Marc Chagall (Vitebsk, 7 luglio 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 28 marzo 1985) è stato un pittore russo naturalizzato francese, d’origine ebraica.Inizia l’attività in Russia, ma è durante il suo primo soggiorno a Parigi che rimane colpito dalle ricerche sul colore dei Fauves e da quelle di Robert Delaunay.
Il suo mondo poetico si nutre della fantasia infantile e alla potenza trasfigurante delle fiabe russe. La semplicità delle forme, lo collega al primitivismo della pittura russa del primo Novecento e lo affianca alle esperienze di Natal’ja Sergeevna Gončarova e di Michail Fedorovič Larionov.
Con il passare del tempo, il colore, nei quadri di Chagall, supera i contorni dei corpi espandendosi sulla tela. Così le figure si espandono in macchie o fasce di colore, secondo modalità operative simili a quelle degli artisti degli anni Cinquanta che aderivano alla corrente del Tachisme (da tache, macchia).
Qual è lo stile di Chagall? Potremmo parlare di fauvismo onirico. Colori potenziati in modo espressionista – come Van Gogh -, deformazioni – qui gioiose – delle figure, primitivismo, joie de vivre matissiana. I suo dipinti non hanno nulla della scientificità del rilevamento surrealista del sogno, nonostante si inseriscano in una dimensione onirica, che egli coglie sia dal proprio passato che, come appare evidente, da un’osservazione delle opere di Gustave Moreau (Parigi, 6 aprile 1826 – Parigi, 18 aprile 1898), pittore simbolista che mostra un mondo sovrannaturale, popolato di creature spirituali, che si collocano tra gli uomini e gli angeli.
L’ANALISI DEI SUOI DIPINTI
L’artista sceglie il punto di vista dell’infanzia e riproietta – noi italiani diremmo: pascolianamente – i propri ricordi e le proprie emozioni attraverso l’occhio incantato del bambino. Ogni sua osservazione genera lo stupore che abbiamo dimenticato. Il mondo privo di gravità consente a meravigliose creature di librarsi nel cielo, come angeli. Non esiste gravità, pensiero negativo, dolore che non sia celestialmente compensato, nei quadri dell’artista.
L’occhio infantile è selettivo rispetto al meraviglioso e decontestualizza, come avviene in Chagall, un personaggio, un particolare, un animale, ritagliandolo dal “rumore di fondo” del contesto per conferirgli un’evidenza assoluta. Anche l’artista pare ritagliare i propri personaggi, accostandoli spesso, tra loro, con volute difformità proporzionali. Il volo e la leggerezza appartengono a questa dimensione gioiosa. Quella del biblico Cantico dei cantici. E’, infatti, il grande amore tra l’uomo e la donna a consentire agli adulti di tornare a una felicità senza peso. simili – per certi aspetti – alla gioia perduta dell’infanzia.