Chi erano gli abitanti del più grande deserto della Terra quando era ricoperto di vegetazione? Una scoperta rivoluzionaria svela il mistero genetico di un popolo scomparso
Il paradiso perduto del Sahara
Immaginate un paesaggio completamente diverso da quello che conosciamo oggi: dove ora si estendono infinite distese di sabbia, 7000 anni fa prosperava una rigogliosa savana punteggiata da laghi e corsi d’acqua. In questo “Sahara Verde”, comunità di pastori conducevano le loro mandrie attraverso praterie verdeggianti, sviluppando le prime tecniche di allevamento e produzione del latte in Africa. Ma chi erano questi antichi abitanti? E che fine hanno fatto?
La scoperta rivoluzionaria
Un team internazionale guidato dall’Università La Sapienza di Roma e dal Max Planck Institute ha finalmente trovato le risposte, sequenziando i primi genomi antichi del periodo umido africano (14.500-5.000 anni fa). L’analisi è stata condotta su due individui naturalmente mummificati, rinvenuti nel riparo sotto roccia di Takarkori, nel sud-ovest della Libia.

Un popolo unico dal passato misterioso
Gli studi genetici hanno rivelato una scoperta sorprendente: questi antichi pastori appartenevano a un lignaggio nordafricano ora completamente estinto, separatosi dalle popolazioni dell’Africa sub-sahariana circa 50.000 anni fa. Questo gruppo rimase notevolmente isolato, mantenendo una distintiva continuità genetica nel Nord Africa dalla fine dell’ultima era glaciale.

Cultura e genetica: una storia complessa
La ricerca ha svelato un altro elemento intrigante: la presenza di una minima componente genetica non africana suggerisce che l’allevamento si diffuse nel Sahara Verde principalmente attraverso scambi culturali, non per via di grandi migrazioni. L’assenza di tracce genetiche sub-sahariane indica inoltre che l’area fungeva più da centro di scambi che da corridoio migratorio.
L’eredità dei Neanderthal
Un capitolo affascinante della ricerca riguarda il DNA neandertaliano: gli individui di Takarkori ne possedevano una quantità intermedia – inferiore alle popolazioni non africane ma superiore agli africani sub-sahariani moderni. Secondo Johannes Krause, questo indica un limitato flusso genetico dall’esterno dell’Africa.
Un sito archeologico straordinario
Takarkori continua a sorprendere gli archeologi. Come evidenzia Savino di Lernia, il sito ha già restituito le più antiche prove di lavorazione del latte in Africa (oltre 7000 anni fa) e le prime testimonianze di allevamento nel continente (circa 8000 anni fa).

Un tassello cruciale nella storia umana
Questa ricerca rivoluzionaria non solo svela i segreti genetici degli antichi abitanti del Sahara Verde, ma fornisce anche preziose informazioni sui movimenti delle popolazioni, le interazioni culturali e lo sviluppo dell’economia pastorale in questa regione chiave dell’Africa.
Perché questa scoperta è importante?
1. Impatto sulla comprensione delle migrazioni umane
L’analisi genetica dei primi pastori del Sahara Verde fornisce nuove prove sul movimentato passato dell’umanità. Studiando i genomi di questi antichi abitanti, i ricercatori hanno scoperto un lignaggio nordafricano unico e ormai estinto, separatosi dalle popolazioni dell’Africa sub-sahariana circa 50.000 anni fa. Questo suggerisce che, contrariamente a quanto si è a lungo ipotizzato, durante il periodo umido africano il Sahara non fu un semplice corridoio per grandi migrazioni tra Nord e Sud, ma piuttosto un punto di contatto e scambi culturali locali. Questo cambia profondamente la nostra comprensione delle traiettorie umane tra la fine dell’Era Glaciale e l’età neolitica.
2. Rilevanza per lo studio del cambiamento climatico
Questa scoperta contribuisce anche ad ampliare le nostre conoscenze sugli effetti del cambiamento climatico sulla civiltà umana. Il Sahara Verde, che 7000 anni fa era una regione fertile con laghi e abbondante vegetazione, diventò gradualmente il deserto che conosciamo oggi a causa di cambiamenti climatici naturali. Questo mutamento non solo ha trasformato l’ecosistema, ma ha influenzato le comunità umane, costringendo i pastori nomadi a nuove strategie di sopravvivenza. Lo studio aiuta così gli scienziati moderni a comprendere come le variazioni climatiche possano modellare i comportamenti umani e il destino delle civiltà.
3. Implicazioni per la storia dell’allevamento
I siti archeologici e l’analisi genetica dei reperti confermano che il Sahara Verde è stato uno dei luoghi chiave per le prime pratiche di allevamento in Africa. I pastori di Takarkori sono tra i protagonisti di questa rivoluzione economica e sociale. Le prove della lavorazione del latte rinvenute nell’area rappresentano le più antiche evidenze di questo tipo in Africa, risalenti a oltre 7000 anni fa. Inoltre, lo studio suggerisce che la diffusione dell’allevamento del bestiame avvenne principalmente attraverso scambi culturali, piuttosto che per grandi migrazioni. Questo dettaglio riscrive le ipotesi tradizionali sui meccanismi con cui il pastoralismo si è sviluppato e diffuso nell’Africa preistorica.
In sintesi, questa scoperta non solo illumina il passato degli antichi abitanti del Sahara, ma ci offre un quadro più chiaro delle dinamiche migratorie, dell’adattamento umano al cambiamento climatico e delle origini delle pratiche agricole e pastorali che hanno influenzato lo sviluppo delle società moderne.