La musica nell’arte

Monocorde – Raffaello, Pitagora e il suono dell'Universo

Nella Scuola di Atene uno strano simbolo assurge a emblema di Pitagora. Un segno capace, a detta del filosofo, di svelare “i segreti dell’universo”. Per Pitagora l’universo, assimilabile ad un monocorde, sarebbe costituito da un filo ininterrotto in grado di collegare la sfera celeste a quella terrestre, e ogni singola vibrazione di questo produrrebbe diversi effetti sulla realtà: emanazioni comprensibili solo a patto che si analizzino con scrupolo gli intervalli sonori del “monocorde terrestre”, inteso come strumento musicale, e si applichino le risultanze al “monocorde cosmico”.
Raffaello, Scuola di Atene, particolare
Raffaello, Scuola di Atene, particolare
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Sai cos'è l'impressionismo musicale? Il pomeriggio di un fauno di Debussy. Musica e danza. Il video

La musica narra le fantasie diurne di un fauno che, in un paesaggio bucolico, si diletta a suonare il flauto e ha un incontro amoroso con alcune ninfe. Di nuovo solo, il fauno riprende la sua melodia e cade in un sonno beato. Al di là delle considerazioni su "pennellate musicali" l'atmosfera rinvia, più intensamente, per gli echi misteriosi, com'è evidente dal brano e dal balletto, a un piano simbolista. E potrebbe essere avvicinato più a Gauguin che a Monet. Molto spesso le definizioni musicali non collimano perfettamente con il piano pittorico a cui si riferiscono
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Concerto futurista – Guarda e ascolta l'Arte dei rumori di Luigi Russolo

La prima esecuzione pubblica, 21 aprile 1914, teatro Dal Verme di Milano, è trionfale. Insulti, lancio di oggetti, sputi calci sberle, scazzottate furibonde, tra opposte fazioni. Spuntano bastoni. Facce insanguinate. Russolo, imperterrito, statuario, sacerdotale, dirige la sua “orchestra”. Ha cose più importanti da fare che ascoltare quanto avviene alle sue spalle. Sta inoltrandosi in un territorio sconosciuto. Avanza a colpi di dinamite. Officia. I suoi ventitré musicisti girano manovelle, abbassano leve, impugnano tubi, pallidi come durante una battaglia, sudati che nemmeno trasportassero un pianoforte
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Angela Corti, così farò suonare la scultura nel deserto

Il vento crea nel deserto rocce nude con forme acute e schegge taglienti, incise e lavorate dalle raffiche e dune di sabbia dette anche “sabbie che cantano” per il suono che il vento produce al suo passaggio. Le linee sinuose e grezze della scultura ricordano, da un lato la purezza della cresta delle dune, e nello stesso tempo, le rocce irregolari incise dal vento. Contrasti di linee e superfici. I fili metallici che tessono pietra, quasi a bloccare questo movimento, diventano a loro volta fili che vibrano, il sibilo del vento. E la pietra si trasforma in strumento musicale, che ricorda un’arpa o lo stesso Oud, definito dagli arabi “il sultano degli strumenti musicali”. La scultura è un’insieme di vibrazioni, segni, scalfitture, fratture, cuciture: è una danza elegante che tesse l’opera.
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Tutti i grandi pittori al servizio della musica

Dal 4 ottobre al 6 novembre alla Biblioteca Braidense una mostra che, partendo dalle celebrazioni di Verdi, espone le illustrazioni degli spartiti realizzate da artisti come Gustave Doré, Honoré Daumier, Henri Toulouse-Lautrec, Pierre Bonnard, René Magritte, Alfons Mucha, Pablo Picasso, Salvador Dalì, e dai futuristi Dottori, Balla e Boccioni
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