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Archeologia a colpo d’occhio. Trovata in uno strato romano. Cos’è, chi rappresenta, di cosa è fatta. Rispondono gli archeologi


L’archeologa Nathalie Cohen mostra il reperto © National Trust Images/James Dobson

Lo scavo di un sito medievale a Smallhythe Place (Kent, Inghiterra), un tempo utilizzato per le costruzioni navali, ha portato gli archeologi inglesi, a un livello stratigrafico inferiore nel quale hanno trovato anche prove di un precedente insediamento romano. Nell’ambito della scoperta, tra i reperti provenienti da un insediamento romano attivo tra il I e ​​il III secolo figura anche la testa di una statuina del dio Mercurio, realizzata in argilla da pipa, che gli esperti ritengono “incredibilmente rara”. Un’argilla chiara, così chiamata perché, dopo l’arrivo del tabacco, sarebbe state utilizzata, grazie alla sua resistenza, per la realizzazione di pipe. In precedenza essa era impiegata nell’ambito della produzione di ceramiche resistenti e di statuette devozionali, con centri di produzione nell’attuale Francia, da dove – con elevata probabilità – fu importata anche questa immagine tridimensionale della divinità romana.

Com’è possibile da una testina riconoscere l’identità di questo personaggio dell’Olimpo? E’ semplice: dal cappello alato. Il cappello è un petaso, uno dei copricapi diffusi nella Grecia antica, caratterizzato da falde larghe realizzate per proteggere soprattutto contadini e viaggiatori, dalla pioggia e dal sole. Mercurio, rapido viaggiatore e messaggero degli dei, ne indossava uno con dotazione divina: le ali.

“Mercurio era considerato – tra le numerose capacità che egli aveva – dio del commercio e del successo finanziario, ma sebbene sia il dio più comune per le statuette in metallo, gli esempi di pipeclay sono estremamente rari, con meno di dieci finora rinvenuti nella Britannia romana. – spiegano gli studiosi del National Trust britannico – La religione era una parte centrale della vita quotidiana nella maggior parte delle province romane, e le statue e le figurine portatili di divinità come quella scoperta a Smallhythe erano venerate sia dall’élite romana che dai comuni cittadini nelle loro case. Le figurine di pipeclay erano realizzate con argille locali della Gallia centrale (l’odierna Francia) e della regione del Reno-Mosella e venivano importate, tuttavia la maggior parte delle figurine di pipeclay trovate in Gran Bretagna rappresentano divinità femminili, la maggior parte delle quali rappresentano Venere”.

“Questa statuetta completa probabilmente raffigurava Mercurio in piedi, drappeggiato con una clamide (un corto mantello), o nudo, con in mano un caduceo (un bastone con due serpenti intrecciati). – prosegue il National Trust – In Gran Bretagna si conoscono poche teste di pipeclay, alcune delle quali potrebbero essere state offerte votive. Reperti come questo a Smallhythe forniscono una visione estremamente preziosa delle credenze e delle pratiche religiose delle popolazioni culturalmente miste delle province romane

Il finanziamento per gli scavi a Smallhythe Place è stato generosamente fornito dal Fondo di ricerca romana del National Trust, dal Robert Kiln Fund, dalla Society of Antiquaries, dal Royal Archaeological Institute e dal William and Edith Oldham Charitable Trust.
La testa di Mercurio insieme ad altri reperti provenienti dagli scavi saranno esposti dal 28 febbraio a Smallhythe Place.

Smallhythe si trovava su un ramo dell’estuario del Rother e nel XV secolo era un attivo porto di costruzione navale, prima dell’insabbiamento e del prosciugamento delle paludi di Romney. Le banchine e i magazzini della piccola Hythe furono distrutti in un incendio nel 1514 e non furono mai ricostruiti. L’area di Smallhythe si trovava ancora sulla costa, in epoca romana. A quel tempo (dal I al III secolo d.C.) esistevano già un importante porto da cui presumibilmente venivano spediti legname e ferro verso il continente, e un piccolo insediamento, in cui sono stati trovati mattoni romani e la statuetta di terracotta di Mercurio.