[P]osava contro il cielo terso della toscana, abbracciato a candidi e lievi fiori di marmo. Gigi Guadagnucci, scultore vissuto tra la Francia e la Toscana, si è spento ora, all’età di 98 anni, nella sua casa sulla collina di Castagnetola, dove era nato il 15 aprile 1915, Autodidatta, aveva imparato a lavorare il marmo nei laboratori della zona e, consolidate le basi tecniche e la perfetta conoscenza della materia, era partito per la Francia, con l’idea di affrontare un percorso stilistico di maturazione, nel Paese che, prima delle due guerre, era realtà epicentrica dell’innovazione artistica.
Fin da bambino, seguendo le orme dei fratelli maggiori, impara a lavorare il marmo, frequentando i laboratori di scultura e maturando cosi una precoce esperienza. Nel 1936 si stabilisce in Francia, a Grenoble, dove mette a frutto quello che ha imparato, dedicandosi alla scultura. Lavora con Gilioli e si dedica, da autodidatta, allo studio della storia dell’arte e al disegno.La guerra interrompe, almeno in parte, la sua formazione artistica. Il servizio prestato nella Legione Straniera e poi l’attività nella Resistenza lo impegnano su un terreno diverso e tuttavia facilitano il suo inserimento nella società francese. Finita la guerra e dopo un breve soggiorno in Italia, durante il quale allestisce comunque, a Firenze, alla Casa di Dante, la sua prima mostra di disegni, ritorna in Francia e si stabilisce, nel 1953, a Parigi.Frequenta la comunità degli artisti e il contatto con gli ambienti culturali più aggiorna-ti favorisce la sua maturazione. La straordinaria manualità e la grande conoscenza della materia si concretizzano tuttavia in una visione artistica e in una concezione: un’idea della scultura che per sottrarsi alla tentazione del-le mode, guarda alla tradizione, all’esempio dei classici.
Quando alla fine degli anni Cinquanta espone per la prima volta le sue sculture, per molti è una felice scoperta. Da lì a poco ottiene così i primi riconoscimenti pubblici e quando, nel 1964, Pierre Courthion gli dedica un magnifico saggio su “XXème Siècle”, esprime un apprezzamento ormai molto diffuso. A partire dagli anni Sessanta la presenza di Guadagnucci alle principali manifestazioni di scultura contemporanea è ormai ricorrente. Le rassegne Jeune Sculpture, Salon de Mal, Comparations, Réalltés Nouvelles, Grands et Jeunes d’aujourd’hui, Art Sacré, Biennale de Menton, Biennale di Carrara, Quadriennale di Roma, lo vedono, in alcuni casi ripetutamente, fra i protagonisti. Nello stesso periodo esegue sculture monumentali in molte città francesi ed in partico-lare a Créteil, Tours, Marseile, Corneil-le-en-Parisis, Cannes, Draveil, Isle-sur–Sorgue, Frévent, Albenville, Thonon-les-Bains, Strasbourg, Bruay-en-Artois, Greno-ble, dove, in occasione dei Giochi Olimpici In-vernali, partecipa al Primo Simposio Francese di Scultura, ed infine a Montecarlo.
Dalla metà degli anni Settanta era tornato a vivere a Massa, vicino alle cave dove sceglieva i marmi per le sue sculture, pur continuando periodicamente a frequentare il suo vecchio studio di Montparnasse.
Fra le sue ultime realizzazioni sono da ricordare le sculture installate nel palazzo del sultano del Brunei, all’Hilton di Tokio, nel Palazzo Ducale ed in quello Comunale a Massa. Con la sensibilità di sempre, attivo e vigoroso nonostante l’età, ha continuato a scolpire il marmo. Lavorava sia in piccola che grande dimensione prediligendo i marmi statuari che meglio si prestano ad essere svuotati fino ai minimi spessori, fino al-la trasparenza. Negli anni Novanta si era dedicato alla realizzazione di gioielli, veri capolavori dell’arte orafa, che riprendono le grandi opere in marmo: sculture da indossare.
A 98 anni muore Guadagnucci, scolpì nuvole di marmo
Una vita tra Parigi e la Toscana, grandi monumenti in Francia e opere per il Brunei e Tokyo. Lavorava il marmo fino alla massima leggerezza e, dagli anni Novanta, aveva iniziato a realizzare i gioielli della linea "sculture da indossare"