Alfredo Premoli, le opere dell'architetto che disegnò la Fiat

Alfredo Premoli (Brescia, 1876- Lanzo Torinese, 1967) fu un importante architetto italiano nell'ambito Liberty e Dèco. Tra i suoi progetti più significativi, il primo stabilimento della Fiat a Torino. E' fratello maggiore di Rodolfo Premoli, pittore che si formò all'Accademia di Torino.

Alfredo Premoli (Brescia, 1876- Lanzo Torinese, 1967) fu un importante architetto italiano nell’ambito Liberty e Dèco. Tra i suoi progetti più significativi, il primo stabilimento della Fiat a Torino. E’ fratello maggiore di Rodolfo Premoli, pittore che si formò all’Accademia di Torino.
Figlio di un falegname, Alfredo frequento a Brescia la scuola Moretto – un istituto professionale che ebbe una notevole funzione sociale – dove ricevette i primi rudimenti dall’architetto Arcioni;  poi, grazie al legato Brozzoni, l’ingente lascito di un collezionista a favore di giovani bresciani che volevano intraprendere la carriera artistica, ebbe la possibilità di iscriversi alla facoltà di architettura e all’Accademia di Torino (1898), unendo così la propensione artistica all’applicazione nell’ambito delle costruzioni. Premoli, durante gli anni di formazione, ebbe già modo di segnalarsi per un’ottima capacità disegnativa, come dimostrano le opere realizzate nell’ambito dei rilievi del restauro del Broletto, edificio medievale bresciano, che, in epoca comunale e prima della costruzione della Loggia, era stato sede della municipalità. Con otto tavole dedicale a quell’intervento,  vinse così il primo e il secondo premio internazionale, nell’ambito di un concorso organizzato a Torino.
La laurea giunge nel 1900. Nel 1904, anno dell’Expo bresciana, allestita in castello,  venne esposto un suo progetto per la decorazione della Mole antonelliana, nonchè un dettaglio acquerellato che era stato già stato oggetto di un secondo premio in un concorso internazionale e che lo rivelò ai concittadini come squisito acquerellista. Proprio in quel periodo l’architetto bresciano era stato chiamato da Giovanni Agnelli a progettare e ai dirigere i lavori per la realizzazione del primo stabilimento della Fiat, che sorta nel 1899, non aveva ancora uno spazio totalmente proprio. I lavori si svolsero tra il 1904 e il 1906 in via Dante Alighieri, quando fu consegnato l’opificio, con l’annessa scuola allievi. Nell’edificio industriale torinese, Premoli contemperò le citazioni del liberty con l’immagine della solidità che doveva essere offerta, anche sotto il profilo visivo dalla sede operativa dell’impresa. Pertanto contenne l’esuberanza floreale, applicandola con elegante moderazione, pur celebrando con elementi decorativi la cimasa dove era stato collocato il nome dell’azienda, acronimo caratterizzato da una grande linearità.

In una foto d'epoca, la facciata liberty del primo stabilimento della Fiat a Torino, progettato nel 1903 dall'architetto bresciano Alfredo Premoli. Oggi l'edificio è un loft
In una foto d’epoca, la facciata liberty del primo stabilimento della Fiat a Torino, progettato nel 1903 dall’architetto bresciano Alfredo Premoli. Oggi l’edificio è un loft

 
Il reparto bulloneria dello stabilimento Fiat. Premoli previde ampie finestre per garantire luce naturale
Il reparto bulloneria dello stabilimento Fiat. Premoli previde ampie finestre per garantire luce naturale

 
Nonostante per lavoro risiedesse a Torino, fu chiamato dalla sua città d’origine a redigere un progetto di trasformazione della Crociera di San Luca – antico ospedale bresciano – in una galleria di passeggio e commerci, con un’annessa piscina. Fu uno dei numerosi progetti, riguardanti quel comparto, che restarono nel cassetto, in quanto la sistemazione e l’individuazione di destinazione d’uso della Crociera è tuttora un quesito aperto per Brescia. Il giovane architetto poteva comunque contare su importanti contatti sviluppati grazie a una spiccata sensibilità artistica – lo schizzo di una cancellata liberty vinse il primo premio del concorso promosso dalla rivista “Memorie di un architetto. La crescita della Fiat procedeva di pari passo con la notorietà del progettista del suo stabilimento. Premoli venne così chiamato a Milano per la progettazione della sede dell’Automobil club.
Essendogli riconosciute intense capacità interpretative del Liberty, nel 1911 venne incaricato di dirigere l’Ufficio tecnico del Comune di Torino nell’ambito dell’Esposizione e, due anni, dopo l’ente municipale gli affidò il progetto di allargamento di via Roma. Intensa fu l’attività di libero professionista esercitata in tutta Italia. Durante la prima guerra mondiale gli fu affidato l’incarico di configurazione – nell’Italia settentrionale – di tutti i campi di  volo dell’aviazione militare italiana che debuttava in condizioni operative. Nel 1920 lavorò alla chiesa bresciana di Santa Maria della Vittoria – nell’attuale via Cremona -,uno dei tre Templi votivi cittadini, nati a seguito di un voto espresso nell’aprile del 1917 dalla Chiesa bresciana sull’onda emotiva suscitata dall’immane conflitto mondiale allora in corso (e Brescia era prossima alla linea del fuoco) , luoghi di culto considerati necessari all’assistenza spirituale nella periferia della città. I fondi furono raccolti con una sottoscrizione popolare e  la prima pietra dell’edificio progettato da Premoli fu posata il 3 ottobre 1920 ma, la costruzione del tempio poté iniziare solo poco meno di due anni dopo e fu limitata – per motivi economici – alle sole due prime “campate”, partendo dalla facciata (poi estesa a una terza campata, dall’estate del 1924).
Disegni acquerellati di Premoli allegati alla progettazione di Santa Maria della Vittoria, a Brescia (1919)
Disegni acquerellati di Premoli allegati alla progettazione di Santa Maria della Vittoria, a Brescia (1919)

 
La chiesa di Santa Maria della Vittoria, in un foto d'epoca, in via Cremona, a Brescia
La chiesa di Santa Maria della Vittoria, in un foto d’epoca, in via Cremona, a Brescia

L’architetto firmò numerosi altri edifici in Italia e nel 1936 la casa di cura di Desenzano del Garda. Accanto all’attività professionale, Premoli accostò un’esplorazione attenta della realtà attraverso dipinti,  realizzati soprattutto ad acquerello, nei quali alterna la precisione del vedutista a impressioni paesaggistiche improntate al colorismo più puro di matrice impressionista.
 

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