trasformato l’istituzione in un’importante forza filantropica e culturale a livello mondiale. Attraverso l’Aga Khan Development Network (AKDN), un vasto network di organizzazioni umanitarie, l’imam finanzia progetti di sviluppo sostenibile, sanità, istruzione e tutela del patrimonio culturale in numerosi Paesi a basso reddito, con particolare attenzione alle comunità musulmane.


Un mausoleo sulle rive del Nilo
La tomba che porta il suo nome fu costruita negli anni Cinquanta per l’Aga Khan III, in stile neofatimide

Il Mausoleo dell’Aga Khan di Aswan, in Egitto, fu edificato dopo la morte dell’Aga Khan III, Sultan Mahomed Shah, avvenuta nel 1957. Situato su una collina panoramica che domina il Nilo, in posizione privilegiata rispetto all’antica necropoli egizia e sulle aree cimiteriali della zona – all’interno delle quali sono avvenuti gli ultimi ritrovamenti – il mausoleo fu commissionato dalla moglie, la Begum Om Habibeh, nota per il suo amore e la dedizione assoluta al marito.

Realizzato in pietra rosa nubiana e ispirato all’architettura islamica fatimide – la stessa della moschea di al-Azhar al Cairo – il mausoleo riflette sia l’identità religiosa sciita ismailita che il prestigio dinastico della famiglia. L’edificio, oggi chiuso al pubblico per rispetto, è divenuto un punto di riferimento spirituale e simbolico per gli ismailiti, ma anche una presenza discreta e potente nel panorama del turismo culturale dell’Alto Egitto.


Una presenza cosmopolita, tra Oriente e Occidente
L’Aga Khan e la sua famiglia sono da decenni protagonisti anche nel mondo della cultura, dell’arte e dell’economia

La famiglia Aga Khan ha sempre avuto un profilo internazionale: possiede la doppia cittadinanza (britannica e svizzera), residenze in tutto il mondo, e una lunga tradizione di coinvolgimento nell’allevamento di cavalli di razza, nella mecenatistica e nell’imprenditoria etica.

L’Aga Khan IV è noto anche per aver promosso il prestigioso Aga Khan Award for Architecture, uno dei più importanti premi internazionali dedicati all’architettura islamica contemporanea, destinato a progetti che sappiano coniugare innovazione, funzionalità e rispetto per la tradizione culturale.


In sintesi
L’Aga Khan è una guida spirituale dell’islam sciita ismailita, un principe senza Stato ma con milioni di seguaci. È un protagonista silenzioso ma incisivo nella diplomazia culturale globale, e la sua tomba – il mausoleo affacciato sul Nilo ad Aswan – testimonia un incontro profondo tra spiritualità islamica, estetica orientale e rispetto per la storia millenaria dell’Egitto.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa