di Claudio A. Barzaghi
L’esistenza di tanti piccoli Musei e di altrettante Gallerie d’Arte disseminate in lungo e in largo sul territorio nazionale, non è sempre chiara né condivisibile, ma è altresì evidente che molte di queste realtà assolvono una funzione meritoria e preziosa rimpicciolendo le maglie della rete, consentendo, così, di acchiappare anche i pesci più piccoli. È certamente il caso della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Armando Pizzinato” di Pordenone che con la mostra attualmente in corso, Angiolo D’Andrea 1880-1942, centra perfettamente l’obiettivo della pesca miracolosa.
La mostra – il cui sottotitolo “la riscoperta di un maestro tra simbolismo e novecento” già spiega tutto efficacemente e si fregia della impeccabile cura di Luciano Caramel e del contributo della Fondazione Bracco – è un riuscito esempio di esposizione che s’inserisce in quel ritorno di fiamma di studi e interesse che coinvolge, ormai da un po’ di tempo a questa parte, i trascurati esponenti del simbolismo e del divisionismo di casa nostra.
Angiolo D’Andrea, infatti, è buon esempio di pittore a torto e a lungo dimenticato che ritorna grazie alla passione e alla costanza di alcuni. Friulano di Rauscedo, dopo una lunga collaborazione in veste di illustratore (dal 1900 al 1905) con la rivista “Arte italiana decorativa e industriale” diretta da Camillo Boito, nel 1906 si trasferisce definitivamente a Milano. Qui inizia la sua carriera di pittore che ha, sotto molti punti di vista, della stupefacente perché in definitiva autodidatta, e ciononostante in grado di esprimersi in modo eccellente.
L’esposizione, articolata in modo da documentare i numerosi ambiti espressivi: “Lo Spirituale nel Naturale”, “La figura femminile. La Maternità. L’eros”, “Natura e paesaggio”, ecc.; rivela in sintesi un artista eclettico sul piano dei generi e dotato di solido gusto estetico nonché di appropriato uso del colore: perfettamente a proprio agio con la figura umana e il paesaggio, debole soltanto, ci è parso, nei confronti della natura morta un po’ superflua e manierata.
Coinvolto nel primo conflitto mondiale, avrà negli anni ’10 e ’20 il suo momento aureo, poi la morte nel 1942 e la lunga eclissi fino a oggi.
Efficienza della struttura e gentilezza del personale meriterebbero da soli un viaggio, ma se sul piatto si aggiunge anche la ricca mostra (120 opere) innegabilmente riuscita, allora il viaggio diventa d’obbligo. L’ingresso a soli 3 euro include anche la visita alla collezione permanente.
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Armando Pizzinato”
Viale Dante, 33 – Pordenone
La mostra è visitabile fino al 21 settembre: martedì-sabato ore 15,30-19,30, domenica ore !0-13 / 15,30-19,30.
Angiolo D’Andrea – Chi era costui? Pordenone lo svela
Friulano di Rauscedo, dopo una lunga collaborazione in veste di illustratore (dal 1900 al 1905) con la rivista “Arte italiana decorativa e industriale” diretta da Camillo Boito, nel 1906 si trasferisce definitivamente a Milano. Qui inizia la sua carriera di pittore che ha, sotto molti punti di vista, della stupefacente perché in definitiva autodidatta, e ciononostante in grado di esprimersi in modo eccellente