Due anni di lavoro accuratissimo per il l recupero del dipinto su tavola, raffigurante l’Adorazione dei Magi (cm 246×243), iniziato nel 1481 da Leonardo da Vinci per il monastero di San Donato a Scopeto e lasciato incompiuto. Un’opera di grandissimo interesse artistico e tecnico,poichè mostra con estrema chiarezza le modalità lavorative dell’artista,la sua perfezione, l’ancoraggio saldo al disegno, la presenza di sfumato già nelle fase preliminari della realizzazione dell’opera. Durante il primo anno l’opera è stata sottoposta a un’articolata serie di indagini diagnostiche per capire a fondo lo stato di conservazione del supporto ligneo (che è stato modificato dimensionalmente nel tempo), e della superficie pittorica preliminare che Leonardo aveva iniziato a comporre.
Quindi è iniziato una prima fase dell’intervento di restauro.
A seguire, il restauro del supporto ligneo, necessario per assicurare solidità alla tavola e per evitare negative ripercussioni sulla pittura. Per lo stotico dell’arte Antonio Natali, “quello che la pulitura sta rivelando, nelle parti dov’è ormai compiuta, consente d’apprezzare ciò che prima si poteva solo intuire leggendo i referti agli infrarossi. Ora si può dire con assoluta certezza che a restauro concluso gli occhi d’ogni visitatore degli Uffizi potranno darsi ragione d’una trama teologica che s’era potuto ricostruire solo in virtù delle indagini. E così vieppiù si concreta la nostra aspirazione a fare del museo un luogo d’educazione più che di stupore”.
di Marco Ciatti
Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze
Ora vediamo chiaramente e in maniera inconfutabile che l’intervento di pulitura, tramite un leggero, graduale e differenziato assottigliamento dei vari materiali sovrapposti nei secoli dai vari manutentori e restauratori delle Gallerie sulla superficie, era assolutamente doveroso e tecnicamente possibile.
Come appare in maniera così evidente la superficie pittorica, anche se appena abbozzata, risulta ora libera dal pericoloso effetto di strappo dei materiali accumulatisi sopra, e le parti disegnate e ombreggiate da Leonardo emergono finalmente leggibili in maniera chiara, rendendo possibile una più approfondita lettura dei loro valori espressivi.
Per esempio, le alterazioni di questi materiali aggiunti ed alterati non originali sulla bellissima figura del pensatore, o Isaia secondo la lettura iconografica di Antonio Natali, appiattita dallo sbiancamento sono scomparse con un leggerissimo trattamento di pulitura e la potenza dei volumi e dell’espressione sono immediatamente riemerse. Ma è soprattutto nella parte alta che la nuova lettura dell’opera si afferma prepotente, rivelando un accenno sottilissimo del colore del cielo e rendendo percepibili a occhio nudo anziché solo in infrarosso le figure dei lavoratori che sono intenti alla ricostruzione del Tempio, elemento iconologico di grande importanza, così come la zuffa di cavalli e figure umane sulla destra. La presenza di queste tracce di velatura di colore locale, già evidenziata dalle prime indagini diagnostiche, è forse all’origine della patinatura con la quale, nei secoli passati, le si erano volute occultare, forse per conferire all’insieme l’effetto non di un non finito, ma di un voluto monocromo.
Questa delicata pulitura ha consentito anche di penetrare sempre più nel modo di lavorare di Leonardo, confermando l’interpretazione iniziale circa le varie fasi e materiali, ma arricchendola di nuovi elementi, esempi ed anche di interessanti problemi interpretativi. Significativi alcuni particolare nella comprensione del processo mentale di Leonardo che lavora secondo la propria ispirazione in maniera molto libera al di sopra di una, invece, rigorosissima impostazione prospettica dell’insieme. Il gruppo di teste sul lato sinistro mostrano con evidenza i vari possibili livelli durante il processo di costruzione delle immagini. All’estremità destra, invece, appaiono varie posizioni di una testa di cavallo, per la quale, evidentemente, il pittore non aveva ancora compiuto la scelta definitiva.
Come si rileva ovunque, molta materia aggiunta è stata ancora lasciata, in base alla impostazione teorica e tecnica della pulitura propria di questo Istituto, sia come livello di sicurezza, sia come “patina” della storia trascorsa. Il principio che ci guida, come è bene noto, è che la pulitura non deve porsi l’obiettivo di far tornare il dipinto come era da nuovo, una indimostrabile e pericolosissima pretesa dato che nessuno sa esattamente come esso apparisse e può condurre a danni irreparabili, ma quelli più ragionevoli di consentire una corretta lettura dei suoi significati e valori espressivi, sia pur con i segni del passaggio del tempo.
Alla fine, il dipinto di Leonardo dovrà apparire un dipinto non finito, antico, ma in buone condizioni sia materiche sia di leggibilità. A tale scopo, unitamente con il massimo rispetto della sua autenticità materica e formale, vanno tutti gli sforzi del team dell’Opificio al lavoro (restauratori, esperti scientifici, storici dell’arte) che, con un confronto continuo con la Direzione della Galleria degli Uffizi, con gli studiosi dell’opera di Leonardo e con il fondamentale sostegno degli Amici degli Uffizi, vede ormai prossima la conclusione di questa prima fase dell’intervento. I risultati ottenuti sono però di tale interesse e novità che, in ossequio al nostro principio di totale trasparenza, abbiamo ritenuto opportuno presentarli a tutti gli interessati.
Il restauro dell’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci
Organigramma
Il progetto di indagini diagnostiche e quello di conservazione e restauro sono stati messi a punto dall’Opificio delle Pietre Dure
Soprintendente: Marco Ciatti
Direzione dei lavori: Marco Ciatti, Cecilia Frosinini
Restauro
Roberto Bellucci e Patrizia Riitano, per gli strati pittorici
Andrea Santacesaria, per il supporto ligneo con la consulenza di Ciro Castelli e Mauro Parri
Documentazione fotografica:
Roberto Bellucci, Fabrizio Cinotti e Giuseppe Zicarelli (OPD)
Fotografia speciale:
Roberto Bellucci e Fabrizio Cinotti (documentazione fotografica in UV riflesso), con la consulenza di Ezio Buzzegoli (OPD)
Centrica srl (documentazione fotografica RGB ad alta risoluzione)
Haltadefinizione (documentazione fotografica UV Riflesso ad alta risoluzione)
Ufficio Tecnico e movimentazione:
Giancarlo Penza, Filippo Lagna, Marco Vicarelli,
Indagini diagnostiche
Indagini chimiche e spettrofotometria:
Laboratorio Scientifico dell’OPD, coordinato da Carlo Galliano Lalli.
Giancarlo Lanterna e Andrea Cagnini, indagini chimiche
Riconoscimento delle fibre: Isetta Tosini
Radiografia X: Alfredo Aldrovandi, direttore del Laboratorio Fotografico con Ottavio Ciappi – consulente per le indagini radiografiche, Roberto Bellucci (OPD) e Mattia Patti (ricercatore dell’Università di Pisa)
Riflettografia Multi-NIR:
Roberto Bellucci (OPD) Mattia Patti – ricercatore dell’Università di Pisa
Apparecchiatura prototipale di INO-CNR (Istituto Nazionale di Ottica): Luca Pezzati, Raffaella Fontana, Marco Barucci, Enrico Pampaloni
Fluorescenza X
ENEA- La Casaccia (Ente per le Energie rinnovabili e l’Ambiente): Claudio Seccaroni, con la consulenza di Pietro Moioli
Università di Perugia, Dipartimento di Chimica: Bruno G. Brunetti, Alessia Daveri, Costanza Miliani, Francesca Rosi
Ft-IR a fibre ottiche Università di Perugia, Dipartimento di Chimica: Bruno G. Brunetti, Alessia Daveri, Costanza Miliani, Francesca Rosi
Rilievo 3D per la misurazione delle micro deformazioni:
Università di Firenze, Facoltà di Ingegneria: Massimiliano Pieraccini e Alessandro Spinetti
OCT (Optical Coherence Tomography)
Università Keplero di Tallin (Polonia): Piotr Tarkovski, Magdalena Iwanicka e Bogumiła J. Rouba
Ricerche storiche
Gabriella Incerpi
Riprese filmate
Vincenzo Capalbo di ArtMedia Studio