Se hai sei dita, sei magica. Scoprono i resti di una giovane donna del Neolitico. Aveva un dito in più. Il segno del Sacro. Perché anche Raffaello dipinse personaggi con sei dita?

Un recente studio pubblicato nella rivista ‘Atiqot ha rivelato il ritrovamento di una tomba eccezionale nel sito archeologico di Motza, situato tra le colline di Gerusalemme. Nella sepoltura, datata al Neolitico Preceramico B, sono stati rinvenuti i resti di una donna che potrebbe aver ricoperto un ruolo spirituale o sciamanico nella sua comunità, forse in virtù di un’anomalia genetica. I “segnati da dio”, nelle società arcaiche, sono sempre stati oggetto di un interesse notevole da parte delle comunità; il presunto interessamento del creatore, nei loro confronti, – tale da giustificare una diversità – era interpretata come flusso di una volontà superiore che condannava la persona o la esaltava, superdotandola. Erano i “superdotati” – cioè quelli che ottenevano di più, sul piano fisico e intellettuale- ad essere considerati oggetto di un dialogo con la divinità. E questa giovane donna aveva ricevuto un “dono” fisico molto particolare.

Aveva più di 15 anni e un collegamento con il cielo

I dottori Hamoudi Khalaily, Ianir Milevski e Anna Eirich-Rose, responsabili delle indagini per conto della Israel Antiquities Authority, hanno spiegato che l’analisi anatomica dei resti indica che la donna – che aveva più di 15 anni al momento della morte – presentava sei dita nella mano sinistra, una caratteristica, anomalia che in molte culture antiche veniva interpretata come segno di distinzione o potere spirituale.

Corredo funerario e ruolo sociale

Il contesto funerario rafforza l’ipotesi della sua importanza all’interno della società neolitica. Accanto ai resti sono stati rinvenuti collane di pietre verdi e gioielli di madreperla, elementi che potrebbero essere stati associati a figure spirituali come sciamane o sacerdotesse. Tali oggetti erano spesso utilizzati durante cerimonie e rituali comunitari, probabilmente legati alla fertilità, alla guarigione o alla comunicazione con il mondo ultraterreno.

Le scoperte a Motza

Gli scavi a Motza, condotti tra il 2018 e il 2020, hanno offerto informazioni preziose su una delle maggiori concentrazioni di insediamenti del Neolitico Preceramico B nella regione. Queste indagini, eseguite prima della costruzione dell’autostrada 16 —la terza via di accesso a Gerusalemme da ovest—, hanno permesso di comprendere meglio le credenze e le abitudini delle antiche comunità.

Oltre alla tomba della donna con sei dita, sono state identificate numerose sepolture sotto i pavimenti e vicino alle pareti delle abitazioni. Tra gli oggetti più intriganti ritrovati vi sono bracciali di pietra, pendenti e perline realizzate con materiali esotici come alabastro e pietre verdi. Secondo i ricercatori, questi bracciali avevano una funzione simbolica legata ai riti di passaggio tra la vita e la morte.

Riti di iniziazione e simbolismo

Si ritiene che i bambini portassero questi bracciali fino al raggiungimento della pubertà, quando partecipavano a cerimonie di iniziazione simili ai moderni riti di passaggio, come il Bar e il Bat Mitzvà nella tradizione ebraica. Coloro che morivano prima della maturità venivano sepolti con i loro bracciali, spesso trovati intatti sugli arti.

Il significato del Neolitico

Il Neolitico rappresentò una svolta cruciale nella storia dell’umanità, segnando il passaggio dal nomadismo agli insediamenti stabili e lo sviluppo di tecnologie avanzate, come la domesticazione di piante e animali. Queste innovazioni non solo trasformarono l’economia, ma modificarono anche i sistemi di credenze e rituali. In questo contesto, figure come la sciamana di Motza potrebbero aver svolto un ruolo chiave nell’organizzazione sociale e spirituale.

Rituali legati all’acqua

I rituali di queste comunità sembrano essersi svolti in edifici pubblici designati, molti dei quali erano strettamente legati all’acqua. Ogni edificio scavato presentava installazioni intonacate per la raccolta dell’acqua o era situato vicino a fonti idriche naturali, suggerendo che l’acqua avesse un ruolo cruciale nelle cerimonie religiose.

Eli Escusido, direttore della Israel Antiquities Authority, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta: «Il ritrovamento della tomba di questa antica sciamana a Motza ci offre una finestra sul mondo spirituale di comunità vissute circa 10.000 anni fa. Questi resti mostrano quanto fossero complesse e ricche le credenze culturali dell’antichità. Attraverso oggetti personali come gioielli e manufatti rituali, possiamo apprendere molto sui sistemi di credenze, le classi sociali e i ruoli comunitari dell’epoca».

La ricerca, pubblicata nell’articolo “The Emergence of Worship and Religion in the Neolithic Period: Direct and Indirect Evidence from Moẓa (Motza)” nel volume 116 di ‘Atiqot dai dottori Khalaily, Eirikh-Rose e Milevski, offre una testimonianza eloquente sull’importanza del simbolismo e delle figure spirituali nelle comunità preistoriche del Levante. La tomba della sciamana con sei dita rimane uno dei ritrovamenti più significativi per comprendere le origini della religione e delle pratiche rituali umane.

Figure sacre con 6 dita anche nella pittura di Raffaello

La rappresentazione di figure con sei dita nella pittura sacra è un fenomeno affascinante che affonda le sue radici tanto nell’esadattilia come “diversità del Sacro” quanto nel simbolismo numerico e teologico.

Un esempio emblematico è l’affresco tardo quattrocentesco della Madonna della Rocca, custodito nel Santuario di Monte Arcano a Fondi, in provincia di Latina. In quest’opera (nella foto, qui sopra), Gesù Bambino è raffigurato con sei dita nella mano destra mentre sorregge il seno materno.

La presenza di sei dita non è da attribuirsi a un errore o a una semplice anomalia anatomica, bensì a un preciso intento simbolico. Sant’Agostino, nella sua opera “De civitate Dei”, afferma che il numero sei è perfetto, poiché rappresenta la completezza e la perfezione divina. Pertanto, l’aggiunta di un sesto dito nelle raffigurazioni di Gesù Bambino sottolinea la sua natura divina e la perfezione intrinseca della sua persona.

Questa scelta iconografica non è isolata. Nel panorama artistico medievale e rinascimentale, esistono altre opere in cui personaggi sacri sono rappresentati con sei dita. Artisti del calibro di Raffaello Sanzio e il Perugino hanno adottato questa simbologia nelle loro creazioni, evidenziando ulteriormente la natura divina dei soggetti raffigurati.

La Madonna sistina di Raffaello. Nel riquadro, al centro, le sei dita

L’uso del numero sei come simbolo di perfezione trova riscontro anche nella Bibbia. Nel libro della Genesi, Dio crea il mondo in sei giorni, completando l’opera della creazione. Questo rafforza l’associazione del numero sei con la perfezione e la completezza.

È interessante notare che, sebbene l’esadattilia (la presenza di sei dita) sia una rara anomalia genetica, la sua rappresentazione nell’arte sacra non mira a evidenziare una peculiarità fisica, ma piuttosto a trasmettere un messaggio teologico profondo. Attraverso l’aggiunta di un sesto dito, gli artisti comunicano la perfezione divina e la natura trascendente dei soggetti sacri, offrendo ai fedeli un ulteriore strumento di contemplazione e comprensione del mistero divino.

In conclusione, la raffigurazione di sei dita nella pittura sacra è una scelta iconografica ricca di significato, che affonda le sue radici nella numerologia e nella teologia cristiana. Attraverso questa rappresentazione, gli artisti del passato hanno saputo trasmettere concetti complessi e profondi, utilizzando il linguaggio simbolico dell’arte per avvicinare i fedeli al divino.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa