Scoperto un cunicolo verticale romano, con le pareti intrecciate come un cesto. Sul fondo poggiava probabilmente una scala. A cosa serviva? Segni di rituali segreti? Rispondono gli archeologi

Un capolavoro in vimini emerge dall’acqua stagnante. E se fosse un deposito rituale? In un angolo silenzioso della campagna inglese, gli archeologi stanno scavando per capire cosa sia uno strano intreccio di fibre vegetali a protezione di una sorta di pozzo romano. Ma era davvero un punto per l’approvvigionamento dell’acqua o, in realtà, quel luogo aveva altri fini? La costruzione mostra infatti anomalie, rispetto alle consuetudini edilizie ampiamente condivise.


Costruita come una grande cesta di vimini, la struttura è stata realizzata con materiali organici conservati dalle acque stagnanti per quasi duemila anni.
E, nel suo ventre, una presenza inaspettata: i resti di quella che sembra essere una scala, ancora addossata alle pareti.
Un manufatto che unisce funzionalità, mistero e forse, un rito.
Cosa custodisce il fondo di questo pozzo silenzioso? Cosa si gettava, cosa si nascondeva là dove l’acqua tocca la terra?


Un pozzo come un cesto intrecciato

Tecnica, maestria e adattamento ambientale in una struttura umida e viva

La struttura scoperta dagli archeologi di Oxford Archaeology, in un più ampio scavo di un insediamento rurale romano, rappresenta un raro esempio di architettura funzionale romana in materiali deperibili.
Realizzata intrecciando abilmente fasci di vimini, questa cavità non è una struttura in muratura o pietra, come ci si aspetterebbe da una civiltà così ingegneristica. È invece un enorme cestello cilindrico senza fondo, incassato nel terreno fino alla linea di falda, rinforzato da montanti verticali (vele) e intrecci orizzontali.

La struttura è poi stata inserita in una cavità scavata, il cui spazio vuoto tra pareti e vimini è stato riempito con grosse travi di legno, probabilmente di recupero. Un sistema tanto semplice quanto raffinato, pensato per durare e per resistere alla pressione del terreno e all’umidità.


Scala a pioli, mistero a metà

Un corrimano inclinato e un singolo piolo: indizio di una discesa nell’acqua?

Durante lo scavo, gli archeologi hanno notato una curiosa struttura interna: un corrimano obliquo, inserito tra i vimini nella parte alta del pozzo. A questo è ancora fissato un piolo orizzontale.
Non ci sono altri pioli conservati, né un secondo corrimano. Eppure, la disposizione suggerisce con forza una scala rudimentale: uno strumento di discesa verso l’acqua, o forse verso qualcosa di più simbolico.

Non è insolito che nei pozzi dell’antichità si trovino elementi lignei legati alla manutenzione o all’uso quotidiano. Ma una scala suggerisce una frequentazione umana diretta, e forse ripetuta. Era utilizzata per attingere, riparare o depositare?


Depositi rituali o perdite accidentali?

Il pozzo come luogo sacro, ombra del mondo di sotto

Nel mondo romano, i pozzi erano molto più di semplici riserve idriche. Le profondità acquatiche erano spesso ritenute luoghi liminali, sospesi tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Innumerevoli ritrovamenti – da monete a statuette, da scheletri animali a interi vasi – testimoniano l’uso rituale dei pozzi, soprattutto in aree rurali dove le religioni domestiche si fondevano con le credenze celtiche locali.

Il pozzo di Norfolk non fa eccezione. Gli archeologi sperano di trovare, sul fondo ancora in fase di scavo, oggetti di valore, offerte votive, o semplicemente i resti della vita quotidiana: stoviglie rotte, ossa, semi, materiali organici.
E – come sempre accade in questi casi – l’inquietante possibilità che contenga anche resti umani: vittime di delitti, morti dimenticati, sepolture clandestine.


Conservazione miracolosa

Fango, acqua e anaerobiosi: la ricetta per un viaggio nel tempo

La straordinaria conservazione del pozzo si deve alla condizione anaerobica – priva di ossigeno – creata dall’acqua stagnante che ha sigillato per secoli i materiali organici.
Il legno, il vimini, i resti vegetali e forse persino tessuti o fibre animali potrebbero essere sopravvissuti, offrendo un’occasione unica di studio.

Non capita spesso di poter vedere e toccare la vita materiale dei Romani in un ambiente umido, con elementi tanto fragili come il vimini perfettamente riconoscibili, annodati, piegati, logorati dall’uso ma ancora presenti.


Un pozzo per il pubblico

Scansione 3D e ricostruzione digitale: toccare l’intreccio con gli occhi

Oxford Archaeology ha già completato la scansione 3D della porzione superiore del pozzo .Questo permetterà al grande pubblico di osservare nei minimi dettagli l’intreccio dei rami, la logica costruttiva, le curvature della struttura e – chissà – di sperimentare in realtà aumentata la vertigine di affacciarsi su una fossa antica piena d’acqua.

Il modello digitale verrà probabilmente impiegato per mostre e tour virtuali, in attesa che si completi la delicata operazione di estrazione e documentazione di tutto il contenuto del pozzo.


La vita quotidiana in una tenuta romana

Un mosaico agricolo nel cuore dell’Inghilterra, sotto il segno dell’acqua

Il pozzo fa parte di un più ampio insediamento romano agrario nella zona di Norfolk, una regione che, in età romana, era attraversata da tenute agricole, piccoli villaggi, e centri di produzione.
L’acqua, in questo contesto, non era solo risorsa: era asse del paesaggio, elemento da domare e da rispettare.
Il pozzo in vimini, così finemente costruito, racconta anche la quotidianità delle classi rurali, spesso dimenticate dalla storiografia dominata da eserciti e senatori.

Il futuro dello scavo promette sorprese. Ogni piolo, ogni scheggia di legno, ogni granello intrappolato nel fango potrebbe contenere una storia, un gesto, una scelta umana.



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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa