Stilettate di Zana. Con il Ponte sotto la pioggia di Van Gogh. Così finirà la siccità fisica e spirituale

Vincent van Gogh dipinse il Ponte sotto la pioggia (dopo Hiroshige), nel 1887, citando l’opera del pittore giapponese. Nella cultura nipponica la pioggia appare spesso con la sua capacità di liberare gli uomini dall’angoscia. Van Gogh riprese il tema da Hiroshige, realizzando l’olio su tela – cm 54×73 – oggi conservato al Van Gogh Museumm di Amsterdam.
STILETTATE
di Tonino Zana
Siccità. Da mesi sentiamo il secco, berremmo acqua piovane, bocca aperta e tic, la goccia dei bambini, se fosse neve sarebbe amore. Si tratta di una siccità fisica corrispondente a una siccità esistenziale. Manca l’acqua, manca quel bere, insieme, sguardi, parole, rumori lontani. La siccità è togliere acqua, la siccità esistenziale è avarizia di bene, resistiamo alla siccità e non ci allarmiamo più di quanto forse, dovremmo, perché siamo noi la siccità. Siamo figli, fabbricatori e testamentiamo siccità.
Attenzione, la pioggia arriverà, pensate alla manna, a Mosè, agli ebrei, ai dipinti di Tiepolo la Caduta della Manna, alta e grande, prima o dopo scende. La questione non è la sparizione della pioggia è la sua irregolarità, quel non mantenere la parola data alle stagioni, la rottura di un sentimento climatico, la perdita di una serietà, “vengo giù quando voglio”, oltretutto mentre ci analizzano tutti i meteo del mondo, una sputtanata clamorosa.
Chiedete a una persona di bottega, a un sondaggista, a un produttore di microhip, di auto, a un gestore di turismo, chiedete cosa prevedono. Vi risponderanno, non sappiamo bene, le persone cambiano idea e comportamenti da un momento all’altro, la settimana scorsa pienone, questa settimana puoi chiudere la porta. Non siamo prevedibili nel luogo e su questioni in cui dovremmo esserlo e siamo imprevedibili sulle necessità. Viviamo numerose ore in un clima di anarchia, ore dispettose, flaccide, accidiose. Portano danni, infine, soprattutto a noi stessi. Cerchiamo posti in cui risorge l’obbedienza, ricominciamo a dire di sì e avanti, altrimenti è l’artrite precoce, l’artrite delle idee, l’infarto di ogni rinascita.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia