Scoperto il segreto della sfera ferita: Arnaldo Pomodoro, addio al poeta del bronzo che aprì il cuore della materia

Il maestro delle geometrie spezzate muore a 98 anni. Le sue sfere monumentali, da Roma al Vaticano, raccontano ancora oggi un’emozione: la perfezione non basta, bisogna guardare dentro. Ma non solo questo. Dopo aver guardato dentro, bisogna guardare oltre. Materia e spirito. L’approfondimento rapido. Per capire.


Un addio nel silenzio dell’estate
L’ultimo giorno prima del compleanno, nella sua casa milanese: una scomparsa discreta, per l’artista che ha scolpito il mondo

Arnaldo Pomodoro è morto a Milano nella notte tra il 22 e il 23 giugno 2025. Avrebbe compiuto 99 anni. Si è spento in modo composto e silenzioso, nella città che lo aveva accolto nel 1954 e che da allora non ha mai cessato di risuonare della sua energia lucente. La notizia è rimbalzata tra le gallerie e le piazze d’arte di tutto il mondo, perché Pomodoro – il “poeta del bronzo” – aveva ormai travalicato ogni frontiera: le sue sculture non sono semplici oggetti, ma emblemi della nostra condizione. Bellezza, ordine, ferita, profondità. Tutto si annoda nella forma.


Il bronzo che scriveva la vita
Dall’Emilia alla Luna: una storia cominciata tra gli orafi e conclusa tra i monumenti del pensiero universale

Nato a Morciano di Romagna nel 1926, cresciuto a Orciano di Pesaro, Pomodoro si era formato da geometra, tra strumenti da disegno e mappe. Eppure, ben presto, quel rigore lineare gli andò stretto. Negli anni Cinquanta, mentre lavorava a Parma al Genio Civile, si avvicina all’arte attraverso l’oreficeria: piccole lastre d’argento che incide come fossero pergamene antiche. Nasce così una scrittura plastica che lo accompagnerà per sempre.

Nel 1954 si trasferisce a Milano. Lì conosce Lucio Fontana, entra nel Gruppo Continuità, espone con Baj e Dova. La sua poetica si sviluppa in parallelo a quella del fratello Giò – anch’egli scultore – ma con un respiro sempre più monumentale. Le sue prime opere sono altorilievi su tavole in bronzo: superfici graffiate, segnate da un alfabeto misterioso, tra cuneiformi e circuiti elettronici. Non si tratta di decorazioni, ma di incisioni interiori: Pomodoro intendeva mostrare, sulla pelle dei metalli, il lavorìo invisibile del tempo. Ma non solo. Le sfere celesti ricordano, nella superficie, le sfere pitagoriche eterne, quelle surrealiste di Magritte o le figure geometriche di De Chirico. L’uomo contemporaneo rompe il guscio della sfera per conoscerne l’interno, il motore nascosto, quello che sta al di là. Ma si imbatte in ingranaggi, che devono essere oltrepassati, come in un taglio di Fontana. Pomodoro meditò a lungo sul rapporto conflittuale tra metafisica e fisica, che avrebbe caratterizzato il dibattito novecentesco. “Le sue sfere – dice Bernardelli Curuz – mostrano sì una lacerazione, ma il motore macchinoso dal quale sono composte non ne distrugge la potenza eterna che sta nello Spirito. In fondo l’atto compiuto da Pomodoro è quello di San Tommaso in Caravaggio. Il santo pigia nella ferita slabbrata di Cristo, ma capisce che sta lì il contatto tra materia e spirito, poichè uno non nega l’altra, mentre il Novecento cerca l’aut aut. O scegli la materia o non hai capito nulla. Ma sarà veridica la lungimiranza della scienza?”.


La sfera che non si chiude mai
Da Milano al Vaticano, un linguaggio universale: l’interno scavato come metafora dell’uomo

Negli anni Sessanta, Pomodoro inventa il suo segno più celebre: la Sfera con Sfera. È il rovesciamento della perfezione. Una sfera lucida, levigata, idealmente platonica – ma lacerata, fratturata, scavata. Al suo interno, un’altra sfera, e poi un’altra ancora. Meccanismi, ingranaggi, labirinti. Il cuore della materia che si rivela.

Ce ne sono decine, sparse nel mondo: davanti alla Farnesina a Roma, ai Musei Vaticani, alla sede ONU di New York, a Dublino, a Tel Aviv, fino a Teheran. Ognuna diversa, ognuna vibrante. Pomodoro spiegava: “La forma deve aprirsi, come un pensiero. Deve lasciarsi attraversare dalla luce. Non è un oggetto, è una tensione”.

Il suo lessico artistico diventa globale. Lavorava a Milano, ma scolpiva per le città del mondo. La materia usata – quasi sempre bronzo – era per lui una creatura viva, duttile e resistente insieme, capace di custodire il tempo.


L’uomo, il teatro, la fondazione
Una vita divisa tra scenografie, viaggi, insegnamento e una casa-studio che oggi custodisce la sua anima

Oltre alla scultura, Pomodoro ha firmato scenografie per il teatro – da La passione di Cleopatra di Testori al Faust – e ha insegnato in America, alla Stanford University e al Mills College. Il suo desiderio non era solo creare, ma generare energia. Per questo nel 1995 ha dato vita alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, che ancora oggi promuove mostre, residenze e cataloghi. Non un mausoleo, ma un’officina.

In una Milano che cambiava volto, Pomodoro ha vissuto da intellettuale artigiano. Niente divismo, niente provocazioni. Solo rigore e invenzione. Amava la luce naturale, il disegno tecnico, le biciclette appoggiate alle sue opere nei parchi. Diceva: “La scultura non deve essere intoccabile. Deve parlare a chi passa, anche distrattamente. Deve attrarre come un corpo caldo”.


L’eredità: oltre la materia, il tempo inciso
Non solo arte pubblica: Pomodoro ci ha insegnato a guardare oltre la superficie, dentro la ferita che pulsa

La vera opera di Pomodoro è il gesto che squarcia la superficie perfetta per far emergere l’anima. L’arte, per lui, era una geologia del profondo. Non si accontentava di forme armoniche, ma le apriva, le fratturava, le interrogava.

Ha saputo anticipare il linguaggio della macchina e quello della memoria, parlando tanto al passato quanto al futuro. La sua “Scrittura ininterrotta” – una lunga lastra bronzea incisa di segni simili a codici antichi – sembra oggi un profetico algoritmo a mano libera.

Nel commiato, Pomodoro lascia non solo opere, ma una lezione: si può scavare nel cuore delle cose senza distruggerle. Si può creare bellezza proprio là dove il mondo si incrina.


Dove vedere oggi Pomodoro

OperaCittàLuogo
Sfera grande (1967)RomaFarnesina
Sfera con sferaCittà del VaticanoCortile della Pigna
Colpo d’alaMilanoPiazza Meda
Forma XMilanoVia Solari – Fondazione
Obelisco per PompeiNapoliForo della città antica


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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa