Sardegna, estati fa. Camminavo sulla battigia, e il mio sguardo si smarriva tra i milioni di granelli di ghiaia. Ghiaia bianca, bellissima. Bellissima anche perché il suo candore si mescolava al rosso dei frammenti di corallo, al nero di minuscoli ciottoli levigati. Così, mi chinai e raccolsi un poco di quella ghiaia, la misi in un vaso di vetro, me la portai a casa. Da allora, ogni tanto mi è capitato di soffermarmi a rimirarla, incantato. Fino a che è scattata l’ispirazione.
Ho preso un piatto cinese, blu-verde, con le sfumature glauche dell’Oceano. Sul fondo ho distribuito una salsa lievissima, fatta di olio, limone, sugo di tartufo nero. Su quel velo – quasi equorea spuma – ho deposto ricci di mare, calamaretti, tartufo nero di Norcia. Ho benedetto l’unione dei frutti della terra e dei frutti della parte fluttuante del nostro vecchio mondo. Per raccontare, a modo mio, di quella ghiaia bianca di Sardegna, e dei suoi ospiti rossi e scuri, lambiti dalla risacca. Per reinventare – stavolta – un quadro speciale, dipinto dalla Natura, artista sublime.
I granelli fluttuanti di Gualtiero Marchesi
Sardegna, estati fa. Camminavo sulla battigia, e il mio sguardo si smarriva tra i milioni di granelli di ghiaia. Ghiaia bianca, bellissima. Bellissima anche perché il suo candore si mescolava al rosso dei frammenti di corallo, al nero di minuscoli ciottoli levigati. Così, mi chinai e raccolsi un poco di quella ghiaia, la misi in un vaso di vetro, me la portai a casa. Da allora, ogni tanto mi è capitato di soffermarmi a rimirarla, incantato. Fino a che è scattata l’ispirazione