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L’immagine di san Cristoforo offriva ai viandanti, secondo le credenze medievali, una celeste protezione nel viaggio o negli spostamenti quotidiani. Numerose chiese o santuari, specie nell’arco alpino e nelle prealpi, sono dominate, nella facciata esterna da dipinti del santo che assumono dimensioni ragguardevoli, fino a coprire ampie estensioni di intonaco. San Cristoforo -come suggerisce il nome in latino Christum fero, porto Cristo – reca sulle spalle Gesù bambino, facendogli attraversare un fiume. L’immagine di Cristoforo oltre a proteggere i viandanti poteva fungere da insegna per piccoli ospedali o ricoveri – xenodochi – nei quali i viaggiatori potevano trovare rifugio, com’era tradizione inveterata sin dal tempo dei romani, che avevano ottimizzato i collegamenti, attraverso reti di servizio stradale che consentivano il cambio dei cavalli o il ristoro dei passeggeri. Non è da escludere che una parte delle chiese che recano l’immagine di Cristoforo- che più frequentemente occupano zone non centrali dell’abitato – costituiscano un elemento di continuità storica con i luoghi d’accoglienza della romanità.
La nuova epoca offrì comunque al viandante la certezza della protezione del santo, che era al tempo stesso una promessa di protezione fisica -San Cristoforo è sempre un gigante nerboruto – e spirituale – il piccolo Gesù sulle spalle – , una coppia che fornisce ogni garanzia per il superamento dei pericoli della strada, materiali o spirituali che sia o che, come avviene per la Pieve di Tavernole sul Mella (in Valtrompia, in provincia di Brescia) indica contemporaneamente l’accoglienza (Tabernula o Tabernula in latino indica, appunto una taverna) e la presenza di un ponte o di un guado sicuro per l’attraversamento del vicino fiume.
Merita senz’altro una citazione anche l’affresco che Friedrich Pacher – o la sua scuola – realizzò aValdaora di Sopra – in provincia di Bolzano – sia per le ragguardevoli dimensioni (8×3,25 metri) che per la forza profusa dall’immagine di questo gigante gentile che eleva le sue forme fino a lambire il tetto della chiesa. Il fiume attraversato da San Cristoforo, in Alto Adige, pullula di mostri temibili, grandi pesci con aculei, orche assetate di sangue.
E’ interessante rilevare il legame di questa figura a un’attività diffusa nel passato, quella di traghettatore.I fiumi, dove non c’erano ponti, venivano attraversati con una barca, seguendo una corda tesa tra le due rive Il trasporto dei passeggeri, nei pressi di un guado, poteva anche avvenire a piedi, portando i viaggiatori sulla schiena,.
Il culto di san Cristoforo era già attestato nel V secolo in Bitinia. Secondo l’agiografia, quest’uomo, che prima dell’incontro di conversione si chiamava Reprobo, era al servizio di un re potente. Credeva fosse il sovrano più forte del mondo e pertanto rimase deluso quando seppe che aveva paura del demonio. Chi aveva potenza superiore a quel re tanto osannato e cantato per la sua potenza? Reprobo si pose al servizio di Satana ma, il giorno in cui si accorse che il demonio aveva paura della Croce, comprese che v’era una potenza ancor superiore, quella di Dio. Reprobo iniziò allora a vagare alla ricerca del Signore ed avendo incontrato un eremita, che gli consigliò di mettersi al servizio degli altri, decise di sfruttare la propria forza e la propria altezza, portando viandanti e pellegrini da una parte all’altra dal fiume.
Un giorno un bambino gli chiese di essere portato sull’altra riva. Reprobo lo caricò sulle spaalle, ma avvertì un peso infinito. grave come il mondo. Si accorse che quel Bambino era Cristo e, da quel momento, la sua anima e il suo nome mutarono. Egli portò Cristo nel cuore e sulle spalle, assumendo il nome di Cristoforo.