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Juliette Roche: avanguardista, pittrice e miliardaria. La storia, il video

Suo padre, Jules Roche, è stato un membro di spicco sia del gabinetto francese e che del mondo dell'arte d'avanguardia. Altri collegamenti forti al mondo dell'arte si sono manifestati nei suoi rapporti con la sua madrina, Elisabeth, la contessa Greffulhe, e con il figlioccio di suo padre, Jean Cocteau. Ha sposato Albert Gleizes, pittore e scrittore cubista, nel mese di settembre 1915. Roche ha collaborato con Duchamp nella preparazione della prima mostra della Società degli Artisti Indipendenti nel 1917, dove ha mostrato alcune opere ispirate Dada
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Dipingeva ritratti sulle uova. Così Fujita incantava Picasso

La moglie Youki, nelle sue memorie, tramandò anche il curioso aneddoto secondo il quale Fujita riusciva a vendere a tempo di record le uova di una bottega di rue Lepic sulle quali egli aveva realizzato un proprio minuscolo autoritratto. Dopo essersi assentato dalla Francia in occasione dei lunghi viaggi compiuti in America Latina, Cina e Giappone, vi fece ritorno definitivamente nel 1950, scegliendo, una volta ancora Montparnasse (dopo aver subito come molti altri artisti il fascino di Montmatre), e nel 1955 ottenne la nazionalità francese
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Igor Londero, viaggio fotografico tra i non-luoghi, dove l'umanità si è estinta

E' stato tra i finalisti del premio Nocivelli 2015, con l'opera che pubblichiamo qui di seguito, L'analisi compiuta dall'autore:"Il mio trittico è la sintesi di un progetto più ampio che, attraverso l'uso del linguaggio fotografico, vuole far riflettere sui contrasti percettivi tra interno ed esterno e sulle inevitabili connessioni tra l'essere umano e l'ambiente in cui abita. L'architettura popolare grigia, dall'aspetto imponente, sempre vista da lontano o di passaggio, ha l'aspetto di un limbo eterno, di un monumento un po' scomodo che forse a volte fingiamo di non vedere".
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12 milioni di euro per Mao firmato da Warhol. Perchè quel prezzo per una serigrafia ritoccata

E' una serigrafa integrata da interventi pittorici. Realizzata con un clichè di seta e ricavata da una fotografia tratta dal Libretto rosso, poi virata nei colori. Poi, questo sì, ottimamente integrata con il pennello intinto nell'acrilico. Se riguardasse un altro autore potremmo dire: serigrafia ritoccata a mano. Qui, invece, siamo di fronte a un ribaltamento della storia e dell'economia dell'arte. Non è il mezzo che conta. Anzi, il mezzo deve essere più rapido possibile; un insulto alla sofferenza della ricerca negli artisti europei di quegli anni
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Da dove deriva il nome del bikini? Ricordiamolo con Bettie Page. Il video

Lunga oscurità, quindi ecco il grande ritorno novecentesco. Fu un francese, il sarto Louis Réard, a ridisegnarlo, nel 1946, a guerra finita, con tanta voglia di ripartire e di cancellare la guerra. Ma qualcosa di atomico e di esplosivo restò nel nome: Bikini. Bikini è un atollo sul quale si svolgevano esperimenti nucleari. Nessun modella, però, accettò di posare inizialmente con il vecchio-nuovo costume; il sarto fu così costretto ad ingaggiare una spogliarellista. Il grande sospetto Il due fu sdoganato, a suon di film e canzoni a bettie 
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Pablo Picasso e l'Italia – Come cambiò la sua pittura dopo esser stato a Roma e a Pompei. Le mostre

Naturalmente il soggiorno romano e, in particolare, un sopralluogo a Pompei, scatenano una serie di emozioni, poi tradotte in pittura. Pablo avverte che le forme frammentate e appiattite del cubismo sintetico sono destinate a volgere verso il decorativo: adotta allora l’antidoto di un linguaggio ispirato alla classicità, funzionale alla creazione di immagini solide, corpose, monumentali.
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Giovanni Capelletti, quando il degrado diviene creatività e revisione del modo di guardare

Lo scultore è stato tra i finalisti del Premio Nocivelli 2016, con l'opera qui presentata. "Viviamo in un contesto edilizio di occasioni di speculazioni senza porsi richiamo ideologico, importante è fare. Ho sentito il bisogno di richiamare l'attenzione per questa piaga che ormai è diventata di normalità assuefatta".
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Perché è così importante Il Cavaliere azzurro di Kandinsky? Cosa rappresenta?

Siamo nel 1903. Vasilij Kandinskij dipinge, su una tela, 55×60 cm, utilizzando un medium tradizionale come l'olio, il Cavaliere azzurro, Der Blaue Reiter, in tedesco. All'opera si riconosce il valore di una svolta concettuale ed ideologica notevolissima.Dobbiamo pensare alla pittura dominante, in quegli anni per capire come la lancia del cavaliere frantumi le convenzioni. E contro a chi potremmo pensare sia concettualmente diretta quest'arma? Da un lato all'Impressionismo - l'istante, la cronaca, la natura fremente, il mondo che scivola sulla linea inesorabile del tempo - dall'altro all'arte accademica, che è pittura di grandi eloquenze e di elevate rifiniture. Ma attorno a queste visioni galoppano, ormai da qualche anno, nuovi fenomeni di contestazione del vero fotografico
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Depero, il mago che precedette Warhol. Capiscilo subito, poi approfondisci

Futuristicamente irrequieto, attraverso, come si è visto, cospicue presenze in esposizioni, in dibattiti, in uscite pubblicitarie, Depero espande in Italia e nel mondo la sua ottimistica e personalissima visione di una modernità a tinte forti e disegni semplificati, che fu proprio una delle icone più significative per la diffusione internazionale del Déco: la sua poliedrica attività, i suoi stessi soggiorni newyorkesi (visse tra il 1928 e il 1930 e poi ancora nella seconda metà degli anni quaranta nella metropoli per eccellenza, pulsante di luci, di macchine e folle cosmopolite), sono una testimonianza di questa profonda adesione a un immaginario di istantanea percezione, di enorme forza rappresentativa ed evocativa. La mostra alla Fondazione Magnani Rocca
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