Sub della Soprintendenza studiano il relitto del piroscafo garibaldino che aveva trasportato metà dei Mille in Sicilia

Garibaldi, con decreto del 5 ottobre 1860 dispose che la nave dovesse essere preservata, insieme al Piemonte, «in memoria della iniziativa del popolo italiano» ma, dopo la conclusione della spedizione dei Mille, passò invece al servizio della Regia Marina svolgendovi anche servizi umili e trasportando truppe e detenuti, cosa di cui Garibaldi fortemente si lamentò.

La Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, diretta da Barbara Davidde, è impegnata alle isole Tremiti in alcune attività del progetto europeo CREAMARE (Linking creativity, culture and media technologies in the transnational co-production of digital interactive products for the communication of maritime and underwater cultural heritage) assieme allo staff di 3D Research, spin-off dell’Università della Calabria (Fabio Bruno, Antonio Lagudi e Alberto Nicolè).


Il personale subacqueo della Soprintendenza (Angelo Michele Raguso, Salvatore Medaglia, Giovanna Bucci e Alessandra Dell’Anna), con l’assistenza logistica del Laboratorio del MA.RE., sta eseguendo i rilievi del relitto Lombardo, naufragato nel marzo del 1864 presso Cala degli Inglesi dell’isola di San Domino.

Varato nel 1841, il piroscafo in legno a ruote Lombardo, di proprietà della R. Rubattino & C., fu protagonista di un’importante pagina della storia risorgimentale. Infatti, nel maggio del 1860 trasportò parte del contingente garibaldino dei Mille da Quarto a Marsala.

“Oggi, abbiamo avuto la gradita visita dei giornalisti di Euronews i quali stanno preparando un servizio dedicato al progetto” afferma la Soprintendenza.

Il piroscafo Lombardo era una nave in ferro con propulsione a vapore, con due ruote a pale, ma era anche dotata – come i piroscafi di quegli anni – di una predisposizione velica a vele quadre, come tutti i piroscafi coevi. Le vele quadre consentivano di sviluppare propulsione massima nelle andature di poppa. Di proprietà della società armatoriale “Rubattino”, era adibito al trasporto civile, mentre il Piemonte, il secondo piroscafo utilizzato nell’impresa, svolgeva servizio postale.

Il Lombardo era stato costruito a Venezia nel 1841 e nel 1855 fu preso a noleggio dal Regno di Sardegna per il trasporto dei soldati, durante la guerra di Crimea. Sia il Lombardo che il Piemonte, entrambi utilizzati per il trasporto dei Mille in Sicilia, erano ormeggiati al porto di Genova, quando nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860 furono oggetto di un “furto simulato” da parte di un gruppo di garibaldini che rispondevano agli ordini di Nino Bixio. In realtà Garibaldi doveva aver assunto un accordo con il direttore della società Giovanni Battista Fauché.

Al comando del Lombardo fu posto Bixio, mentre il Piemonte rispondeva agli ordini del capitano marchigiano Augusto Elia. Garibaldi si imbarcò sul Piemonte nel porto di Genova, dove si era fatto portare a remi avendo atteso inutilmente per ore in barca davanti a Quarto. Poi, pur in ritardo sulla tabella di marcia, i due piroscafi si diressero a Quarto dove imbarcarono il grosso dei volontari.

Durante lo sbarco dei garibaldini a Marsala l’11 maggio 1860, il Lombardo andò ad arenarsi, forse per un’errata manovra, forse volutamente per favorire un più veloce sbarco. Esso fu cannoneggiato delle navi borboniche e, successivamente, saccheggiato dagli abitanti di Marsala.

Il piroscafo rimase semiaffondato nel porto di Marsala fino al mese di luglio, quando fu recuperato dalle forze garibaldine e rimorchiato fino all’Arsenale di Palermo, dove fu restaurato.

Garibaldi, con decreto del 5 ottobre dispose che la nave dovesse essere preservata, insieme al Piemonte, «in memoria della iniziativa del popolo italiano» ma, dopo la conclusione della spedizione dei Mille, passò invece al servizio della Regia Marina svolgendovi anche servizi umili e trasportando truppe e detenuti, cosa di cui Garibaldi fortemente si lamentò.

Nella notte tra il 12 e il 13 marzo 1864, il Lombardo naufragò presso l’Isola di San Domino, nell’Adriatico, dopo essere finito su una secca a causa di una tempesta, mentre stava trasportando truppe da Ancona a Manfredonia e detenuti alle Tremiti; non vi furono vittime.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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