Tommaso giunse come un turbine dalla campagna Sconcertò con il suo realismo il mondo gotico. Agli Uffizi un percorso sulla “rivoluzione del vero”
James Beck polemizza con i “ricostruttori” in nome della leggibilità ad ogni costo e propone, in alternativa, facsimili virtuali - “In realtà” osserva Andrea Galeazzi “non è l’intervento in sé che viene escluso, ma si mette in discussione il principio che un’idea generica di leggibilità possa essere la motivazione dell’intervento stesso - “Il problema è di base: manca, in Italia, una comune cultura del restauro, ed il modo di rapportarsi al patrimonio artistico rimane un dilemma insoluto”
Il mistero del “San Giovanni Battista” del Museo Lia: fu opera del maestro o degli epigoni? - Dopo anni di dibattiti attributivi, raggiunta una conclusione importante: “E’ evidente” dice Angelo Tartuferi “che dietro il dipinto c’è la mente del maestro. Il lavoro è stato eseguito con la migliore costruzione prospettica possibile per quei tempi, e l’unico in grado di ideare una costruzione simile, all’epoca, era Giotto”.
Come immaginare i grandi centri urbani, dopo la tragedia delle Torri gemelle? Si intuisce il bisogno di riqualificarne lo spazio antropologico, di ripensarli non solo come luogo di attraversamenti ma come laboratori d’invenzione e simulazioni della realtà, come collage di culture e segmentazioni - Agli artisti il compito di modellare città non razionali, non cartesiane, né organiche o naturali, che riconsegnino allo sguardo una dimensione evocante miti e ricordi, per l'epifania di un mondo che rifletta i nostri desideri
La storia della natura morta moderna, al centro di una mostra allestita a Bologna, consente di notare i mutamenti del modo di osservare la realtà a partire dalla seconda metà dell’Ottocento - Dalle visioni totalizzanti del cubismo alla metafisica di Morandi, passando per il “dinamismo” futurista e giungendo all’iperrealismo - Ogni opera è un segmento della riforma percettiva avvenuta nei due secoli del più radicale mutamento antropologi.
Il dipinto, esposto in questo periodo al Musée du Luxembourg, divide il Comitato scientifico della mostra - Il Presidente, Pierluigi De Vecchi, dichiara a Stile di non essere “del tutto convinto dell’attribuzione a Raffaello del quadro, anche ora che ho potuto osservarlo dopo il recente restauro” - Ma il Commissario dell’evento parigino, Claudio Strinati, ribatte: “La mia impressione è che l’opera appartenga all’Urbinate. Dalla pulitura è emersa molto bene la tessitura della luce, una luce limpidissima che, a mio avviso, ha una matrice spiccatamente raffaellesca”.
La mostra in programma a Milano, Palazzo Reale, evidenzia il ruolo-chiave assunto dal movimento nella storia dell’arte, illustrandone origini, ascendenze e sviluppi, lungo le due linee interpretative fondamentali: quella “materico-iterativa”, propugnata da Boccioni, e quella “crono-fotografica”, che fa capo a Balla.
Inizia da questo numero, dalle pagine della nostra rivista, una serie di confronti tra arte e moda. Capolavori della pittura di ogni tempo verranno “riletti” specularmente alle creazioni di uno dei maggiori stilisti contemporanei, Ottavio Missoni; e con esse indagati, per ritrovare insieme affinità e rimandi cromatici e compositivi, di forma e di contenuto. Un’operazione di straordinario interesse, quella che proponiamo al lettore, un viaggio affascinante che s’arricchirà di continue scoperte, riconfermando una volta di più - se ce ne fosse bisogno - l’assoluta dignità artistica che assume la moda quando può avvalersi del talento e delle intuizioni di una “grande firma” del settore. E’ doveroso ricordare infine che la rubrica nasce grazie all’interesse e alla collaborazione di Ottavio Missoni, che ringraziamo per la cordiale disponibilità.
A San Severino Marche una mostra, curata da Paolucci, Sgarbi e del Poggetto, conduce alla scoperta di un artista che le cronache ci descrivono di indole buona e pacata e che Bernard Berenson definì “il più grande pittore delle Marche dopo Gentile da Fabriano” - La recente individuazione della vera data di morte - il 1501 - ha offerto lo spunto per celebrarne alla grande il cinquecentesimo anniversario - Uno stile autonomo, nato dalla reinterpretazione dei modelli suggeriti da Crivelli e Niccolò Alunno.
“Penso che ogni opera” afferma il grande collezionista “non debba essere interpretata quale oggetto singolo e indipendente, ma vada inserita in un preciso contesto, integrata con l’ambiente e lo spazio. Come nel Rinascimento, quando l’artista era insieme pittore, scultore ed architetto” - “Amo il Minimalismo perché cerca di coniugare la sapienza del fare ed un costante riferimento al pensiero alto della creazione” - “Rimpianti? Non aver capito in tempo il genio di Warhol e di Klein”.