Nel mito di Venere che blocca Marte, evitando che il bellicoso amante riparta per qualche terribile e devastante impresa, esiste, in nuce, anche nella pittura antica, un’esortazione che i figli dei fiori avremmo trasposto nella frase “Non fate la guerra, fate l’amore”. Come dire che l’eterna struttura antropologica non muta, se non attraverso minuscole varianti linguistiche. Nel Rinascimento Italiano – come in Botticelli – troviamo scene di riposo appagato dei due amanti – dopo quello che i poeti dell’epoca definivano il dolce fatto d’arme -: mentre lei è mollemente abbandonata, ma sveglia, Marte, dopo aver fatto l’amore, è precipitato in un sonno profondo, anche grazie al suono del piccolo satiro, che sembra svegliarlo, ma in realtà, gli induce una dispersione panica, per completare l’azione svolta da Venere. E affinchè il sonno della guerra sia il più lungo possibile.
Il soggetto, in Van Loo, si fa ancora più esplicito. Venere e Marte sono spogliati da ogni orpello – restano solo i gioielli regali sulla testa di lei – e Venere trova immediatamente il modo per richiamare attenzioni per sè e a placare l’anima dell’amato. E se pur il soggetto ci raccontasse di Davide e Betsabea, il discorso non muta. L’autore di questo splendido dipinto è Jacob van Loo (1614 – 26 novembre 1670) pittore dell’età dell’oro olandese, principalmente attivo ad Amsterdam e, dopo il 1660, a Parigi. Van Loo era apprezzato per i suoi gruppi di conversazione; in particolare per le sue scene mitologiche e bibliche, dalle quali faceva emergere la qualità dei suoi nudi, al punto che, in particolare le sue figure femminili, erano considerate superiori e più popolari di quelle del suo contemporaneo e concorrente Rembrandt. Nel 1663, tre anni dopo essere fuggito a Parigi, Jacob van Loo fu accettato nell’Académie royale de peinture et de sculpture . Sebbene il padre dipingesse anche lui, Jacob sarebbe stato per sempre considerato il fondatore della famiglia di pittori Van Loo; una dinastia che fu influente nella pittura francese ed europea dal 17° al 19 ° secolo. Nel breve filmato: Danae la prostituta che si fa bagnare dalla pioggia d’oro di Giove, Tra le scene di nudo brevemente presentate nel filmato, Ariadne a seno scoperto, un baccanale, scenette d’erotismo casalingo e le adepte di Diana prima d’essere scoperte da Atteone.
Van Loo (1614-1670): "Fate l'amore, non fate la guerra". La mossa infallibile di Venere su Marte. Video
Nel Rinascimento Italiano - come in Botticelli - troviamo invece scene di riposo appagato dei due amanti - dopo quello che i poeti dell'epoca definivano il dolce fatto d'arme -: mentre lei è mollemente abbandonata, ma sveglia, Marte, dopo aver fatto l'amore, è precipitato in un sonno profondo, anche grazie al suono del piccolo satiro, che sembra svegliarlo, ma in realtà, gli induce una dispersione panica, per completare l'azione svolta da Venere. E affinchè il sonno della guerra sia il più lungo possibile.