Due madonnari in un angolo di Venezia: la strada dell’artista

Nel giro di tre giorni, una coppia di « madonnari » ha dischiuso a migliaia d’occhi meravigliati una nuova finestra con vista canale alla quale si affacciano due volti femminili: la « Dama con l’ermellino » e la « Ragazza con l’orecchino di perla »

di Giulio Leopoldo Bellocchio

[N]el giro di tre giorni, chini sui masegni irregolari del pavimento di campo San Cassiano a Venezia, una coppia di « madonnari » ha dischiuso a migliaia d’occhi meravigliati (di frotte di turisti e resistenti residenti), una nuova finestra con vista canale alla quale si affacciano due volti femminili che attirano l’attenzione da lontano : la Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci e la Ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer.


In tanti sono saliti in piedi sul pozzo in mezzo al campo per guadagnare una vista dall’alto sull’opera e fotografarla; moltissimi si sono complimentati e hanno ringraziato Genny e Mario, i due madonnari che in tre giorni di lavoro hanno realizzato questa grande e semplice composizione : i due famosissimi  e misteriosi ritratti accostati si stagliano contro un cielo chiaro che pare riflesso in acqua, chiuso da un arco come di finestra veneziana ; tra i due volti si apre un canale in prospettiva illusoria. Ai lati, in basso, chiudono la composizione due angioletti correggeschi e dei fiori.
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L’opera, oltre ad essere ben inquadrata nelle linee preesistenti del campo e a non intralciare i traffici pedonali, è anche armonicamente inserita nella tradizione di una città che gioca ad ogni passo con le prospettive, concrete (almeno due ad ogni ponte) ed illusorie (una per tutte : l’intero soffitto « sfondato » in S. Aponal).
I due artisti non hanno dato alla loro opera alcun significato simbolico ma sono stati spinti dal puro impatto estetico che la bellezza dei due dipinti originali suscita, per loro, in chiunque li guardi.
Hanno utilizzato terre e pigmenti naturali, in gesso o diluiti in acqua e pennellati nelle zone più ampie. « Se dovesse dare noia a qualcuno – dice Mario – con acqua e scopa si lava via ».
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E’ stato chiesto ai due artisti come mai non realizzino i loro lavori su dei grandi fogli, per poi poterli conservare. Per Mario è essenziale che si colori direttamente sul pavimento lasciando l’opera sul posto, donandola a tutti i passanti : « l’opera è di tutti quelli che la godono, non c’è proprietario e tutti la pagano. In questo modo è viva, ogni giorno cambia ».
E’ nella natura propria dell’arte del madonnaro di essere « effimera », di non essere fatta per durare ma totalmente affidata al tempo. L’artista di strada lascia sul terreno un’impronta di cielo che non puo’ essere asportata ma che, dopo un temporale, ritorna alla terra, come uno squarcio tra le nubi sul cielo limpido, aperto dal vento e subito richiuso.
Genny, grazie all’impegno costante in quest’arte, ottiene risultati ammirevoli che superano di molto la semplice riproduzione ingrandita d’opere d’arte famose, creando composizioni originali e nuovi soggetti nella ricerca di effetti ottici sorprendenti. Quest’attività le assicura un reddito (per quanto anch’esso affidato al tempo, l’Euro ha comunque giovato agli artisti di strada) e le offre grandi soddisfazioni date dall’entusiasmo e dall’accoglienza ricevuti dalla gente.
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I due artisti riconoscenti, hanno dedicato l’opera « all’ospitalità della gente di san Cassiano » e sono poi partiti all volta di Mantova per la celebre competizione di madonnari che si svolge nella notte tra il 14 e 15 agosto d’ogni anno, in occasione dell’Assunzione.
Nei giorni successivi molti scrosci hanno lavato Venezia, spegnendo i colori che brillavano in quella finestra; la perla è ricaduta in acqua, in attesa di un altro pescatore.
 

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