Recuperiamo un testo della grande Rossana Bossaglia
scritto per Stile Arte nel 2001.
di Rossana Bossaglia
[T]oulouse-Lautrec è considerato generalmente l’artista che meglio rappresenta e interpreta la Belle époque; ed è un giudizio corretto: tanto più che per “Belle époque” intendiamo appunto quella degli ambienti e dei personaggi da lui raffigurati: luoghi di spettacoli e di godimenti amorosi, postriboli frequentati da signori della buona società in legittima – o legittimata – evasione; palcoscenici dove si esibiscono in danze agili e frenetiche donne, per lo più non giovanissime – o, se si vuole, prematuramente attempate -.
Qui la Francia della musica leggera sviluppa una sua caratteristica che durerà anche nel secolo successivo: da Mistinguett a Edith Piaf la cantante da cabaret è in genere magra e rugosa, di taglia asciutta e, va aggiunto, di voce profonda. Questa Jane Avril, danzatrice bravissima, specialista in acrobatici sgambettii, non è un personaggio divertente; almeno così come ce la raffigura Toulouse-Lautrec: del quale peraltro tutto si può dire fuori che avesse un’idea eufemistica della vita e dell’arte. Nel volto di Jane si legge una sorta di stanchezza, più psicologica che non fisica; e il costume fluttuante o il movimento vezzoso sembrano far parte di un impegno professionale rispettato automaticamente. Toulouse qualche volta, nei dipinti, tradisce troppo apertamente la sua amarezza di fondo; qui, il taglio del manifesto, con la scena circondata da una linea flessuosa, conferisce all’insieme un seducente ritmo musicale: è un’impronta di tipo Art Nouveau, appena recepita dall’artista, al culmine, e alla fine, della sua carriera.