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PERSONALE DI PIERANGELO ARBOSTI
25 maggio – 31 agosto 2014
Spazio Arte Villa Fenaroli, via Mazzini 14, Rezzato, Brescia
Inaugurazione domenica 25 maggio alle ore 18.
Mostra a cura di Rosa Lardelli.
Presentazione critica di Giovanni Quaresmini.
Orari: tutti i giorni 10/22
Info: www.villafenaroli.it
030-2793223
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[A] Rezzato, Villa Fenaroli, dal 25 maggio al 31 agosto, la mostra personale di Pierangelo Arbosti – a cura di Rosa Lardelli con la presentazione critica di Giovanni Quaresmini – in collaborazione con l’ Associazione Artisti Bresciani, con il patrocinio del Comune di Ghedi e del Comune di Rezzato.
Nel dicembre 2013, l’artista Pierangelo Arbosti è risultato vincitore per l’opera intitolata Infanzia perduta alla prima edizione della Biennale di pittura di Sharm el Sheikh. Collabora ad illustrare pubblicazioni finalizzate all’Educazione Ambientale nella Scuola. E’ consigliere stimato presso l’Associazione Artisti Bresciani.
Nelle opere dell’artista bresciano il micromondo è composto essenzialmente da una sedia in stile Luigi Filippo (una sinuosa sedia da salotto borghese dotata di una perfetta imbottitura), una colomba, fasce metalliche o di stoffa tentacolarmente sommosse da un evento violento, in direzione di un disvelamento, della scoperta di qualcosa di grandioso, come le donne ectoplasmatiche chiamate a riempire di una dolcezza estenuata e irreale la stanza stessa […]
Arbosti trasforma l’icona della colomba nella rappresentazione dell’azione spirituale della memoria, catalogandola visivamente nella categoria delle surreali intromissioni in un universo parlante, attento alle richieste delle umane nostalgie, in un luogo casalingo rispetto al quale la sua presenza sollecita, nello straniamento, un’immediata ricerca di spiegazione che si conclude nella certezza di un’ assenza presente […]
Il rafforzamento del concetto dell’ assenza presente è compiuto da Arbosti con la dislocazione di fantasmatiche figure femminili […] Le più recenti nature morte campite sulla totemica sedia Luigi Filippo, ovvero i violini composti da una materia pittoricamente rastremata, sempre più rarefatta in direzione della parte superiore dello strumento fino ad evocare, nelle diafane dissolvenze cromatiche l’estinguersi del suono verso l’infinitesimale vibrazione del ricordo […]
La stanza della memoria di Arbosti è profondamente abitata da queste assenze vigili e da questi silenzi fittamente loquaci, al punto di essere simili ai salotti spirituali di Bergman […]
Maurizio Bernardelli Curuz