I cerchi nei campi ci sono davvero. Senza trucchi. Guardate cosa succede se si scava in uno di essi. Archeologi al lavoro

Alcuni vedono nei cerchi nel grano tracce di civiltà extraterrestri, mentre altri credono siano opere di fanatici. Tuttavia, una teoria suggerisce che essi siano legati a tombe antiche, dove le pietre sotterranee influenzano la crescita delle piante, creando i cerchi. Recenti scavi in Inghilterra hanno rivelato che alcuni cerchi nel grano coincidono con tumuli funerari dell'Età del Bronzo.

  · 

Per alcuni sono segno delle incursioni di civiltà extraterrestri, che lì lasciano impronta di sé “parcheggiando” le loro astronavi circolari nei campi e andandosene, poi, come sono arrivati; per altri sono semplicemente imbrogli messi a segno dai gruppi che credono fermamente alla presenza degli extraterrestri nella nostra dimensione e che, per autosuggestione e suggestione, entrerebbero nei campi per disegnare “impronte tecnologiche extraterrestri – calpestando su terreno, quei cerchi”.

Ma probabilmente la verità potrebbe, in alcuni casi stare a metà. Può essere vero che i cerchi si disegnino senza che nessuna persona intervenga, ma essi non dipenderebbero da civiltà aliene, quanto dai nostri “fantasmi”.

Per fantasmi intendiamo, con una certa coloritura letteraria, gli antenati umani e soprattutto le loro tombe. Basta andare nell’Italia centrale per vedere i giganteschi complessi tombali circolari. E tanti se ne trovano in tutta Europa, ma anche – cultura dei nativi – negli Stati uniti. Originariamente erano ordinati mucchi di pietre e terreno, che creavano collinette, che avevano la funzione di segnare la sepoltura e di farlo monumentalmente.

Tanto sforzo, con il lavoro della realizzazione della tomba, segnava il dolore della perdita e rendeva onore alle virtù dei defunti. Con la diffusione dell’agricoltura, quelle collinette circolari furono di fatto spianate, dagli agricoltori, ma restarono i segni dei fossati riempiti di pietre e le pietre stesse utilizzate per le basi della sepoltura. In punti in cui esistono muri sotterranei o accumuli di pietre presentano stati vegetativi più stentati perché le radici hanno meno spazio per potersi espandere e perché le pietre, quando in sole è moto forte tendono a surriscaldarsi. Piante meno ricche di liquidi e sottoposte allo stesso del calore possono morire e affllosciarsi proprio sul cerchio di pietre. Ed ecco i cerchi nel grano.

Uno di questi “misteriosi cerchi” è stato oggetto dello scavo sistematico da parte di archeologi inglesi dell Archaeology South-East. Siamo di fronte ai resti di un tumulo funerario dell’Età del Bronzo.

“Questa contenitore era in un gruppo di ceramiche della prima età del bronzo, trovati nella fossa centrale di un cerchio nell’Essex. La ceramica, sebbene sottilmente diversa per dimensioni e decorazione, è abbastanza simile nel tessuto e nello stile da suggerire che potrebbe essere opera di un singolo ceramista. Di solito, i grossi cerchi contenevano una sepoltura e il posizionamento dei vasi suggerisce che uno scheletro poteva essere presente su un lato della fossa, ma nessun osso umano è sopravvissuto”. Può darsi che il terreno sia stato disturbato durante successivi lavori agricoli – nel momento in cui il monticello venne appiattito – e che lo scheletro e i vasi con eventuali resti cremati sia stato recuperato. Gli archeologi non escludono che questa grossa tomba potesse aver avuto la funzione di cenotafio, cioè un monumento funebre commemorativo che si realizza quando il corpo del defunto è stato sepolto in un luogo distante o il cadavere è disperso

Quando sono stati scoperti in situ, uno dei vasi era ancora intatto, ma tre sembravano essere stati deliberatamente schiacciati forse come parte di un rituale di sepoltura. Grazie allo straordinario lavoro di conservazione svolto sui vasi, tutti e quattro sono stati messi insieme.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa