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Le stilettate di Zana. Con Ippolito Caffi. Trovare un modo per ripartire dai ruderi



Ippolito Caffi, Colosseo illuminato a fuochi di bengala, 1864, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro
STILETTATE
di Tonino Zana
​L’altra sera, un autorevole teologo della cattolicitĂ  accusava la politica, la morale e l’economia e indicava lì la causa della nostra babele. Inoltre invitava l’egoismo immenso di Narciso “a morte”, gli rompeva lo specchio e lo mandava a lavorare: alla fine sarebbe stato felice.
Va bene tutto, non basta a tirarsi fuori dai guai, dalla mortifera staticità della nostra esistenza quotidiana. Il pericolo è di andare a caccia di colpevoli e di evitare, ad ogni costo, di avere colpe, tutti, per quote diverse, di questa catastrofe umana annunciata, la quale si potrà involvere sotto forma di guerra mondiale oppure di graduale e centenaria decadenza con perdita di parti vitali ogni giorno, la mattina si lascia la vista, il pomeriggio si cammina male e la sera si è angosciati per la paura di un ictus in arrivo.
Voglio dire al teologo che l’analisi Ă© apprezzabile, magari piĂą che giusta, alla fine rimaniamo intatti nella nostra teorizzazione. E’ assente la vista dell’agire su basi pensanti, non si avanza oltre la denuncia, si garantiscono e si indicano molte cause del deterioramento umano, non si accenna a una modalitĂ  concreta di uscita. Ci si esercita a rispondere neppure sotto esame e dunque senza nessuna sanzione, garantendo, infine, l’immobilitĂ . Desideriamo denunciare il nostro stare al mondo negativamente e non prepariamo nulla per scollinare su valli positive.
Forse desideriamo andarcene così, con la garanzia del lamento, con la certezza del non poterci fare nulla. E a me pare la peggiore condizione esistenziale, tutto compreso.