Ecco quello che non vorremmo che mai ci accadesse in un museo. Cadute o scivolate che ci portano, come in un incubo, a sfondare un quadro o a mandare in frantumi un antico e prezioso vaso Ming. Ma qui dobbiamo chiederci se una pur importante testimonianza umana valga più della caduta di un piccolo uomo o di una piccola donna. Senza scene. Senza pene. Che idiozia la civiltà dei musei
Ha trascorso una settimana rinchiuso in un macigno, all'interno del quale un utensile a controllo numerico aveva perfettamente scavato l'ingombro del suo corpo. L'unica possibilità di un minimo movimento era consentito alle dita dei piedi, che potevano contare sul vuoto tra la pelle delle scarpe e il piede. Questa performance è avvenuta al Palais de Tokyo di Parigi. Il protagonista è Abraham Poincheval, 1972, che ha improntato il proprio lavoro alla dimensione claustrofobica dello "stare dentro". Per noi tutti una sensazione orribile, insopportabile. Ma lui è davvero allenato. E racconta di non aver mai avuto un minuto di angoscia, mai un pensiero costretto, mai la reazione di soffocamento o di prigionia
La prima indagine di “Dark Pool” parte dal volere fare esperienza corporeamente, facendo agire alcuni attori, del come possa essere vissuta ed esperita quella che oramai da qualche tempo chiamiamo società “fluida” per come l’ha analizzata e definita benissimo Zygmunt Bauman.
Le foto, stampate su acetato e scattate da un oblò al bordo di una piscina, contengono immagini prese a filo d’acqua così da riprendere le due metà del corpo sopra e sotto il liquido, per esaltare le minime differenze del movimento, che passa dal tepore dell’acqua calda al fresco dell’aria costantemente
Si ritenne che quell'immagine fosse violenta e eloquente, nella sua carnalità, nella sua fisicità che non rimaneva all'esterno del frame, ma che vorticava al centro del fotogramma. Disdicevole per bambine che qui venivano idealmente formate alla moschettiera
L'artista, finalista del Premio Nocivelli: "Ho lavorato il marmo venatino sfaccettandolo, seguendo le sue inclinazioni e l’ho assecondato senza modificare l’impronta che la Natura aveva voluto dargli. Volevo impostare la scultura partendo da ciò che stavo disegnano su carta in quel momento. Ho successivamente creato un supporto che avesse una relazione con il blocco di marmo e che lo completasse, il tavolo. E’ costituito da legno truciolato industriale e ho scelto questo materiale perché ricordasse la massa frammentaria di polvere, schegge e detriti formatasi dopo il Big Bang, il momento della Genesi"
Inserire il nudo in cornici eloquenti, come quelle della Francia antica o in sontuose scenografie di palazzi. O laddove la natura eccede. Lusso calma e voluttà dominano le fotografie di Sonia Sieff (27 settembre 1979, Parigi), in mostra nella capitale francese ad A. exposition. Figlia d'arte - il padre è il noto fotografo di nudo e di moda, - Jeanloup Sieff - dopo voler voluto diventare scrittrice, Sonia inizia con la fotografia all'età di sedici anni anni. Inizia a girare il mondo e, nel frattempo, diventa redattore fotografico per il Journal of Polar. Svolge reportage e produce ritratti, a contatto con grandi maestri della fotografia. Oggi collabora con Vogue, Figaro, Telegraph e molte riviste internazionali, e opera anche nel campo del cortometraggio. Ha scritto, con la madre, un libro sull'opera del proprio padre
La compagnia aerea alla quale s'era rivolto non aveva carenze d'organico nel campo degli steward, ma un posto vacante nell'unità fotografica tecnica. O'Neill accettò il nuovo lavoro, integrando la formazione tecnica con un'apertura artistica al mezzo fotografico. Capì immediatamente che con una macchina in mano avrebbe potuto fotografare personaggi di rilievo al terminal dell'aeroporto. Si licenziò dalla compagnia aerea e si diede al fotogiornalismo, con alcune incursioni nella fotografia artistica.
Le nature morte avevano una funzione che, al di là degli aspetti decorativi, era collegata al richiamo della prosperità sulla casa nelle quale fossero esposte. Le immagini-agenti più diffuse e dotate di potenza erano - e sono - quelle con soggetto religioso, poiché costituiscono una protezione per l'ambiente in cui sono collocate e per chi le osserva. Il caso del triangolo Abracadabrax
Galeazzo Sanvitale ritratto da Parmigianino regge nel guanto una medaglia sulla quale appare la cifra 72 che, secondo la Cabala, rappresenta il nome intero del Creatore. Un oggetto magico a cui chiedere protezione
Le cellule cerebrali riconoscono un oggetto solo se guardato da un singolo punto di vista. Ecco perché il nostro cervello va in tilt davanti ad un quadro cubista, che dev’essere reinterpretato in modo soggettivo nella successione temporale