di Elena Charlotte Rainelli
Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; il camminare assorto nella luce del tramonto, a Gargnano, accompagna alla scoperta di tocchi di pennello che definiscono lo spazio limpido, di particolarità che sottolineano l’incanto di questa frazione di paese del “Garda”.
Davanti a me un dipinto di pescatori, un mosaico vivo di tasselli colorati che definiscono la singola figura maschile intenta a svolgere con precisione il mestiere. L’ accurata ricerca della semplificazione delle forme, tra lievi contrasti di toni chiari e scuri trasmette una visione autentica dell’artista della vita quotidiana che osservava e che amava dipingere.
Eccomi in via Gamberera al civico 13. Sorprendente scoperta, una piccola galleria d’arte ricavata da un vecchio garage e li che accoglie i turisti lei, la musa del pittore Giambattista Terzi.
Negli occhi lucenti di Armida è facile leggere l’incontro fatato ed armonico giovanile con l’artista gargnanese. Il pittore scendeva la scala di sinistra di “Villa Fania”, dove prendeva lezioni private dall’architetto Besana e lei percorreva la scala per presentarsi nel nuovo posto lavorativo e inevitabile fu lo scontro tra i due. Tele di rotoli caddero dalla braccia del giovane artista e i suoi occhi azzurri furono ciò che vidi negli occhi di Armida. Come non cogliere quella storia d’amore entrando in quella galleria d’arte voluta da lei per ricordare la passione artistica del marito. Si respirava l’aria dello studio Terzi, ubicato al tempo di fronte alla chiesa di San Francesco in Gargnano. E si vede chiaramente la scritta “entrata libera”,in italiano e in tedesco, scritta che un giorno condusse la dolce ”Musa” ad entrarci. Si sentono le parole di lui, l’uomo più felice del mondo che realizza un desiderio come se fosse la notte di San Lorenzo, pennelli che volano sullo sfondo di quadri che prendono forma con sfondi luminosi che inondano il Baldo e l’espressionismo delle onde del lago che lo bagnano. Lei era la musa, senza la quale nasceva la malinconia, cresceva la nebbia nella sua mente, esauriva le idee ed arrivava a distruggere le sue opere d’arte.
Nato nel 1926 cresciuto in un abitazione di pescatori sulla riva del lago a Villa di Gargnano, figlio unico, il pittore viveva con la famiglia e lo zio Bortolo antiquario per passione. Nella casa una grande cucina e il fuoco sempre acceso riscaldava le serate, e l’appuntamento in casa Terzi del giovedì sera con la musica, curava l’armonia familiare. Giambattista, amante della pittura in giovane età prese lezioni di disegno a pochi passi da casa presso l’architetto Besana, dopo la scomparsa divenne autodidatta. Poco più che adolescente si abbandona alla pittura per risollevarsi dai momenti tragici che aveva attraversato durante la guerra per lui lunga e tragica,e ha la necessità di rivolgersi alla pittura quasi per risollevarsi; come per tutti gli autori che partono da autodidatti, la realtà, la verità del narrato,appaiono come l’obiettivo fondamentale. I suoi quadri parlano di storie quotidiane che lui viveva: narrazioni che parlano di barche, di vele, di pesca, di casolari dai tetti rossi sul verde intenso degli ulivi e di case agglomerate che si affacciano sul lago visibili solo percorrendo le vie della pesca.
All’interno della galleria, voluta dalla moglie Armida, le pareti parlano dei molteplici modi stilistici: dalle lievi pennellate color pastello ad acquarello quasi invisibili tra barche a vela ed onde del lago quasi illeggibili, al passaggio di cromie di colori vibranti al ritmo della musica di Wagner, che il pittore Giambattista Terzi ascoltava per dipingere le sue onde, fino alla creazione d’ architetture paesaggistiche della vegetazione tipica del litorale del Garda. Scrupolosa è la ricerca continua di dipingere l’acqua senza trasparenze banali.
I riflessi dell’acqua sempre in movimento si modificano continuamente per effetto delle variazioni atmosferiche. Le pennellate frammezzate e frementi illuminano le onde da bagliori bianchi, il vento trema l’immagine riflessa con chiazze oleose e chiarori bluastri acuti. Una ricerca accurata dello studio naturale dell’onda fatta dal pittore accompagnato dalla moglie Armida nei viaggi in Bretagna.
Nel 1989 dipinge “Mare di Bretagna” dove comunica una visione più misteriosa della natura, una risposta pittorica alla straordinaria variazione atmosferica marina.
Nella superficie del quadro Terzi è riuscito a rendere la potenza del mare, mosso da immensi cavalloni spumeggianti, in una stupenda intonazione di grigio azzurri. Opera amata da Armida ed esposta in galleria presso “La Baia d’oro” di Villa di Gargnano. Il quadro ricorda il “Mare in burrasca” di Giovanni Fattori dipinto tra il 1895 e il 1900, ora conservata nella Galleria Nazionale d’arte Moderna di Firenze.
Armida, musa ispiratrice del pittore Giambattista Terzi, il cantore dell'Alto Garda
Il pittore scendeva la scala di sinistra di “Villa Fania”, dove prendeva lezioni private dall'architetto Besana e lei percorreva la scala per presentarsi nel nuovo posto lavorativo e inevitabile fu lo scontro tra i due. Tele di rotoli caddero dalla braccia del giovane artista e i suoi occhi azzurri furono ciò che vidi negli occhi di Armida. Come non cogliere quella storia d'amore entrando in quella galleria d'arte voluta da lei per ricordare la passione artistica del marito. Si respirava l'aria dello studio Terzi, ubicato al tempo di fronte alla chiesa di San Francesco in Gargnano. E si vede chiaramente la scritta "entrata libera",in italiano e in tedesco, scritta che un giorno condusse la dolce ”Musa” ad entrarci