Mimmo Rotella, intervista: la parabola delle carte lacerate. Nascita del décollage. Immagini

In un’intervista a Stilearte, uno dei più grandi artisti italiani contemporanei ripercorreva il suo intenso itinerario - “Quando uscivo di notte dal mio studio per strappare i manifesti dai muri di Roma” - L’affascinante esperienza parigina con Deschamps, Klein, e gli altri del gruppo dei Nouveaux Réalistes - E il maestro lancia un messaggio: “Vorrei che il pubblico capisse che l’arte non è abilità, ma un linguaggio creativo”.
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Tutte le opere di Mimmo Rotella all'asta on line, in questo istante. Entra e vedi

Pezzi unici o multipli autografi od oggetti di design ideati da Mimmo Rotella, in questo momento alle aste on line, dotate di certificazioni. Rotella, come ben sappiamo, è l'artista italiano che trovò una via all'interlocuzione con l'arte statunitense del pop. Le lacerazioni dei manifesti dei grandi film, quando Warhol proponeva le Marilyn come supremo oggetto del mito celebrato dall'arte, proponevano uno stretto colloquio in cui avveniva - anche con particolare acutezza sensitiva nei confronti del desiderio del pubblico - uno scambio di azioni tra il subire il modello statunitense e graffiarlo, seppur parzialmente. Per vedere i Rotella alle aste on line, cliccare il nostro link sicuro, qui sotto. Il nostro quotidiano è certificato a livello di sicurezza assoluta
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I progetti del Mose – Come Bembo, nel 1560, pensò di dividere le acque di Venezia

Da una Brescia inospitale e odiata, il capitano prefigura la Laguna, isolata e difesa dall’orizzonte di una grande fossa arginata, come una macchina idraulica produttiva (agricoltura; pesca), dinamica (il collegamento pedonale tra i due maggiori nuclei urbani attraverso il ponte agganciante Murano a Venezia; l’agilità della navigazione per i canali profondi e puliti), ma disponibile all’ornamento (“horti et giardini”, “collinette” create utilizzando i detriti degli scavi) che, in quella stessa congiuntura, invocava Alvise Cornaro, immaginando un isoletta e un teatro nel bacino marciano.
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Bernardo Strozzi – Il prete processato perché dipingeva opere “profane”

Il quadro in cui è ritratta una donna, infatti – e in cui si mescolano sapori di ascendenza nordica e naturalismo – potrebbe essere simile a uno di quelli presi in considerazione dal Tribunale Arcivescovile di Genova per processare l’“eretico” Strozzi con l’accusa di esercizio illecito della pittura e più precisamente “contra decorem dignitatis sacerdotalis exercuit et exercet artem pictoris, images ac picturas tam prophanas quam non”. Il motivo dell’accusa risiede nel fatto che il religioso crei un dipinto che vada oltre i ristretti canoni del tempo, aderendo al processo di secolarizzazione della pittura che vede negli artisti laici del nord-Europa i promotori
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Gustave Doré, illustratore di fiabe. Tutto quello meno conosciuto di lui. Il video

Nell'ambito del vasto Corpus delle opere di Gustave Doré, accanto ai dipinti - meno noti della sua produzione grafica, ma splendidi - troviamo anche illustrazioni di altissimo livello d'invenzione e di tecnica. Aggirando le tavole molto note realizzate per la Divina Commedia, emergono opere compiute per diversi libri destinati ai bambini e ai ragazzi, tra i quali fiabe e romanzi. a doré 2
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Stendhal a Brescia, dalla profezia di San Giovita ai Martinengo, da Bagnolo Mella alle case della città

La Certosa di Parma contiene alcuni riferimenti a Brescia, città nella quale Stendhal abitò per alcuni mesi. Era giunto in Italia con l’Armata napoleonica, all’’età di diciassette anni. Nel primo capito del romanzo egli allude, non senza certa ironia, alla cosiddetta profezia di “San Giovita, il primo patrono di Brescia (sic)”. Secondo questa voce che circolò negli ambienti aristocratici contrari all’invasione, il rientro dei francesi in Lombardia era temporaneo. “A giudicare da quel sacro oracolo – scrive Stendhal – la fortuna dei francesi e di Napoleone sarebbe finita esattamente tredici settimane dopo Marengo. Per scusare, almeno in parte, il marchese Del Dongo e tutti quei musoni di nobili campagnoli, bisogna dire che loro, alla profezia, ci credevano davvero, in buona fede”.
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Maria Lassnig, la pittrice femminista che esplorava il proprio corpo

Il concetto chiave che più di ogni altro caratterizza l’opera di Lassnig è quello di Körpergefühl o "consapevolezza corporea"; infatti analizzando introspettivamente la vera natura della propria condizione, seppe usare il mezzo artistico per esprimere sensazioni corporee. Sono numerosi gli autoritratti che danno prova della particolarissima forma di autoanalisi cui l’artista, dalla profonda sensibilità, si sottoponeva costantemente. La mostra organizzata dagli Uffizi
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