Marco Manzoni ha vinto il primo premio assoluto al Nocivelli 2016. L’intervista
INTERVISTA VINCITORI PREMIO NOCIVELLI 2016
- Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
Marco Manzoni
27/02/1991
Bergamo
Diplomato presso Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo (2016)
Diplomato presso Centro Sperimentale di Cinematografia, Torino (2014)
Tutta la mia ricerca si fonda sul tentativo di rintracciare il senso originario di ciò che comunemente spaventa o allontana da sé, cercando di ribaltarne i presupposti percettivi. Il medium adoperato varia in base al contenuto, spesso parto da disegni che possono evolversi successivamente in sculture, installazioni, fotografie o animazioni. Cerco sempre di eliminare ciò che è superfluo, riducendo le proprietà cromatiche dei lavori al bianco e nero, fondendo i presupposti cinematografici del “make it simple” con la capacità sintetica dell’arte di stampo più concettuale. Di fatto ogni pensiero tradotto in immagine vuole essere ricco, sottile, preciso, anche se ciascun tentativo di traduzione comporta un implicito tradimento.
- Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più intenso, sulla sua produzione? Perché?
Più che ad opere singole mi piace pensare al corpus di lavori di autori quali Jean-Luc Nancy per la filosofia, Peter Greenaway per il cinema, Harold Pinter per il teatro, Alexander McQueen per il costume, Ètienne-Louis Boullée per l’architettura. Tutti quelli che hanno innestato in campi culturali ben circoscritti concetti coltivati in altri campi e derivanti da altre “colture”. È la modalità operativa principalmente ad attrarmi ed influenzarmi, anche se di fatto tutti questi personaggi hanno a che fare con un singolare passatempo: la morte in vita.
- Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
Occidente e Medio Oriente sono legati sin dall’origine da una serie di incomprensioni circa il dominio del territorio occupato dai rispettivi profeti: la Terra Santa. Di qui la tendenza dei primi crociati a portare con sé dalle spedizioni a Gerusalemme terra sufficiente per farsi seppellire in terreno consacrato, una volta tornati in patria, dando origine a vere e proprie città ctonie quale è il Camposanto di Pisa. La stessa pratica di appropriazione delle risorse altrui quale forma di controllo politico si manifesta nella circolazione del prodotto-tappeto all’interno della società globale contemporanea.
In Coral Garden due grossi tappeti sono disposti al centro della sala di lettura di un edificio storico dedicata alle traduzioni in lingua della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, testo celebrante le imprese “coloniali” europee in Terra Santa. La sepoltura di un individuo sotto la superficie del tappeto, luogo destinato tradizionalmente alla polvere, ne ridefinisce il senso originario di spazio naturale potenzialmente pericoloso, evidenziando i presupposti di reciprocità (spesso negativa) esistenti tra Occidente e Oriente. Importare il prodotto tappeto diviene importare la nostra sepoltura, come già avevano capito e annunciato i primi crociati a contatto con una cultura altra dall’Occidente europeo.
Coral Garden è un giardino corale, spazio di sepoltura in cui ciascun corpo, decomponendosi sotto l’egida di una cultura, permette la fecondazione della stessa e il suo sviluppo, garantendo che altri se ne prendano cura, e coltivino il nuovo sapere così costituito.
- Indirizzi di contatto
340 082 5722
mwmanzoni@gmail.com