Vedo nudo. Furini (1603-1646), il prete sensuale che dipingeva sante, eroine, donne tutte senza veli. Video

Le sue rappresentazioni bibliche e mitologiche, sempre popolate da belle donne senza veli, d'elegantissima sensuale postura, erano amatissime, poichè i soggetti della religione e della storia erano un pretesto per cantare incondizionatamente la bellezza del corpo femminile. Con una delicata applicazione di sfumato e una tavolozza contrapponeva spesso il bruno al blu smaltato, la sua pittura è diventata una vibrante esplorazione dell'ideale del nudo

Francesco Furini (Firenze, 1603-1646), iniziò la sua formazione con il padre Filippo, detto Pippo Sciamerone. Poi fu allievo di Matteo Rosselli. Alcuni critici dicono che fu anche influenzato da Domenico Passignano e da Giovanni Bilivert. Suoi compagni presso la bottega del Rosselli furono Lorenzo Lippi, Baldassare Franceschini e l’amico Giovanni da San Giovanni, con il quale condivise un sodalizio povero e avventuroso.[1]
Nel 1619 si recò una prima volta a Roma dove subì l’influenza di Caravaggio e dei suoi allievi. Tornò poi a Firenze, immatricolandosi nell’Accademia dei pittori dove tra i suoi committenti ed estimatori vi fu Galileo Galilei. Lavorò anche agli affreschi di Palazzo Pitti. Le sue rappresentazioni bibliche e mitologiche, sempre popolate da belle donne senza veli, d’elegantissima sensuale postura, erano amatissime, poichè i soggetti della religione e della storia erano un pretesto per cantare incondizionatamente la bellezza del corpo femminile. Con una delicata applicazione di sfumato e una tavolozza contrapponeva spesso il bruno al blu smaltato, la pittura di Furini è diventata una vibrante esplorazione dell’ideale del nudo, con riaccostamento alle figure del Manierisno e il rifiuto del realismo caravaggesco.  La sensualità esplicita delle sue opere non gli ha impedito di diventare sacerdote e priore di San Ansano Mugello nel 1633.
 

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Redazione
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