domenico trentacoste la derelitta

La Derelitta, ritratto di una povertà bella, sofferente, dignitosa e pronta a reagire

Domenico Trentacoste ne "La Derelitta" somma ed epura con il suo lessico idealista tutte le tendenze artistiche che lo hanno preceduto, come dimostra anche il grande successo di pubblico e di critica suscitato alla prima Biennale di Venezia del 1895, quando è esposta la composizione; un tale successo che porta l’autore esule a far ritorno in patria, stabilendosi a Firenze. Il titolo stesso dell’opera rimanda a una figura posta al margine estremo della società, con un tono sommesso rispetto al precedente Proxumus tuus di Achille D’Orsi, ma in cui la denuncia sociale appare più che mai viva nell’eleganza discreta di un corpo nudo, che affonda le sue radici nella statuaria antica, e che pudicamente nasconde, con un fremito di vergogna, le sue belle forme e il suo stato, che non gli permette neppure di possedere una veste per coprirsi.
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