Il volume Electa, “Pavimenti lignei in Europa”, autrice Maria Ludovica Vertova, colma una lacuna restituendo al pavimento in legno, in quanto elemento d’arredo, la giusta dignità dentro all’articolato mondo della “cultura materiale”. Una lacuna alquanto inopportuna, se si considera il fatto che l’arte della tarsia lignea comprende, nei suoi svariati impieghi, un inestimabile patrimonio. Non c’è quasi città europea che non vanti l’ortogonale di sontuosi palazzi, così come non esiste residenza che non conservi, al suo interno, esempi di parquet di raffinata, spesso sontuosa qualità. L’arte dell’usare il legno è antica.
Lo sa bene l’autrice del volume, che nella sua ricerca rimarca, punto dopo punto, la grande importanza della pavimentazione in quanto elemento decorativo che custodisce e condiziona la visione stessa dell’ambiente intero. E’, il pavimento, l’ossatura stessa dove gli elementi costruttivi e ornamentali danno precise indicazioni sulle tipologie dei mobili, delle suppellettili, dei quadri, delle decorazioni parietali, dei lampadari stessi, e quanto altro concorra a dare forma e armonia ad un interno.
“L’effetto d’insieme deve essere misurato – dicevano i classici – così come i dettagli…”. Ecco allora che l’arte del pavimentare un ambito abitativo assume valenze vere, determina i rapporti stessi fra i vari elementi che compongono “il fuori e il dentro” di un contenitore. Ma l’importanza del parquet non si esaurisce in questo pur importante ruolo, sconfina dalla mera seppur alta esecuzione tecnologica. E se è vero che qui le arti applicate raggiungono un tale livello che non possono più essere considerate elementi comprimari alle arti cosiddette maggiori, queste, per mezzo del legno e delle sue illimitate capacità di combinazione, “parlano” in codice, si trasformano in paradigma, rivelano misteri che risultano palesi solo a chi ha voglia di capire. L’uso dei numeri, per fare un solo esempio, e la mistica che ne consegue, che è al centro della tradizione esoterica: il “Tre”, quale segno sacro che si ritrova a tutti i livelli in molti riti, numero riferito al principio stesso dell’Essere, sul triplice piano divino, naturale e umano; così come l’“Otto”, più volte iterato nella costruzione simbolica dei pavimenti di tutta Europa, narrano storie misteriche, legate alla scienza della semiotica.
I numeri, i segni, i simboli, gli intrecci ofitici più creativi e allusivi che gli ebanisti affidavano al contrasto coloristico di legni pregiati e rari, raccontano sotto i piedi (e anche per questo è meno facile saperli leggere) miti e leggende. Spesso sono in grado di rivelare il sapere perduto. Un’arte, quella che progettò meraviglie lignee troppe volte sconosciute, che non è stata ancora adeguatamente studiata e valorizzata e che, in questo volume, incomincia a snodarsi, con piacevolezza, anche per mezzo di esplicative, eloquenti immagini. (gian mario andrico)
Maria Ludovica Vertova, “Pavimenti lignei in Europa”, Electa, 208 pagine