Stilettate di Zana. Con Michelangelo. Dopo la barbarie diffusa, un Rinascimento popolare

STILETTATE
di Tonino Zana
Finirà la guerra? Finirà, come l’infanzia, come la giovinezza, come la vecchiaia, come la vita. Finirà. La domanda non è, come ne usciremo, la domanda è in che modo andremo avanti. La ricostruzione dei padri e dei nonni fu straordinaria, riconosciuta da tutti, non raccontata in modo esauriente. Si riferì di una gran voglia di riprendere e lavorare, di una tenuta sociale, di una riconciliazione mai avvenuta e neppure richiesta come si affermasse: adesso conta andare avanti, distinti e laboriosi, in futuro vedremo.
Siamo sempre distinti e distanti e mi pare sia calata la voglia di un ricominciare., di un rinascimento. E dunque dovremmo studiare quel nostro tempo migliore, di artisti sublimi, di artigiani eccelsi, di un modello aristocratico di governo, non democratico, attento alle arti con le tasse del popolo.
Il popolo, oggi, non può cominciare ad attendere a un rinascimento tramite l’aiuto delle arti e intestarsi non soltanto laboriosità, ma pure illuminazione e intelligenza dei procedimenti esistenziali?
Dico di sì, adesso sarebbe il tempo di un Rinascimento Popolare, di una ardua riconciliazione minima con la mediazione della pittura e della scrittura, dell’architettura e del naturalismo in ogni campo della vita.
Allora, la democrazia si espanderebbe e rafforzerebbe con la distribuzione della conoscenza, con un pil arricchito dal reddito di cultura. L’occasione è notevole. Basta aprire un libro, chiedere un incontro con lui o con lei, “andare a lezione”, studiare, frequentare, riconoscere e non stare soltanto in mostra con la bocca aperta, applaudendo e riconoscendo di non aver capito chi e cosa si applaude. E’ il tempo in cui si può tradurre da sé un’opera e giudicare i buffoni e i geni. Applaudire o voltare le spalle al babbuino locupletato di turno.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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