Possiamo solo immaginare cosa significasse avere una casa così, in un mondo dominato dal fango e dalla povertà. Un’abitazione dai muri lisci e solidi, dal pavimento marmoreo. Lastre che mostravano la capacità tecnologica di alcuni uomini del Neolitico, età della pietra nuova e dell’agricoltura, di conoscere minuziosamente la natura delle rocce e di sceglierle per peculiarità geologiche commisurate al fine di utilizzo.
Una nuova e significativa scoperta archeologica arricchisce il panorama degli studi sul Neolitico europeo: un ortostato ancora in posizione verticale, perfettamente perpendicolare rispetto al terreno, e una casa del Neolitico sono emersi durante gli scavi in corso al Ness of Brodgar, un sito archeologico situato nelle isole Orcadiin Gran Bretagna. Questo ritrovamento si colloca all’interno di un’area che ha già offerto testimonianze straordinarie della cultura neolitica, inclusi edifici monumentali risalenti a circa 3000 a.C.
Il contesto della scoperta, il significato degli ortostati

L’ortostato è stato rinvenuto all’interno di una sontuosa abitazione risalente a 5000 anni fa, costruita utilizzando ampie lastre di pietra levigata simile al marmo. Uno degli ortostati – elementi costruttivi infissi a 90 gradi nel terreno – è rimasto in piedi, nonostante i millenni, con il proprio carico di sacralità. Essi rappresentavano i perni strutturali dell’edificio – perché, pur orientativamente, permettevano costruzioni quasi a “bolla” – e, probabilmente, ricoprivano anche un ruolo simbolico. Decorate con incisioni, le lastre potrebbero aver avuto una funzione rituale legata alla fondazione della casa, evocando la sacralità dei menhir. La loro posizione e lavorazione testimoniano l’importanza attribuita a questi elementi all’interno della società neolitica. Gli ortostati segnavano l’entrata dell’edificio. In particolare per realizzare quest’atrio, gli uomini avevano utilizzato pietre ampie e particolarmente lisce, che si prestavano ad essere elementi di natura sovrumana ed oggetto di decorazioni. E’ assai probabile che i segni lasciati in questi punti equivalessero a una fascio di simboli protettivi per la casa.

Già nel 2024, gli scavi avevano rivelato il muro nord dell’edificio, confermando l’ipotesi che il suo ingresso principale fosse affiancato da due grandi ortostati. Sebbene uno di essi fosse crollato, l’altro è rimasto in posizione, decorato con incisioni finemente lavorate, nonostante i segni di usura dovuti ai numerosissimi transiti umani, nel corso dei secoli o dei millenni.
Il sito del Ness of Brodgar
Dal 2004, vent’anni di scavi al Ness of Brodgar hanno portato alla luce un complesso monumentale unico nell’Europa atlantica, esteso su una superficie di tre ettari. Questo luogo straordinario è costellato di edifici in pietra, tra cui abitazioni, strutture cerimoniali e depositi, che hanno trasformato la comprensione della preistoria nelle Orcadi e nel Nord Europa.
Situato su una striscia di terra che separa i laghi Harray e Stenness, il Ness of Brodgar occupa una posizione strategica e simbolica. L’allineamento naturale del sito al sorgere del sole nel solstizio d’inverno e al tramonto estivo ne amplifica l’importanza rituale. La penisola è circondata da altri monumenti preistorici, come il Ring of Brodgar, le Stones of Stenness e il Maeshowe, creando un paesaggio rituale di straordinaria rilevanza.
Le prime case al mondo: dalla transizione nomade-sedentario
Le prime abitazioni stabili emersero, nel mondo, con il passaggio dal Paleolitico al Neolitico, un’epoca caratterizzata dalla rivoluzione agricola. Durante il Paleolitico, l’umanità viveva in insediamenti temporanei come grotte, rifugi sotto le rocce e capanne fatte di materiali deperibili come rami e pelli. Questi ripari erano legati alla mobilità necessaria per la caccia e la raccolta. Tuttavia, esempi isolati di costruzioni semi-permanenti sono stati rinvenuti in alcune culture paleolitiche avanzate, come le abitazioni in ossa di mammut di Mezhirich, in Ucraina, datate a circa 15.000 anni fa. Queste strutture indicano che, in contesti di abbondanza locale di risorse, era possibile un primo passo verso la stabilità abitativa, seppur limitato.
Con l’inizio del Neolitico, circa 12.000 anni fa, l’introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento cambiò radicalmente la vita umana. Le comunità cominciarono a stabilirsi in villaggi permanenti, poiché la coltivazione richiedeva un accesso continuo a campi coltivati e riserve idriche. Le prime abitazioni neolitiche, come quelle di Çatalhöyük in Anatolia (datate circa 7.000 a.C.), erano realizzate in mattoni crudi di fango, con tetti piatti e ingressi spesso situati sul soffitto per una maggiore sicurezza. Questi villaggi erano organizzati in maniera compatta, con case addossate che formavano un sistema protettivo. La transizione all’agricoltura ha quindi innescato l’evoluzione delle abitazioni da rifugi funzionali a strutture complesse, spesso con scopi simbolici e religiosi.
Le prime case in Europa e il legame con l’agricoltura
In Europa, le prime case risalgono al Neolitico, quando l’agricoltura si diffuse dal Vicino Oriente attraverso i Balcani. Villaggi come quello di Lepenski Vir, in Serbia, presentano case a pianta trapezoidale risalenti al 6.000 a.C., costruite con materiali locali come legno, pietra e fango. Questi insediamenti si sviluppavano spesso lungo fiumi, dove il suolo fertile e l’acqua abbondante favorivano l’agricoltura e l’allevamento.
Nelle aree della Mitteleuropa, come nell’attuale Germania e Polonia, furono costruite le cosiddette longhouses (case lunghe), grandi strutture rettangolari in legno e paglia, che ospitavano intere famiglie o clan. L’agricoltura, basata su cereali come orzo e grano, richiedeva magazzini e spazi per il bestiame, integrati nelle abitazioni o nei dintorni. Questo modello abitativo si estese fino alla Gran Bretagna, dove villaggi neolitici come Skara Brae, nelle Orcadi, dimostrano l’uso di pietra locale per costruire case robuste, spesso dotate di mobili scolpiti nella pietra stessa.
Nonostante l’agricoltura sia stata il motore principale della sedentarizzazione, è interessante notare che già in epoca paleolitica esistevano esempi di rifugi più duraturi, suggerendo che la stabilità abitativa fosse un’opzione praticabile quando le condizioni ambientali lo consentivano. Tuttavia, fu la rivoluzione agricola a rendere le abitazioni fisse una necessità diffusa, trasformando il paesaggio umano e dando origine a villaggi e città.